Il 12
giugno il Consiglio Europeo ha raggiunto un accordo politico sulla bozza di direttiva elaborata dalla Commissione nel 2010,
che prevede che ogni Stato membro possa limitare o vietare la coltivazione di piante OGM sul proprio territorio. La bozza di direttiva dovra' ora passare al vaglio
del Parlamento Europeo, e questo avverra' in autunno, sotto la presidenza
italiana. Ma la strada affinchè ogni Paese possa vietare la coltivazione di OGM
sul proprio territorio è ormai segnata.
La Direttiva prevede che l'approvazione
dei singoli OGM sara' gestita centralmente dalla Ue (attraverso una valutazione
tecnico-scientifica da parte dell'EFSA) ma i Paesi membri avranno ora la
possibilita' di vietare la coltivazione degli OGM sul loro territorio non solo
per motivi sanitari e/o ambientali – ancora difficili da dimostrare, poiché mancano
specifiche indagini epidemiologiche - ma anche per motivi socio-economici,
etici, di ordine pubblico, di politica agricola, ecc.
Ad una
attenta osservazione, e ad una analisi critica, di questa Direttiva ci si rende
conto che, forse, è un “Cavallo di Troia”, mediante il quale, con ogni
probabilità, le imprese detentrici dei brevetti sugli OGM riusciranno a “sfondare” questi divieti. In particolare, la
carta che le multinazionali del seme potranno giocare è quella delle importazioni
di OGM dall'estero per scopi mangimistici. Oggi l'Ue importa 32/35 milioni di
tonnellate di sola soia, impiegata soprattutto per alimentazione animale. E la
maggior parte di questa soia (quasi tutta quella che arriva da USA, Brasile ed
Argentina) e' geneticamente modificata. Come dire che quel che vietiamo dalla
porta (la coltivazione di OGM), entra dalla finestra mediante le importazioni e
finisce nei nostri piatti quando mangiamo “derivati da OGM”, ovvero carne,
latte, uova, ecc. (penalizzando la “soia non OGM” prodotta dai nostri
agricoltori). Prima o poi i nostri agricoltori si stancheranno di questa
situazione ingiusta e ipocrita e chiederanno, giustamente, di coltivare gli OGM…….tanto questi
entrano ugualmente.
Se vogliamo
evitare che tutto questo accada, occorrerà attuare specifiche strategie difensive:
-
dare la possibilità ai
Paesi che non vogliono coltivare OGM di bloccarne anche l'importazione, ma questo è reso impossibile dagli accordi del WTO;
-
etichettare i derivati da
OGM, al fine di consentire al consumatore una scelta consapevole.
La prima strategia non sarà
facile da applicare in sede WTO. Si possono prevedere ritorsioni commerciali da
parte di altri Paesi, USA in testa.
Più semplice appare la
possibilità di applicare la norma relativa all’etichettatura dei derivati, al fine
di fornire trasparenza al mercato degli alimenti. Trattasi, in pratica, delle stesse modalità attraverso le quali viene attuata l'Agricoltura Biologica. Una tracciabilità di Filiera.