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venerdì 27 giugno 2014

Chiara Tonelli e i nutraceutici OGM.......una problematica seria

La prof. Chiara Tonelli, nota sostenitrice delle piante OGM per scopi alimentari, ha recentemente rilasciato una intervista pubblicata da “Tutto scienze e tecnologia” dal titolo “Siete pronti a curarvi con carote, girasoli e pomodori OGM?”. Sinceramente la mia risposta è positiva, poiché se mi ammalerò, vorrò, nel limite del possibile, anche guarire. Però non sono d’accordo sul fatto di nutrirmi con questi alimenti, per cui spero essi siano venduti in farmacia. Perché il problema è proprio questo: quando ci saranno questi pomodori miracolosi, arricchiti di qualsiasi cosa, chi potrà garantirmi una scelta consapevole?   Potrò essere sicuro di mangiare quello che ritengo più opportuno e salutare per me, per la mia famiglia e per i miei figli?


Pertanto, non si vogliono mettere in discussione le reali capacità nutrizionali/”farmacologiche” di questi alimenti, che dovranno essere vagliate e supportate da specifiche indagini scientifiche, ma sussistono elementi di chiarezza che non possono essere elusi. In particolare, in questi ultimi anni sempre più spesso la ricerca genetica ci ha  stupito con le sue possibilità applicative. Le promesse sono entusiasmanti, piante alimentari che produrranno vitamine di ogni tipo e che salveranno dalla cecità milioni di bambini, frutti che potranno rimanere sugli scaffali dei negozi di vendita per settimane o, forse mesi, senza marcire, alimenti ricchi di licopene, che impediranno la formazione di qualsiasi tipo di cancro, alimenti ricchi di “Omega 3”, che impediranno l’invecchiamento delle nostre cellule e ci allungheranno la vita, “frutti particolari”, che impediranno la diffusione di malattie fortemente invalidanti, alimenti “ipocalorici”, in grado di banalizzare ogni dieta alimentare e l’elenco potrebbe continuare ancora e stupirci ancor di più. Sarà vero benessere o pura utopia? Miglioreranno la nostra salute o saranno fonte di angosce?

 

Come ci fa notare la prof. Tonelli, le promesse sono entusiasmanti, ma occorrerà considerare, così come sostengono alcuni studiosi, che qualsiasi manipolazione ingegneristica tesa a modificare il contenuto nutrizionale degli alimenti, interferendo in modo profondo con importanti vie metaboliche, può dar luogo a variazioni della concentrazione di altri importanti nutrienti, comprese, purtroppo, alcune tossine. Per esempio, inaspettatamente, il mais Bt (resistente alla piralide), già largamente coltivato negli U.S.A., presenta un elevato contenuto di lignina rispetto al mais isogenico. Un altro esempio è costituito dal pomodoro arricchito di betacarotene, che presenta, però, un basso contenuto in licopene. La problematica è sicuramente importante e fa sorgere alcune domande:

-   nel caso in cui non ci trovassimo di fronte allo stesso alimento (un pomodoro che a causa della modificazione genetica ha perso parte delle sue normali caratteristiche nutrizionali), lo potremo comunque utilizzare con le stesse modalità dell’alimento convenzionale?

-   otterremo da questo alimento gli stessi apporti nutrizionali?

-   il nutraceutico determinerà sicuramente una diminuzione della probabilità di contrarre una certa malattia, ma la possibilità di contrarre altre malattie rimarrà la stessa, diminuirà o aumenterà?

-   la nostra dieta quotidiana potrà rimanere la stessa, oppure dovrà subire delle modificazioni in relazione alla presenza di un alimento funzionale che, oltre all’apporto/sottrazione di quel nutrimento, porta con sé altri effetti nutrizionali?



Purtroppo, però, le aspettative non sono tutte favorevoli, in quanto questi nuovi alimenti prima di essere utilizzati dovranno rispondere a requisiti minimi essenziali di sicurezza alimentare ed ambientale, sui quali non è possibile derogare. Tali requisiti possono essere così individuati:

-                                                                                             da un punto di vista nutrizionale essi non dovrebbero avere controindicazioni di alcun tipo, in quanto quello della “sicurezza alimentare del cibo” è un prerequisito del quale non si dovrebbe nemmeno discutere; il cibo, per sua natura e in quanto tale, non deve nuocere alla salute (per esempio, come è risaputo, un’elevata assunzione di vitamine liposolubili, come per esempio la vitamina A, può determinare effetti dannosi per l’organismo simili a quelli di una carenza di queste stesse vitamine);

-                                                                                             essi dovranno avere una comprovata e significativa azione preventiva nei confronti di talune malattie;

-                                                                                             l’alimento funzionale dovrà svolgere la sua attività nell’ambito della normale dieta giornaliera e non dovrà essere oggetto di specifica somministrazione come nel caso dei farmaci;

-                                                                                             da un punto di vista della produzione agricola vi dovrà essere comprovata possibilità di coesistenza con altre forme di agricoltura convenzionale e/o biologica (non vi dovranno essere fenomeni di inquinamento genetico delle forme di agricoltura convenzionale);

-                                                                                             vi dovrà essere separazione netta della filiera distributiva di questi “prodotti arricchiti” da quelli convenzionali;

-                                                                                             essi dovranno essere caratterizzati da un favorevole grado di redditività per l’agricoltore, a prescindere dal pagamento di royalty e dalla presenza di contratti di coltivazione;

-                                                                                             vi dovrà essere una reale accettazione da parte dell’utilizzatore, sia esso privato o industria di trasformazione;

-                                                                                             non dovranno agevolare comportamenti di consumo parossistici, sia da un punto di vista della sostituzione di altri alimenti convenzionali, sia da un punto di vista della loro utilizzazione per prevenire situazioni patologiche inesistenti.

Occorrerà poi risolvere alcuni problemi strettamente connessi al loro consumo. In particolare:

-             esiste un problema di conservazione casalinga di questi alimenti, al fine di evitare azioni di consumo che non siano consapevoli, soprattutto da parte dei bambini;

-             occorrerà valutare attentamente eventuali interazioni con altri alimenti funzionali o con altri farmaci;

-             occorrerà riorganizzare il sistema di distribuzione di queste derrate agricolo/alimentari/farmaceutiche, al fine di evitare comportamenti illeciti;

-             occorrerà creare specifiche e dettagliate modalità di comunicazione delle caratteristiche di questi prodotti;

-             occorrerà evitare che essi siano considerati dal consumatore alla stessa stregua di un farmaco e come tali siano consumati;

-             occorrerà considerare che la domanda di nutraceutici non raggiungerà livelli elevati, per cui  il loro prezzo di mercato per unità di peso sarà sicuramente più elevato di quello degli omologhi prodotti convenzionali. Come cambierà l’assunzione degli altri fattori nutrizionali? Saranno assunti nelle precedenti quantità, oppure in quantità ridotta a causa del maggior prezzo del nutraceutico?;

-             occorrerà verificare se il prezzo unitario del “fattore nutrizionale funzionale”, sarà competitivo rispetto alle altre opportunità di acquisizione della funzionalità attraverso l’assunzione di altri alimenti presenti sul mercato;

-             in termini quantitativi, il fattore nutrizionale introdotto con la modificazione genetica in un determinato alimento, dovrà essere superiore a quello che è normalmente contenuto in altri nutrienti convenzionali. E’ inutile modificare geneticamente un alimento se è possibile ottenere la stessa funzionalità da altri alimenti;

-             l’efficacia degli “alimenti funzionali transgenici” dovrà essere uguale a quella ottenibile dagli integratori alimentari e dai farmaci che essi andranno a sostituire;

-             le modalità di assunzione non dovranno presentare difficoltà, soprattutto in termini di praticità e di semplicità di assunzione in viaggio o nei luoghi di lavoro;

-             occorrerà verificare se essi consentiranno di acquisire con una certa facilità la dose giornaliera di principio attivo in grado di prevenire quella particolare patologia;

-             occorrerà verificare se essi svolgono la loro attività anche nel caso in cui siano sottoposti a trattamenti termici di cottura e/o di preparazione culinaria in genere;

-             essi non dovranno perdere la loro funzionalità nel caso in cui siano oggetto di conservazione nel tempo;

-             la loro reperibilità  non dovrà essere più difficoltosa di quella degli “integratori alimentari” e dei farmaci che essi andranno a sostituire;

-             occorrerà considerare che essi aumenteranno le incertezze nutrizionali dei consumatori, in relazione alla presenza sul mercato di nutraceutici con diverso contenuto di principio attivo (per esempio, ogni ditta potrà produrre una patata arricchita di vitamina A con un diverso contenuto di vitamina per kg di prodotto) ed in relazione alla possibilità che, in modo fraudolento, vengano venduti come funzionali alimenti che non lo sono;

-             essi potrebbero favorire comportamenti di consumo dannosi per la salute del consumatore (il consumatore potrebbe essere portato ad assumere il succo di frutta arricchito di vitamine e a non mangiare più la  frutta!);

-             essi potrebbero assecondare il mantenimento di errati stili di vita da parte del consumatore (in presenza di un alimento arricchito che può avere effetti positivi sulla formazione di neoplasie, il consumatore potrebbe essere spinto a non smettere di fumare o di assumere alcool);

-             essi determineranno una situazione di mercato degli alimenti che sotto certi punti di vista è fortemente contraddittoria, in relazione ad una certa perdita di biodiversità;

-             il problema di maggior rilevanza riguarderà la qualità dell’”alimento funzionale transgenico”. Chi deciderà la quantità di “principio attivo funzionale” presente nell’alimento?  Chi deciderà le altre caratteristiche nutrizionali dell’alimento, che, con ogni probabilità, saranno inevitabilmente modificate?

In definitiva, consapevoli del fatto che non esistono “alimenti buoni o cattivi”, ma solo “regimi alimentari buoni o cattivi”, quando il consumatore potrà utilizzare per l’alimentazione quotidiana un “alimento funzionale”, aumenterà o diminuirà la probabilità di dar luogo ad una dieta equilibrata? Aumenterà o diminuirà la probabilità che il suo stato di salute si mantenga ad un buon livello o, addirittura, migliori, così come auspicato?

Per i “nutraceutici transgenici”, appare evidente che il problema dell’accettazione da parte del consumatore sarà commisurato alle reali capacità di poter prevenire situazioni patologiche per l’organismo (pensiamo, per esempio, ad un alimento funzionale come il sale iodato, largamente utilizzato, con successo, per prevenire problemi alla tiroide). A questo riguardo, importanti divengono gli elementi legati alla ricerca scientifica, che dovrà essere in grado di fornire certezze in merito agli effetti salutistici di questi “nuovi alimenti”, all’informazione, che dovrà comunicare al consumatore le caratteristiche di questi alimenti, e all’etichettatura, che dovrà consentire al consumatore una scelta consapevole.