In questi giorni sono in
discussione presso gli uffici della Regione Friuli Venezia Giulia le regole per
la coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e
biologiche. Il presidente dell’Associazione Italiana Maiscoltori Marco Aurelio
Pasti e il presidente di CONFAGRICOLTURA Friuli Venezia Giulia Claudio Cressati
hanno scritto una lettera aperta ai vertici della Regione (Presidente
Serracchiani), per chiedere di non chiudere aprioristicamente la porta alla
coltivazione del mais OGM nella produzione locale, anche in considerazione delle
conseguenze che il suo mancato impiego potrebbe avere sull’economia e
sull’ambiente locale. Peccato che, a mio parere, questo documento contenga alcune
inesattezze, che, con effetto a cascata, determinano un completo annullamento
delle conclusioni a cui riesce a giungere.
Partiamo dalle conclusioni. Il
documento afferma che a causa della mancata utilizzazione del mais Bt ………….… “Per
ottenere lo stesso quantitativo di mais prodotto oggi in Friuli si potrebbero
risparmiare 50 milioni di metri cubi d’acqua, 9.000 TEP di energia, 45.000 kg
di agrofarmaci e 8.000 tonnellate di concimi o, a parità di superfici
investite, assorbire 260.000 tonnellate di CO2 in più dall’atmosfera”
…………… Scusate, ma voi pensate proprio che i vostri interlocutori contrari
all’utilizzazione del mais Bt siano tutti imbecilli? ………… pensate veramente che
i vostri interlocutori, per ideologia, potrebbero rinunciare a tutti i benefici
che avete elencato? ……………Pensate veramente che se gli effetti da voi elencati
fossero veri, gli italiani sarebbero per i 3/4 contrari alla coltivazione del
mais Bt?
Peccato che tutti i vantaggi
elencati siano il risultato di un calcolo sbagliato. In particolare, il risultato
finale parte da un presupposto sbagliato, o, quantomeno, da una “mezza verità”,
ovvero che in Friuli Venezia Giulia non si faccia alcun trattamento insetticida
contro la Piralide. Purtroppo, è vero il contrario, poiché in Friuli Venezia
Giulia la coltivazione del mais, attuata in larga parte in monocoltura, prevede
l’esecuzione di trattamenti insetticidi. Pertanto, è vero che la Piralide
procura un danno al mais dell’ordine del 10% se non viene attuato alcun
trattamento insetticida, ma è altrettanto vero che se vengono fatti i dovuti
trattamenti insetticidi, così come avviene nella realtà, questa riduzione viene
enormemente contenuta. Conseguentemente, affermare che senza il mais Bt si
avrebbe un danno del 10% sul livello produttivo annuale è sbagliato, così come
hanno fatto rilevare alcune sperimentazioni in pieno campo.
Pertanto, il dato di partenza dei calcoli riguarda una coltivazione di
mais che nella realtà non esiste, ovvero una coltivazione di mais con un
elevato attacco di piralide e nella quale non viene attuato alcun trattamento
insetticida. E’ ovvio che in una situazione di questo tipo il mais Bt potrebbe
portare i vantaggi elencati, ma è un
dato di partenza sbagliato, poiché nel caso di attacchi di una certa entità, la
coltivazione del mais, nella realtà, viene trattata con specifici insetticidi.
Vediamo da dove nascono queste
inesattezze:
1)
Testuali parole: “La perdita di produzione è
molto variabile di anno in anno, ma può essere stimata in non meno del 10%
della produzione regionale ovvero in oltre 80.000 tonnellate per un valore di
almeno 16 milioni di euro.” Questo dato si riferisce ad una
situazione che non esiste, ovvero una produzione di mais nella quale non viene
attuato alcun trattamento insetticida per contenere il danno provocato dalla
piralide. E’ un dato che non deriva da alcuna sperimentazione, poiché in Italia
il mais Bt non è mai stato coltivato. E’, pertanto, un dato fondamentalmente
sbagliato e frutto solo ed esclusivamente di opinioni personali. Se si vuole
avere un’idea del danno potenzialmente provocato dalla Piralide al mais è
possibile dedurlo da alcune sperimentazioni attuate per testare alcuni
insetticidi. In particolare, da queste sperimentazioni è possibile verificare
la differenza di produzione tra “mais trattato con insetticidi” (paragonabile
al “mais Bt”, anche se sono consapevole che non è un paragone valido al 100%) e
“testimone non trattato”………….la differenza è minima, tanto che gli
sperimentatori giungono alla conclusione che il trattamento insetticida è
economicamente valido solo nel caso in cui il mais sia destinato
all’alimentazione umana (polenta?);
2)
Testuali parole: “Tra le micotossine, le
fumonisine sono strettamente connesse al danno causato dalla piralide che è in
grado di aumentarne il contenuto di oltre 100 volte ………”. Anche questo è un dato che sembra essere
sbagliato, poiché se osserviamo i risultati della sperimentazione precedente,
notiamo che la differenza di fumonisine tra coltivazione di “mais trattata con
insetticida” e “testimone non trattato”, è nulla in 2 prove su 4 e raddoppia in altre 2
prove su 4. Pertanto, secondo questa sperimentazione, che non ha utilizzato
mais Bt, ma che può dare un’idea di quello che può accadere, non è vero che il
contenuto di fumonisine aumenta di 100 volte, al massimo raddoppia (forse
l’estensore del documento voleva scrivere “è aumenta del 100%”);
3)
Testuali parole: “La piralide è uno dei maggiori
fattori di rischio di contaminazione anche per le aflatossine, dopo caldo e
siccità.” Anche in questo caso le sperimentazioni avrebbero
verificato che il contenuto di aflatossine, non è molto diverso tra “mais
trattato con insetticida” e testimone di “mais non trattato”.
4)
Testuali
parole: “Questa strategia poggia tra l’altro sull’ipocrita omissione del
fatto che, da oltre 15 anni, quotidianamente gli OGM entrano pacificamente e
incontrastati in regione tramite camion, treni e navi di soia modificata
geneticamente prodotta all’estero e senza la quale una parte importante dei
rinomati prosciutti e formaggi friulani non potrebbe essere prodotta.”
E’ una considerazione vera e speriamo,
che prima o poi, si riesca a risolvere questa situazione a dir poco ipocrita,
attraverso l’etichettatura dei derivati ottenuti dalla trasformazione degli OGM
(carne, latte, uova, ecc.). Almeno un contributo di verità l’abbiamo dato.
In
definitiva, se non risponde a realtà il fatto che la mancata adozione del mais
Bt determina un danno del 10% alla produzione di mais in Friuli Venezia Giulia,
con effetto a cascata vengono a cadere tutte le altre considerazioni sugli
ipotetici danni economici e ambientali. In particolare:
-
La coltivazione del mais in Friuli Venezia
Giulia, soprattutto laddove l’infestazione è più massiccia, si avvale di
trattamenti insetticidi per il contenimento del danno. Pertanto, a mio parere, per
stabilire il danno da mancata adozione del mais Bt in Friuli Venezia Giulia, non
è corretto fare un confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale non trattato
con insetticidi”;
-
Per avere un’idea approssimativa, e non troppo fuorviante,
del danno provocato dalla mancata adozione del “mais Bt”, si può fare un
confronto tra “testimone di mais convenzionale trattato con insetticidi” e “coltivazione
di mais convenzionale non trattato con insetticidi”;
-
Dalle sperimentazioni messe in atto da Veneto
Agricoltura, si evince che non c’è una gran differenza tra mais convenzionale
trattato con insetticidi” e “testimone non trattato”;
-
Il dato riportato
nella lettera alla Serracchiani, e relativo al presunto danno da Piralide sul
mais in Friuli Venezia Giulia (10% annuo sulla produzione totale), si riferisce
al confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale non trattato con insetticidi
contro la Piralide”. Tale ipotetico danno si riferisce ad una situazione non
reale e, pertanto, è da ritenere errato o, quantomeno, stimato per eccesso;
-
Conseguentemente, non è vero che la mancata adozione
del mais Bt in Friuli Venezia Giulia determinerebbe una perdita produttiva di
mais dell’ordine di 80.000 tonnellate. Sarebbe così solo se nessun agricoltore
facesse trattamenti contro la Piralide, ma non è la realtà;
-
Conseguentemente, non è vero che la mancata
adozione del “mais Bt” in Friuli Venezia Giulia determinerebbe un danno
economico di 16 milioni di euro;
-
Ne consegue che anche l’ipotetico risparmio di 50
milioni di metri cubi d’acqua non è reale;
-
Anche il
risparmio di 9.000 TEP di energia non è reale;
-
Potrebbe essere
reale il risparmio di 45.000 kg di agro farmaci, ma non dimentichiamo che
questi agro farmaci sono prodotti autonomamente dalla pianta;
-
Se non è
reale il danno del 10%, anche il risparmio di 8.000 tonnellate di concimi non è
reale;
-
Così come
non è reale l’assorbimento di 260.000 tonnellate di CO2 dall’atmosfera in più.