Che sia chiaro! Nessuno è contro la ricerca scientifica.
Nessuno è contro lo sviluppo tecnologico. In particolare, la ricerca
sugli OGM, se fatta con le dovute cautele, deve andare avanti. Occorre però
considerare che lo sviluppo tecnologico, che non attiene certo al campo della
ricerca scientifica, non è neutro e deve sottostare a giudizi economici,
politici ed etici.
Soprattutto da un punto di vista economico, occorre considerare che il
nostro Paese con il 7% circa della superficie agricola utilizzata (12,7 milioni
di ettari), produce il 13% circa del fatturato agricolo dell'Ue (50.000 milioni
di euro), segno inequivocabile di una produzione
di alto valore aggiunto, decisamente apprezzata dal consumatore. Da un
punto di vista economico e sociale si tratta di un grande patrimonio da
tutelare, in quanto la produzione agricola per il mercato rappresenta solo una
parte dei reali benefici che il settore agricolo apporta alla collettività. Non
dobbiamo dimenticare che nel nostro Paese il ruolo dell'agricoltura è di
fondamentale importanza per il presidio e la manutenzione del territorio, per
la conservazione dell'assetto idrogeologico, per la conservazione e la tutela
del paesaggio, per la conservazione della biodiversità, per la creazione di
spazi ad uso ricreazionale, ecc. Pertanto è riduttivo vedere l'agricoltura solo
dal lato produttivo per il mercato, occorre vederla, e tutelarla, per le
esternalità positive che fornisce.
In questa situazione, in cui i prodotti tipici giocano un ruolo di rilievo per l'economia agricola del nostro Paese, costruita in anni e anni
di impegno produttivo (Assistenza
Tecnica alle aziende, Consorzi dei produttori, ecc.) e legislativo (Leggi sul
biologico, sulle denominazioni di origine, sull’etichettatura, IGP, DOP, ecc.), è
necessario attuare tutte quelle strategie in grado di preservare e di non
disperdere questo importantissimo patrimonio economico/sociale. Tra l’altro, l’unico patrimonio
che ci consente di essere competitivi sul mercato globale, poiché, occorre
essere molto concreti e riconoscerlo, ad essere competitivi sulla base dei
bassi costi di produzione e dei bassi prezzi di vendita proprio non ce la facciamo.
Pertanto,
il vero stallo della situazione, “OGM sì”/”OGM no”, sono gli effetti provocati
da una forzata coesistenza tra coltivazioni transgeniche e coltivazioni
convenzionali, ovvero la possibilità per chi produce di non essere
obbligato a produrli (dal flusso genico, dal mercato, ecc.) e per chi consuma
di non essere obbligato ad acquistarli (soprattutto come derivati dai
trasformati, ovvero carne, latte, uova, ecc.).
E’ possibile una via d’uscita? Come se ne potrebbe uscire? Come
se ne esce?
A molti sembrerà impossibile, ma la tecnologia transgenica
ha fatto passi da gigante e si potrebbe trovare una via di uscita che
consentirebbe di mettere d’accordo sia coloro che gli OGM proprio non li
possono vedere, sia coloro che li vorrebbero mangiare tutti i giorni a
colazione, a pranzo e a cena. In particolare, di seguito alcune azioni, già
possibili da un punto di vista tecnologico, che se messe in atto potrebbero
favorire una soluzione alla problematica della coesistenza tra coltivazioni convenzionali e coltivazioni transgeniche:
1 - transgeni
nei cloroplasti. Il Cloroplasto è un organulo presente nelle cellule ed è preposto a svolgere il processo fotosintetico. Pertanto i Cloroplasti si trovano solo nelle parti verdi della pianta e non sono presenti nel polline e, pertanto, se il transgene fosse inserito nei Cloroplasti, non avremmo il fenomeno di "inquinamento genetico" prodotto dal polline. Se le piante OGM avessero il transgene nei cloroplasti, la coesistenza sarebbe sicuramente possibile e, così, chi vuole continuare a produrre biologico o
convenzionale può continuare a farlo senza la paura di ottenere alla fine della
coltivazione un prodotto che è in parte OGM a causa dell’”Inquinamento genetico”
determinato dagli OGM con transgene inserito nel nucleo, così come hanno gli attuali OGM. Questa strada è
stata indicata anche da eminenti studiosi degli OGM, come il prof. Scarascia
Mugnozza, il prof. Sala
e il prof. Salamini (questo link non funziona più, era dell'Accademia Nazionale di Agricoltura ......... strano, era un documento molto ben fatto sugli OGM! Io l'ho memorizzato e riporto la frase del prof. Salamini ...... "Lo sviluppo, pure recente, di procedure che permettono di trasformare il cloroplasto prefigura la produzione di varietà OGM incapaci di trasmettere, con il polline, il transgene che ospitano, contribuendo così a ridurre i problemi legati alla diffusione di geni ingegnerizzati dall’uomo nei biotopi limitrofi ai campi coltivati.” - T. Maggiore 1, F. Salamini 1,2 - Ricerca,
innovazione e progresso dell’agricoltura -
1 Dipartimento di Produzione Vegetale, Università degli Studi,
Facoltà di Agraria, Via Celoria 2, 20133 Milano
2 Dept. of Plant Breeding and Yield Physiology, Max-Planck Institut
für Züchtungsforschung, Carl-von-Linné Weg 10, D-50829 Köln, Germany). Se proprio ve la sentite di aprire questo documento curato da Battaglia,
potete leggere cosa c’è scritto a pagina 204;
2 - promotori
inducibili. I promotori hanno il compito di attivare il transgene e funzionano a grandi linee come degli interruttori della corrente elettrica (acceso/spento). I promotori possono essere Costitutivi (mantengono sempre attivo il transgene) o Inducibili (attivano il transgene solo in determinate condizione, come per esempio la presenza della saliva dell'insetto che sta mangiando e danneggiando il mais). Le attuali piante OGM hanno promotori Costitutivi e questo è un grosso difetto, poichè nel caso del mais Bt gli insetti si "abituano" alla tossina Bt e maturano una resistenza genetica. Pertanto, sarebbe auspicabile creare piante OGM con promotori Inducibili, al fine di limitare l'insorgenza di insetti con
patrimonio genetico di resistenza al BT, a tutto vantaggio delle prestazioni del mais Bt e degli agricoltori biologici, che, altrimenti, si troverebbero a contrastare sempre nuovi geni di virulenza degli insetti. Si legga a questo proposito un documento,
pag. 208, scritto da un folto gruppo di sostenitori degli OGM. Anche il prof. Sala ne ha parlato di questo difetto degli attuali OGM;
3 - assenza di
marcatori antibiotici. I marcatori di resistenza agli antibiotici vengono utilizzati durante l'operazione di selezione delle cellule vegetali trasformate (marcatori di resistenza alla Kanamicina, alla Neomicina, ecc. Antibiotici vecchi, ormai sostituiti da antibiotici più moderni). Alcuni ricercatori hanno manifestato perplessità nell'utilizzazione dei marcatori antibiotici, poichè vi sarebbe la possibilità, tutta da verificare, che questa resistenza possa essere acquisita dai batteri patogeni per l'uomo, con indubbi elementi di preoccupazione. Sarebbe auspicabile anche l'eliminazione dei marcatori antibiotici che l’EFSA
ha classificato nel “Gruppo 1” (nel gruppo 1 dell’EFSA sono classificati geni
per la resistenza ad antibiotici che (a) sono già ampiamente diffusi nel suolo
e nei batteri enterici e (b) conferiscono resistenza ad antibiotici che non
hanno o hanno una rilevanza terapeutica minima nella medicina umana e
veterinaria), così evitiamo polemiche/discussioni
sulla diffusione delle resistenze agli antibiotici anche a batteri patogeni per
l’uomo;
4 - libera
coesistenza, resa possibile dalle azioni precedenti, poiché se il
polline non contiene il transgene e gli insetti non maturano resistenze
genetiche, è possibile una pacifica coesistenza produttiva e commerciale, senza
la paura che si verifichino effetti indesiderati;
5 - etichettatura
degli alimenti e dei derivati OGM, condizione minima per avere un mercato
trasparente sia per il produttore, che così riuscirebbe a spuntare i giusti prezzi, sia per il consumatore, che potrebbe fare una scelta consapevole. Essa è già
prevista per gli OGM direttamente destinati all’alimentazione umana, mentre non
è prevista (almeno al momento in cui si scrive – dicembre 2012) per i derivati
ottenuti dalla trasformazione di OGM (carne, latte, uova, ecc.). Questo,
ovviamente, è fonte di incertezza per il consumatore, che acquista senza volerlo
OGM, e costituisce una sorta di “concorrenza sleale” per il produttore nazionale
che decide di non acquistare/utilizzare mangimi OGM per l'alimentazione animale;
6 - libero
mercato, allorché il consumatore potrà scegliere tra “alimenti OGM”
e “alimenti Non OGM”, siano essi alimenti direttamente utilizzabili nell'alimentazione umana, siano essi
derivati dalla trasformazione di OGM (carne, latte, uova, ecc.). Così chi ha il prodotto maggiormente gradito
dal consumatore sopravvivrà, l'altro sarà costretto a soccombere.
Come si è potuto vedere, sono piccole/modeste azioni che possono portare alla definitiva risoluzione dell'infinita querelle che ormai da anni caratterizza l'applicazione in ambito agroalimentare di questa innovazione tecnologica.
Come si è potuto vedere, sono piccole/modeste azioni che possono portare alla definitiva risoluzione dell'infinita querelle che ormai da anni caratterizza l'applicazione in ambito agroalimentare di questa innovazione tecnologica.