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martedì 19 maggio 2015

Diciamo basta al sostegno delle esportazioni industriali in cambio di prodotti agricoli

- gli agricoltori operano in un mercato artefatto, non reale, dove qualche politico ha deciso che occorre sostenere l’industria e, pertanto, c’è bisogno di lavoratori, che, per forza, devono provenire dall’agricoltura;

- sostenere l’industria significa sostenere le esportazioni industriali;

- sostenere le esportazioni per un Paese significa avere dei prodotti competitivi, ma significa anche trovare delle merci di scambio, poichè molto spesso i Paesi importatori non hanno dollari o euro per pagare (nel dopoguerra la FIAT, poté esportare auto in Jugoslavia in cambio di acciaio);

- le uniche merci che certi Paesi riescono a fornire in cambio di prodotti industriali sono costituite da prodotti agroalimentari;

- questi Paesi, però non hanno le nostre regole produttive …….. fa niente basta abbassare le nostre al loro livello;

- in questa situazione per non far “incazzare” i nostri agricoltori, che non riescono certo ad essere competitivi con i costi di questi Paesi, i politici si inventano i contributi PAC (350-400 euro per ettaro che non fanno mai male);

- contributi PAC che vanno agli agricoltori, ma che, indirettamente, servono all’industria, in quanto se non ci fossero le importazioni come contropartita di prodotti agricoli, col cavolo che le industrie esporterebbero.

Allora, è necessario operare una “Eliminazione degli alimenti dagli accordi del WTO. Nessun Paese deve subire delle conseguenze, sulla base delle scelte agroalimentari di altri Paesi”……… se gli americani amano la carne agli ormoni …… potrò essere libero di non comprarla?

Non è possibile che negli ultimi 30 anni nel nostro Paese siano scomparse il 60% delle aziende agricole di collina e il 70% di quelle di montagna, per il sol fatto che non riescono a competere con il basso prezzo del prodotto di importazione, con tutte le conseguenze sull'assetto idrogeologico del territorio.

mercoledì 22 aprile 2015

Appunto n. 3 per la carta di Milano Expo - Pacchetto di revisione del processo decisionale per l’autorizzazione degli OGM sia come alimenti, sia come mangimi.

La Commissione europea ha adottato in data odierna un Pacchetto di revisione del processo decisionale per l’autorizzazione degli organismi geneticamente modificati (OGM) sia come alimenti, sia come mangimi.
Questa revisione deriva dagli orientamenti politici presentati al Parlamento europeo nel luglio 2014, in base ai quali la Commissione è stata eletta, e conferma l'esigenza di cambiamenti che riflettano le opinioni del pubblico e consentano ai governi nazionali di avere più voce in merito all'uso di OGM autorizzati a livello dell'UE destinati all'alimentazione umana (alimenti) o animale (mangimi). L’Esecutivo dell’Ue propone pertanto di modificare la legislazione in vigore al fine di conferire agli Stati membri maggiore libertà di limitare o proibire l'uso di OGM autorizzati a livello dell'UE negli alimenti o nei mangimi nel loro territorio.
Secondo quanto riportato nel comunicato stampa della Commissione europea, il nuovo approccio proposto è volto a raggiungere il giusto equilibrio tra il mantenimento del sistema di autorizzazione dell'UE e la libertà di decisione degli Stati membri riguardo all'uso degli OGM nel loro territorio. Data l'importanza cruciale di mantenere un sistema unico di gestione del rischio al fine di garantire lo stesso livello di protezione in tutta l'UE, non è modificato l'attuale sistema di autorizzazione e non sono modificate le norme in materia di etichettatura che garantiscono la libertà di scelta per il consumatore. La novità consiste nel fatto che, una volta che un OGM è stato autorizzato per l'uso in Europa come alimento o come mangime, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se consentire o no che un determinato OGM venga usato nella loro catena alimentare (misure di opt-out).
Gli Stati membri dovranno giustificare la compatibilità delle loro misure di opt-out con la legislazione dell'UE, compresi i principi che disciplinano il mercato interno, e con gli obblighi internazionali dell'UE, di cui sono parte integrante gli obblighi assunti dall'UE nell'ambito dell'OMC. Le misure di opt-out dovranno inoltre essere fondate su motivi legittimi diversi da quelli valutati a livello dell'UE (rischi per la salute umana o animale o per l'ambiente).


Questa proposta, insieme a quella che consente agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione degli OGM, è un “Cavallo di Troia”, che consentirà in pochi anni di aprire le porte ai prodotti transgenici, in quanto, sarà vietata l’importazione di mangimi OGM, ma non sarà vietata l’importazione della carne, delle uova, del latte, ecc. ottenuti all’estero dall’utilizzazione di mangimi OGM e che saranno venduti nel nostro Paese confondendoli con quelli prodotti da noi “OGM free”.  Ecco allora che in questa situazione di “concorrenza sleale” i nostri allevatori saranno svantaggiati e ben presto si lamenteranno chiedendo anche loro di poter utilizzare gli OGM per l’alimentazione animale. Se si vuole veramente che questa norma abbia la sua efficacia è necessario intervenire sull’etichettatura dei derivati da mangimi OGM (carne, latte, uova, ecc.), al fine di consentire al consumatore una scelta consapevole.