Finalmente abbiamo un Ministro dell’Agricoltura serio, Maurizio
Martina. Si spera che egli porterà avanti le nostre esigenze di agricoltori
italiani, agricoltori che quotidianamente si devono misurare con
le importazioni provenienti dall’estero a prezzi bassissimi. Perché i prezzi
sul mercato mondiale sono bassissimi rispetto ai nostri? Perché arrivano da
Paesi che non hanno le nostre regole sociali, da Paesi che non tutelano il
lavoro minorile, da paesi che utilizzano mezzi produttivi (antiparassitari
soprattutto) che da noi sono vietati, che utilizzano OGM, purtroppo non ancora
sicuri al 100% per l’uomo e per l’ambiente.
Speriamo che il nostro Ministro sia contrario all’introduzione
degli OGM nel nostro Paese e lo deve essere per numerosi motivi:
1 – questi OGM non sono adatti all’agricoltura
italiana. L’Italia, anche con gli OGM, con le sue piccole aziende
agricole non potrà mai competere sul mercato mondiale sulla base dei bassi
costi e dei bassi prezzi, ma potrà competere solo sulla base della qualità;
2 – con gli OGM l’agricoltore italiano non
guadagnerà di più, perché se è vero che calano i costi di produzione
agricoli è altrettanto vero che calano anche i prezzi di mercato, in quanto il
prezzo non viene fissato dall’agricoltore (in agricoltura, nel lungo periodo,
costo unitario medio, costo marginale e prezzo di mercato tendono a
coincidere). Anche l’esplosione delle superfici coltivate a livello mondiale in
certi Paesi non è sinonimo di maggior reddito per il coltivatore, ma è dovuta
alla mancata etichettatura degli alimenti OGM in questi stessi Paesi;
3 – gli OGM favoriscono la delocalizzazione
produttiva. Quando avremo piante che “resistono” ad ogni avversità e
ad ogni condizione pedoclimatica, è molto probabile che la loro coltivazione si
sposterà in Paesi che hanno situazioni di costo di produzione più favorevoli
delle nostre;
4 – il brevetto sugli OGM rende dipendente il
coltivatore dalle multinazionali del seme, che potrebbero avviare
coltivazioni con contratti di soccida per le piante sulla falsa riga di quello
che già avviene nell’allevamento animale;
5 - non è vero che con gli OGM la produzione
per ettaro è superiore a quella delle sementi convenzionali;
6 – gli OGM sono contro la biodiversità, poiché
il patrimonio genetico delle piante OGM coltivate deriva da un ristretto numero
di cellule trasformate;
7 – gli attuali OGM hanno il transgene inserito nel
nucleo e determinano “inquinamento genetico” e, pertanto non rendono possibile
la coesistenza con altre forme di agricoltura, sia essa convenzionale o
biologica. Da rilevare che, oggigiorno, le moderne tecniche di ingegneria
genetica consentirebbero di introdurre il transgene nei cloroplasti, evitando
così l’inquinamento genetico;
8 – gli OGM favoriscono le strategie di
appropriazionismo e di sostituzionismo del settore industriale nei confronti
del settore agricolo. Con gli OGM il reddito dell’agricoltore nel
lungo periodo è destinato a diminuire ed è destinato ad essere inglobato dall’industria,
sempre più fornitrice di mezzi tecnici per l’agricoltura;
9 – gli OGM possono determinare la scomparsa
dell’industria sementiera nazionale, determinando così grande
preoccupazione per la sicurezza alimentare, sia da un punto di vista
quantitativo, sia da un punto di vista qualitativo.
10 – gli OGM da soli non risolvono il problema delle
micotossine;
11 – le piante OGM resistenti ai diserbanti non
risolvono il problema delle erbe infestanti, in quanto:
- le erbe infestanti dopo pochi anni maturano una resistenza genetica al
diserbante;
- le erbe infestanti parentali acquisiscono il transgene dalle piante OGM
coltivate e diventano esse stesse resistenti al diserbante;
- le piante transgeniche coltivate (per esempio colza OGM) in annate successive
diventano esse stesse infestanti di altre coltivazioni;
12 – non risolvono il problema degli insetti nocivi (anche
utilizzando il mais BT, la piralide dopo pochi anni diventa resistente alla
tossina BT);
13) gli attuali OGM non sono adatti all’agricoltura presente
nel nostro Paese
14) gli attuali OGM favoriscono l’esodo rurale dalle aree
marginali del nostro Paese, con tutte le problematiche di aggravamento dell’assetto
territoriale del nostro Paese nelle aree di collina e di montagna.