Tra le principali problematiche introdotte dalla
coltivazione in pieno campo degli OGM, quella del “Flusso genico”, e del
conseguente “Inquinamento Genetico”, è sicuramente una delle più importanti. Si parla, infatti, di regole di coesistenza tra coltivazioni convenzionali e coltivazioni OGM proprio in relazione al fatto che le coltivazioni convenzionali possono essere "inquinate" dal polline proveniente dalle coltivazioni OGM.
In particolare, si parla di “Flusso genico” quando si ha migrazione di transgeni dalla pianta OGM all’ambiente limitrofo, sia per dispersione di seme, sia per diffusione di polline che può fecondare altre piante parentali coltivate e/o selvatiche.
In particolare, si parla di “Flusso genico” quando si ha migrazione di transgeni dalla pianta OGM all’ambiente limitrofo, sia per dispersione di seme, sia per diffusione di polline che può fecondare altre piante parentali coltivate e/o selvatiche.
Il prof. Scarascia Mugnozza, noto sostenitore degli OGM in campo agricolo, in un suo scritto ci aveva avvertito di questa eventualità e ci aveva anche dato dei consigli.
Nel precedente scritto egli ci indica le principali problematiche del “Flusso Genico”:
“Il “Flusso Genico” potrebbe modificare le riserve di biodiversità
vegetale e animale. La biodiversità può, infatti, essere compromessa da cause
diverse:
(a) per dispersione nel terreno di semi da piante GM competitive con le
coltivazioni e la flora circostante;
(b) per impollinazione con polline GM e fecondazione di piante non GM
della stessa specie o di specie coltivate interfeconde, con conseguente
formazione di nuove piante transgeniche che si diffondono a spese delle varietà
e degli ecotipi locali;
(c) per impollinazione con polline transgenico delle specie selvatiche
affini e produzione, ancorché rara, di progenie fertili e, quindi, di nuovi
ibridi interspecifici più competitivi e invasivi, in quanto dotati di vantaggio
selettivo per aver acquisito, per esempio, resistenza a erbicidi ovvero a
stress biotici e abiotici.
Il pericolo non sussiste quando specie selvatiche affini alle piante GM
non sono presenti nell’ecosistema (come, per es., nel caso di mais e soia non
esistendo in Europa specie selvatiche affini).
Varie sono le soluzioni al problema:
-
evitare la contemporanea fioritura delle
piante GM e non GM e delle specie affini;
-
mantenere distanze di sicurezza tra piante
GM e non GM;
-
inserire il transgene non nel genoma del
nucleo, ma in quello del cloroplasto, dato che la maggior parte delle piante
trasmette i cloroplasti per via materna.”
Pertanto la strada da intraprendere per avere piante OGM che
non diano origine a “Flusso Genico” e che, quindi, non presentino problematiche
di coesistenza, sembra proprio essere quella di inserire il transgene nei
cloroplasti (ovvero le parti verdi della pianta). Inserendo il transgene nei
cloroplasti esso non verrebbe a trovarsi nel polline e, pertanto, non
originerebbe “Flusso Genico”.
Questa tecnica di trasformazione, che potremmo definire
soft, è stata indicata anche dal prof. Francesco Sala, anch'egli noto sostenitore degli OGM in campo agricolo:
“Ma vi sono strategie per evitare la diffusione del gene
esogeno attraverso il polline. Si può infatti scegliere tra: (a) integrazione
del gene esogeno nel DNA del cloroplasto e non in quello nucleare. Infatti, la
maggior parte delle piante coltivate trasmette alla progenie i cloroplasti
esclusivamente per via materna, quindi il polline non sarà ogm”
Anche il prof. Francesco Salamini, noto genetista e sostenitore degli OGM, auspica piante OGM con il transgene
nei cloroplasti:
“Lo sviluppo, pure recente, di procedure che permettono di
trasformare il cloroplasto prefigura la produzione di varietà OGM incapaci di
trasmettere, con il polline, il transgene che ospitano, contribuendo così a
ridurre i problemi legati alla diffusione di geni ingegnerizzati dall’uomo nei
biotopi limitrofi ai campi coltivati.”
Cosa dire: "Peccato che gli attuali OGM abbiano tutti il transgene inserito nel nucleo."