Premesso che la coesistenza tra coltivazioni OGM e
coltivazioni “non OGM” è un “Cavallo di Troia” e prima o poi, in uno stesso
mercato, le coltivazioni OGM soppianteranno le coltivazioni “non OGM” (la
moneta cattiva scaccia la moneta buona), a mio parere ci sono alcune cose
che non vanno nella “BOZZA DI DOCUMENTO SULLA “COESISTENZA OGM”
DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA”.
In particolare, salta subito all’occhio che questa
bozza non prevede la realizzazione delle “Aree
rifugio per gli insetti”, così come stabilito dalla “Grover Guide per il
Coltivatore” negli USA. Come è risaputo le “Aree Rifugio” sono rappresentate da aree coltivate a mais
convenzionale (fino al
50% della superficie coltivata a mais Bt), allo scopo di evitare che
soggetti di piralide resistenti alla proteina Bt localizzati nel campo di mais
BT, vadano a fecondare altri soggetti resistenti, sempre localizzati nel campo
di mais BT, dando così origine ad una progenie resistente.
Il giochetto è
presto spiegato: se noi accanto ad un campo di mais Bt mettiamo un campo di
mais convenzionale, con ogni probabilità nel campo di mais Bt si selezioneranno
insetti resistenti alla tossina Bt, mentre nel campo di mais convenzionale ci
saranno soggetti non resistenti. L’esclusiva presenza di coltivazioni di mais
Bt determinerebbe una forte presenza di soggetti resistenti (maschi e femmine),
con creazione di progenie di insetti resistenti. Mettendo accanto al campo di
mais Bt un campo di mais convenzionale, la formazione di progenie di piralide
resistente alla tossina Bt è notevolmente rallentata, non evitata, in quanto
soggetti resistenti provenienti dal campo di mais Bt possono fecondarsi con
soggetti non resistenti provenienti dal campo di mais convenzionale.
Il fatto che si selezionino “ceppi di piralide”
resistenti alla tossina Bt, rappresenterebbe un grande guaio per gli
agricoltori biologici e per molti agricoltori convenzionali che, oggigiorno,
anche al fine di rispettare talune esigenze della Grande Distribuzione
Organizzata (GDO), utilizzano il Bacillus thuringiensis per il
contenimento degli attacchi di taluni insetti.
E’ questa una pratica colturale estremamente
necessaria, obbligatoriamente adottata anche negli USA e che è sicuramente da
introdurre nelle norme di coesistenza.