Certo che nel Mondo vive gente
strana! Gli Americani e i Canadesi che da quasi vent’anni coltivano OGM,
chiedono uno “STOP ai campi sperimentali di nuovi OGM” e chiedono di evitare la
coesistenza tra varietà diverse di mais e soia OGM. Noi, Italia/UE, che
fortunatamente abbiamo lasciato fuori dai nostri confini queste piante,
chiediamo, invece, norme di coesistenza, ben sapendo che “coesistenza”
significa apertura incondizionata alla coltivazione di OGM!
Cos’è accaduto? In Canada e negli
Stati Uniti d’America numerose associazioni di produttori e di trasformatori di
frumento hanno chiesto una moratoria alla sperimentazione in pieno campo ad
alla successiva coltivazione di varietà di mais e di soia non approvate nei
Paesi importatori. Perché questa cautela in Paesi che da anni coltivano “senza
scrupolo” piante transgeniche di ogni tipo? La motivazione è da ricercare nel
fatto che la coesistenza dei soli campi sperimentali con coltivazioni di piante
convenzionali, ha determinato “inquinamento genetico incontrollato”, per cui
anche nella granella ottenuta dalla produzione di piante convenzionali è stata verificata
la presenza di “granella OGM”, spesso di varietà non ancora approvate per la coltivazione. Tale esigenza, ovvero quella di evitare la
coesistenza, è giustificata dal fatto che, in un momento in cui la scienza è
ancora divisa sulle conseguenze ambientali e salutistiche di questi nuovi
organismi, i consumatori, soprattutto quelli europei, sono concordi nel
ritenere gli alimenti transgenici di qualità inferiore rispetto a quelli
convenzionali o biologici. Cosa comporta tutto ciò? Molto semplicemente, comporta
il rischio di vedersi rifiutare il prodotto esportato in cui vi è la presenza
di “granella OGM non ancora approvata” e, pertanto, comporta il rischio di
ingenti perdite economiche! Cosa, del resto già accaduta per le esportazioni di
mais in Cina. In particolare, la Cina ha rispedito al mittente le esportazioni
di mais “inquinate” da mais non approvato dal Governo cinese. In relazione a
questo fatto i produttori americani di mais hanno chiesto alle ditte sementiere
di evitare di mettere in commercio, anche per le semine negli U.S.A. o in
Canada, varietà di mais non approvate dai Paesi esportatori, poiché a causa
dell’inquinamento genetico, partite di mais approvato dai Paesi importatori,
potrebbe essere inquinato da “mais non approvato”.
Ecco allora che le motivazioni allo
STOP alla sperimentazione ed alla coltivazione di piante transgeniche divengono
di tipo economico, in quanto sostenere queste coltivazioni significa produrre
un bene che il consumatore non vuole acquistare.
Questa presa di posizione delle
associazioni dei produttori e dei trasformatori americani e canadesi è la
chiara dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che non possono coesistere in uno
stesso territorio coltivazioni convenzionali con coltivazioni transgeniche. La
motivazione è da ricercare nel fatto che queste piante hanno tutte transgeni costitutivi
che si esprimono in ogni parte della pianta (nelle radici, nel fusto, nelle
foglie, nel polline), con tutte le conseguenze del caso, in quanto il polline
una volta diffuso nell’ambiente, può fecondare altre piante coltivate della
stessa specie, oppure altre piante parentali selvatiche, originando così
“inquinamento genetico diffuso e incontrollabile”.