La novità rispetto al testo iniziale e' l'inserimento,
nell'elenco delle motivazioni alle quali possono ricorrere gli Stati membri per
imporre lo stop agli Ogm, del criterio "ambientale", che si aggiunge
a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e di pianificazione urbana già
contemplati dalla norma.
Il nostro Paese, pertanto, una volta approvata definitivamente
questa norma, sarà libero di non coltivare OGM come ha fatto fino ad ora e come
chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei
campi. A protezione del nostro Paese sarà l’Europa da un lato, le Alpi e il
mare dall’altro, che renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni
contaminazione di Ogm a tutela della straordinaria biodiversità.
Molti inneggiano alla vittoria, ma occorre, però,
considerare che è una vittoria di Pirro, in quanto sarà vietata la coltivazione
di OGM sul nostro territorio, ma non sarà vietata l’importazione di prodotti OGM
(soprattutto mangimi). Pertanto, quale sarà lo scenario più probabile? Di
seguito un ipotetico, ma realistico, scenario riferito al mais:
- i nostri coltivatori non potranno coltivare piante OGM;
- il costo di produzione del “mais non OGM” è leggermente
superiore a quello del “mais OGM”;
- gli allevatori preferiranno il mais di importazione, poiché
meno costoso;
- i nostri coltivatori subiranno un danno economico da
questa scelta di vietare la coltivazione di mais OGM;
- aumenteranno le proteste per una situazione che i
coltivatori non riescono a comprendere, ovvero vietare la coltivazione nel
nostro Paese, ma consentire l’importazione di mangimi OGM;
- le proteste, con ogni probabilità, porteranno a rivedere
la decisione di vietare la coltivazione di OGM.
In definitiva, la norma è zoppa! Ovvero, insieme a questo
divieto, se realmente non si vogliono creare le condizioni per “aprire agli OGM”,
occorrerà:
- o vietare anche l’importazione di OGM, fatto impossibile
in relazione all’appartenenza del nostro Paese al WTO;
- o etichettare i derivati da OGM (carne, latte, uova,
ecc.), al fine di consentire al consumatore di operare una scelta consapevole.
Direi che la seconda ipotesi è quella maggiormente
percorribile, in quanto, in questo modo, avremo realmente una adesione, o un
rifiuto degli OGM da parte del consumatore. Sarà il mercato a decidere.
Se i consumatori riterranno che con gli OGM non ci sono problemi,
acquisteranno massicciamente derivati da OGM poichè avranno un prezzo più basso, favorendo così anche le
importazioni di mangimi OGM ed aprendo così le porte alla coltivazione di OGM nel nostro Paese.
Al contrario, se essi decideranno di non
acquistare derivati OGM, daranno una mano ai nostri coltivatori, che saranno
premiati, con ogni probabilità, da un
maggior prezzo dei mangimi non OGM da loro prodotti (maggior prezzo che inciderà solo marginalmente, molto marginalmente sul prezzo al dettaglio del cibo) .
Solo operando in questo modo avremo una chiusura senza se e senza ma agli OGM. Ma per fare questo è
necessario conoscere come è stato ottenuto il cibo.