I sostenitori degli OGM affermano
che al di là della proteina transgenica null’altro cambia nella pianta e nel
frutto della pianta Geneticamente Modificata. Questa affermazione, un po’ azzardata,
sembra proprio non essere vera, in quanto taluni studi avrebbero dimostrato il
contrario, ovvero che la presenza del transgene e la presenza della proteina
prodotta dal transgene, determinerebbero delle modificazioni all’interno dell’Organismo
Geneticamente Modificato, con modificazione anche delle altre caratteristiche dell’organismo.
Trattasi di un elemento molto
importante, poiché da un punto di vista strettamente economico il consumatore
tende sempre più a risparmiare nelle operazioni di acquisto dei singoli beni,
al fine di poter aumentare, con lo stesso reddito, i consumi totali. Pertanto,
non vi è alcun dubbio sul fatto che egli potrebbe rivolgere l’attenzione verso
alimenti OGM se, rispetto a quelli convenzionali, essi avessero le stesse
caratteristiche organolettiche ed avessero un prezzo di acquisto inferiore.
Relativamente alle
caratteristiche organolettiche, occorre, però, evidenziare che l’equivalenza
qualitativa tra l’alimento transgenico e quello convenzionale è ancora tutta da
dimostrare, in quanto il cibo OGM contiene sia il transgene o i transgeni, sia
la proteina o le proteine espressione del transgene. Si aggiunga poi che alcuni
studi avrebbero evidenziato caratteristiche nutrizionali sensibilmente diverse
tra il prodotto OGM e il suo omologo convenzionale. Così, per esempio, secondo
specifiche ricerche svolte da Università americane, il mais BT avrebbe un maggior contenuto di
lignina rispetto al mais convenzionale, mentre il pomodoro arricchito
di Vitamina A avrebbe un minor
contenuto di licopene.
In particolare, l'introduzione del transgene sembra cambiare il
metabolismo della pianta, cambiando così le caratteristiche finali della pianta
stessa. Ci sarebbero degli effetti a cascata dei quali ha parlato anche il
prof. Dulbecco.
Non v'è dubbio che, a parità di qualità, nel caso in cui si verificasse
una reale contrazione dei prezzi dei beni alimentari, si potrebbe determinare
un incremento di benessere per la società, in relazione alla possibilità di
consentire alle popolazioni più povere di poter acquistare una maggior quantità
di beni necessari a soddisfare il loro fabbisogno alimentare e alla possibilità
da parte dei consumatori dei Paesi ricchi di risparmiare nell'acquisto di
alimenti, per poi destinare la restante parte del loro reddito ad altri consumi
di livello superiore.
Da rilevare, però, che nel caso di prezzi di vendita inferiori rispetto a
quelli convenzionali, ma in presenza di incertezze in merito alle caratteristiche
qualitative, il consumatore pagherà meno questi alimenti, ma gli rimarrà
comunque l'incertezza sulle loro reali capacità nutrizionali. Tale incertezza
determina una diminuzione del grado di soddisfacimento dei bisogni, in quanto
l'eventuale minor prezzo di acquisto degli alimenti OGM, potrebbe essere visto
come un vantaggio virtuale, non reale, caratterizzato da un livello di utilità
inferiore rispetto a quello che avrebbe ottenuto dal consumo di cibi dei quali
conosce le reali proprietà organolettiche e nutrizionali (costa meno, ma
probabilmente vale anche meno!!). Non si spiegherebbe altrimenti il forte
aumento del consumo di prodotti biologici e dei prodotti tipici (DOP, IGP, DOC,
ecc.) che si è verificato negli ultimi anni (il consumatore paga di più un
prodotto che secondo il suo giudizio è caratterizzato da una maggior utilità e
che, pertanto, ritiene maggiormente idoneo a soddisfare i suoi bisogni, che,
oggigiorno, fanno riferimento alla qualità, alla genuinità, alla sicurezza
alimentare e alla tracciabilità).