In un futuro ormai prossimo,
occorrerà operare una produzione di cibo locale e sostanzialmente naturale,
attenta al mantenimento della fertilità dei suoli (rotazioni, concimi organici,
ecc.) e al consumo di risorse non rinnovabili, senza quelle forzature imposte
dal mercato (primizie, colorazione dei frutti, assenza di difetti
estetici, ecc.). In un contesto di questo tipo, in cui l’”asimmetria
informativa” la farà da padrone sul mercato, fondamentale per la Gastronomia
del futuro sarà la certificazione del processo produttivo mediante l’adozione di
specifici “disciplinari di produzione” e specifica etichettatura,
al fine di consentire al consumatore una scelta consapevole. Più in generale,
dovranno essere riviste le norme in merito all’utilizzazione “ad libitum” di
fertilizzanti, di fitofarmaci, di medicinali e/o di altri presidi sanitari, che
tanto hanno contribuito a modificare l’assetto produttivo e ambientale del
territorio agricolo. In particolare, proprio al fine di ottenere la massima efficienza
nell’utilizzazione di mezzi tecnici che possono avere un certo impatto ambientale,
si auspica l’introduzione dell’agronomo/veterinario di campagna e il contingentamento
dei mezzi chimici impiegabili in agricoltura, poiché non è ipotizzabile che noi
affidiamo il pagamento delle nostre tasse ad un ragioniere o ad un
commercialista e, nello stesso tempo, affidiamo a chiunque la produzione del
nostro cibo, senza alcuna preoccupazione sulla sua professionalità, sulle
tecniche produttive utilizzate, sui mezzi tecnici impiegati e sulle modalità di
risoluzione di determinate problematiche.