La Commissione europea ha
adottato in data odierna un Pacchetto di revisione del processo decisionale per
l’autorizzazione degli organismi geneticamente modificati (OGM) sia come
alimenti, sia come mangimi.
Questa revisione deriva dagli
orientamenti politici presentati al Parlamento europeo nel luglio 2014, in base
ai quali la Commissione è stata eletta, e conferma l'esigenza di cambiamenti
che riflettano le opinioni del pubblico e consentano ai governi nazionali di
avere più voce in merito all'uso di OGM autorizzati a livello dell'UE destinati
all'alimentazione umana (alimenti) o animale (mangimi). L’Esecutivo dell’Ue
propone pertanto di modificare la legislazione in vigore al fine di conferire
agli Stati membri maggiore libertà di limitare o proibire l'uso di OGM
autorizzati a livello dell'UE negli alimenti o nei mangimi nel loro territorio.
Secondo quanto riportato nel
comunicato stampa della Commissione europea, il nuovo approccio proposto è
volto a raggiungere il giusto equilibrio tra il mantenimento del sistema di
autorizzazione dell'UE e la libertà di decisione degli Stati membri riguardo
all'uso degli OGM nel loro territorio. Data l'importanza cruciale di mantenere
un sistema unico di gestione del rischio al fine di garantire lo stesso livello
di protezione in tutta l'UE, non è modificato l'attuale sistema di
autorizzazione e non sono modificate le norme in materia di etichettatura che
garantiscono la libertà di scelta per il consumatore. La novità consiste nel
fatto che, una volta che un OGM è stato autorizzato per l'uso in Europa come
alimento o come mangime, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se
consentire o no che un determinato OGM venga usato nella loro catena alimentare
(misure di opt-out).
Gli Stati membri dovranno
giustificare la compatibilità delle loro misure di opt-out con la legislazione
dell'UE, compresi i principi che disciplinano il mercato interno, e con gli
obblighi internazionali dell'UE, di cui sono parte integrante gli obblighi
assunti dall'UE nell'ambito dell'OMC. Le misure di opt-out dovranno inoltre
essere fondate su motivi legittimi diversi da quelli valutati a livello dell'UE
(rischi per la salute umana o animale o per l'ambiente).
Questa proposta, insieme a quella
che consente agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione degli OGM,
è un “Cavallo di Troia”, che consentirà in pochi anni di aprire le porte ai
prodotti transgenici, in quanto, sarà vietata l’importazione di mangimi OGM, ma
non sarà vietata l’importazione della carne, delle uova, del latte, ecc.
ottenuti all’estero dall’utilizzazione di mangimi OGM e che saranno venduti nel
nostro Paese confondendoli con quelli prodotti da noi “OGM free”. Ecco allora che in questa situazione di “concorrenza
sleale” i nostri allevatori saranno svantaggiati e ben presto si lamenteranno
chiedendo anche loro di poter utilizzare gli OGM per l’alimentazione animale.
Se si vuole veramente che questa norma abbia la sua efficacia è necessario
intervenire sull’etichettatura dei derivati da mangimi OGM (carne, latte, uova,
ecc.), al fine di consentire al consumatore una scelta consapevole.