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mercoledì 22 ottobre 2014

Vandana Shiva, ovvero “Bufale” da una parte e dall’altra…….continuando così non ce la faremo mai


Recentemente Vandana Shiva ha rilasciato una intervista a Repubblica.


Più o meno le solite cose (con gli OGM gli agricoltori guadagnano meno, il prezzo del seme di cotone è aumentato di 700 volte, i suicidi in India, ecc.). Sinceramente non condivido questo modo di affrontare la problematica degli OGM in campo agricolo-alimentare, ovvero di raccontare “bufale”, al solo scopo di disinformare e di disorientare i cittadini.

Ma veniamo nel merito. Riporto il testo integrale di alcune parti dell’intervista ed un commento:

- Vandana…"Il mio lavoro degli ultimi trent'anni ha dimostrato che i prodotti biologici rendono di più per acro di quelli ogm, economicamente e dal punto di vista nutrizionale. Producono inoltre redditi più elevati per i coltivatori, perché nel sistema industriale e con i semi transgenici gli agricoltori non solo devono spendere denaro in quantità esorbitante per i prodotti chimici, ma devono pagare per le royalty sulle sementi, perché le corporation del settore dell'ingegneria biogenetica pretendono di affermare il diritto di proprietà sui semi"…………….Cara Vandana Shiva, se quello che hai scritto fosse vero, come mai le coltivazioni OGM nel mondo stanno raggiungendo i 200 milioni di ettari. Vuoi proprio dire che gli agricoltori americani, canadesi, argentini, brasiliani, ecc. siano tutti fessi che preferiscono coltivare le piante che fanno guadagnare di meno!

Se vuoi che, effettivamente, quello che hai affermato si trasformi in realtà è necessario modificare il sistema produttivo e distributivo degli alimenti, con particolare riferimento all'etichettatura, che deve essere chiara, vera e deve mettere in primo piano anche le tecniche produttive adottate, nonchè le tutele sociali in merito alla manodopera che ha prestato lavoro. ccorre. Anche il prezzo deve essere adeguato al sistema produttivo. Fino a quando non saranno gli agricoltori a decidere il prezzo degli alimenti, difficilmente le cose cambieranno. 

- Vandana….."Gli Ogm non sono affatto economici. Anzi, sono tra i più costosi perché si raccolgono le royalty su ogni seme venduto. Nel caso del cotone in India il prezzo è passato da 5 rupie al chilogrammo a 3600.”……….Cara Vandana, personalmente ho fatto una piccola indagine sull’aumento del prezzo dei semi di cotone OGM e mi risulta un aumento di 4 volte e non di 700 e passa volte come tu lasci intendere.





- Vandana……”…………..gli agricoltori si indebitano, e molti indebitati si suicidano. Abbiamo già perso 291 mila contadini - e a dirlo sono le statistiche governative, non le mie - dal 1995, quando la globalizzazione ha iniziato a modificare le leggi sulle sementi. La maggior parte di questi suicidi si è verificata nella cosiddetta fascia del cotone, la zona nella quale cresce il cotone indiano: il 95% di questo cotone ormai è geneticamente modificato.”……… Cara Vandana, a leggere bene queste frasi, ci si trova di fronte ad una “mezza verità”, poiché tu non dici che è tutta colpa delle sementi OGM, ma lo lasci intendere…….e anche questo non va bene.


Cara Vandana, "mutatis mutandis", rischi di fare concorrenza a corbellini
http://ogmbastabugie.blogspot.it/2013/08/gilberto-corbellini-e-gli-ogm-in.html

Per saperne di più su Vandana Shiva
http://www.geneticliteracyproject.org/glp-facts/vandana-shiva/








domenica 19 ottobre 2014

Negli USA la Diabrotica del mais ha maturato resistenza genetica alla tossina prodotta dal mais Bt

Coltivazioni OGM per produrre tossine insetticide derivate dal batterio Bacillus thuringiensis (Bt) sono piantati su milioni di ettari l'anno, riducendo l'uso di insetticidi convenzionali e sopprimendo parassiti. Tuttavia, l'evoluzione della resistenza degli insetti potrebbe ridurre questi benefici. Un parassita primario del mais Bt negli Stati Uniti è la diabrotica del mais, Diabrotica virgifera (Coleoptera: Chrysomelidae).

Si segnala che i campi individuati dagli agricoltori come aventi gravi lesioni da diabrotica del mais Bt contenevano popolazioni di diabrotica del mais che mostravano la sopravvivenza significativamente più alta. Le interviste con gli agricoltori hanno indicato che il mais Cry3Bb1 era stato coltivato in quei campi per almeno tre anni consecutivi. C'era una correlazione positiva significativa tra il numero di anni Cry3Bb1 granoturco era stato coltivato in un campo e la sopravvivenza delle popolazioni alla diabrotica su mais Cry3Bb1 nei biotest.

Questo è il primo rapporto di resistenza di campo-evoluto per una tossina Bt dalla diabrotica del mais e da qualsiasi specie di Coleotteri. Piantagione insufficiente di rifugi e di successione non recessiva della resistenza può aver contribuito alla costituzione della resistenza. Questi risultati suggeriscono che i miglioramenti nella gestione della resistenza e un approccio più integrato per l'utilizzo di colture Bt possono essere necessari per evitare la comparsa di soggetti di diabrotica resistenti.

http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0022629o

venerdì 10 ottobre 2014

I prezzi delle sementi OGM sono decisamente superiori a quelli delle sementi convenzionali

Spesso si afferma che i prezzi delle sementi OGM sono superiori a quelli delle sementi convenzionali. Spesso sono solo opinioni, non supportate da dati certi, verificabili.
La Virginia Cooperative Extension pubblica questo listino (anno 2007) dal quale è possibile vedere che il prezzo delle sementi OGM è a volte anche quasi 4 volte il prezzo delle sementi convenzionali.

http://pubs.ext.vt.edu/446/446-047/PDF_Seed07.pdf

 Gli aumenti di prezzo delle sementi OGM rispetto alle convenzionali vanno da un minimo di +44,4% per il "mais BT, RR", che presenta contemporaneamente la resistenza alla piralide e la resistenza ad un erbicida,   sino ad arrivare ad un più 360% per la colza RR, rispetto alla colza convezionale.

 Vediamo i dati (per i nostri scopi si riportano i prezzi in dollari, senza le unità di misura):

- SOIA
.......... soia convenzionale......... 18,25
.......... soia RR .......................... 30,88............ aumento %........+69,2


- MAIS
.......... mais convenzionale......... 90,00

.......... mais BT, RW, RR ..........212,00.......... aumento %........+135,5
.......... mais BT, RW................. 155,00.......... aumento %........+72,2
 ..........mais BT, RR ..................130,00.......... aumento %........ +44,4
.......... mais BT......................... 131,00.......... aumento %........+45,5
 ..........mais RW, RR .................141,00.......... aumento %........ +56,6
.......... mais RR......................... 132,50.......... aumento %........+47,2
 ..........mais RW.........................146,00.......... aumento %........+62,2


- COTONE
.......... cotone convenzionale... 121,50

.......... cotone RR..................... 266,50........... aumento %........+119,3
.......... cotone BT......................250,30............ aumento %........+106,0


- COLZA
.......... colza convenzionale......... 1,00
.......... colza RR........................... 4,60............ aumento %........+360,0







Vantaggi economici del mais Bt negli USA. Di che cosa stiamo parlando?

Molto spesso i sostenitori del mais Bt affermano che il reddito ottenibile dalla coltivazione di mais Bt sarebbe decisamente superiore a quello ottenibile dal mais convenzionale. Purtroppo, secondo specifiche indagini dell'Extension Service dell'Università del Minnesota, la realtà è un'altra, ovvero, considerato l'elevato costo della semente OGM, il vantaggio economico è limitato a pochi dollari per ettaro. In particolare, in uno studio pubblicato dalla "Extension Service" dell'Università del Minnesota si apprende che "L'analisi storica dei danni procurati dalla piralide in Minnesota durante il periodo 1988-1995 hanno dato questi risultati. Protezione del rendimento stimato per acro del mais Bt è stato di $ 5.61 e $ 11,63 per il controllo della prima e della seconda generazione di piralide, rispettivamente. I benefici previsti, per un totale di 17,24 dollari per acro, superano in modo significativo il premio di prezzo corrente per il mais Bt di $ 7 a $ 10 per acro."

 http://www.extension.umn.edu/agriculture/corn/pest-management/bt-corn-and-european-corn-borer/

 Allora, di che cosa stiamo parlando? Il prodotto "salvato" vale 17,24 dollari per acro, mentre il maggior costo della semente è mediamente pari a 8,5 dollari. Pertanto, stiamo parlando di un incremento di reddito di 8,74 dollari/acro. Considerato che 1 acro è pari a 4.047 mq, il maggior reddito derivante dall'adozione di mais Bt è pari a 21,60 dollari/ettaro, ovvero 16,61 euro/ettaro. Allora, in una situazione come quella europea in cui i consumatori chiedono l'etichettatura degli alimenti OGM, la domanda che sorge spontanea è la seguente............"riusciremo con questi 16,61 euro/ettaro a coprire i costi di separazione di filiera, ovvero di etichettatura, nonchè gli eventuali costi ambientali/sociali dovuti all'aumento di rischiosità che caratterizza tutte le innovazioni tecnologiche?"

Personalmente credo proprio che la risposta sia negativa, in quanto attualmente il costo di produzione di 1 ettaro di mais si aggira intorno ai 1.500 euro/ettaro, per cui questo incremento di redditività è pari a poco più dell'1%............una cifra a dir poco irrisoria.


Sempre secondo lo studio precedente dell'Università del Minnesota, occorre aggiungere che........ "Popolazioni di piralide europee fluttuano nel corso degli anni, da un campo coltivato a quello successivo. Allo stesso modo, le rese del mais e i relativi prezzi di mercato spesso sono volatili. Questa variabilità solleva preoccupazioni circa le fluttuazioni dei benefici economici annuali del mais Bt. Per illustrare questo punto, il rischio di investire nel mais Bt è stato esaminato per il Sud del Minnesota su un periodo di otto anni 1988-1995. Questo periodo ha incluso tre focolai annui (alto) per piralide e cinque endemiche (bassi). Il beneficio medio per questo periodo, 17,24 dollari per acro, era molto vicino alla stima nazionale, ma il ritorno economico varia considerevolmente tra gli anni di infestazioni endemiche e quelli di epidemia. Nel corso degli anni con infestazioni endemiche, la protezione del rendimento offerto dal mais Bt a malapena copriva il premio di prezzo per le sementi, attualmente variabile tra $ 7 a $ 10 per acro. Durante gli anni di epidemia, il risparmio di rendimento erano 4-5 volte il costo delle sementi aggiunto ($ 28 a $ 50 per acro). La linea di fondo: non aspettatevi un ritorno economico ogni anno o in ogni campo. Come con qualsiasi tipo di resistenza naturale, mais Bt offre solo un beneficio economico in caso di focolai di piralide."

C'è anche questo studio interessante della Iowa State University, dove addirittura per la soia si guadagnerebbe di più con la soia convenzionale, rispetto a quella OGM.

 http://www.leopold.iastate.edu/news/leopold-letter/1999/fall/does-planting-gmo-seed-boost-farmers-profits 

PERTANTO, IL VANTAGGIO ECONOMICO PER GLI AGRICOLTORI E' LIMITATO E FINO A QUANDO I CONSUMATORI RICHIEDERANNO L'ETICHETTATURA DEGLI ALIMENTI OGM, NON CI SARA' ALCUN VANTAGGIO ECONOMICO PER NESSUNO......... TRANNE, OVVIAMENTE, CHE PER I PRODUTTORI DELLE SEMENTI OGM!


 

giovedì 9 ottobre 2014

L'importanza di coltivare il dubbio davanti agli ogm di MICHELE SERRA, 08 ottobre 2014

L'AFFERMAZIONE "la scienza ha sempre ragione" non è scientifica. È ideologica. Lo è tanto quanto il pregiudizio reazionario per il quale ogni mutamento del modo di produrre, consumare, nutrirsi, avviene nel nome di interessi inconfessabili, e a scapito della salute della collettività umana. L'acceso dibattito sugli ogm (vedi gli interventi su Repubblica di Vandana Shiva, Elena Cattaneo, Carlo Petrini, Umberto Veronesi) fatica a mondarsi di queste opposte rigidità. E fa specie che nel campo "pro", che annovera valenti ricercatori e scienziati, pesi ancora come un macigno l'idea che il fronte degli oppositori sia un'accolita di mestatori che, in odio al progresso umano e alla libertà di ricerca, alimentano dicerie malevole e speculano sulla paura e l'emotività dell'opinione pubblica. Una volta esposte le ottime ragioni della ricerca scientifica e della sua necessaria libertà d'azione, perché evocare, tra i soggetti "antiscientifici" in qualche modo assimilabili agli oppositori degli ogm, anche i fattucchieri di Stamina? Allo stesso identico modo le frange più eccitabili del fronte anti-ogm possono immaginare che la ricerca genetica sulle piante sia nelle mani di squilibrati megalomani (alla dottor Frankenstein) o di avidi mercenari.

Le forzature polemiche fanno parte del gioco, ma non aiutano a mettere meglio a fuoco gli argomenti. La più autorevole istituzione mondiale in tema di agricoltura e alimentazione, la Fao, mette a disposizione di competenti e incompetenti (come me) una sintesi esauriente e comprensibile delle potenziali ricadute positive e negative delle coltivazioni ogm, con una breve analisi della loro verificabilità.

Lo spazio di un articolo non permette di elencare tutti i punti (rimando i lettori al sito della Fao). Mi limito a dire che i "capi di accusa" sono divisi in tre gruppi: ricadute sull'ambiente agricolo e l'ecosistema; ricadute sulla salute umana; ricadute sull'assetto economico e sociale. Mi sembra interessante e molto rilevante che la Fao, sulla quasi totalità di questi punti critici, non esprima certezze. Non dice, cioè: questa critica è campata in aria oppure questa critica è corretta. Esprime dubbio. In larga parte dovuto alla tempistica medio-lunga che una verifica attendibile (scientifica!) richiederebbe.

Il principio di cautela - che non vuol dire condanna né assoluzione: vuol dire umiltà di giudizio - dovrebbe e potrebbe dunque essere uno dei punti di partenza di una corretta discussione comune, ammesso che mai ci si arrivi. Certo confligge, questo principio di cautela, con la comprensibile fretta con la quale i finanziatori della ricerca, in grande parte nutrita con fondi privati, vorrebbero mettere a profitto le loro scoperte e i loro prodotti. È esattamente per questo che Vandana Shiva mette in guardia contro la coincidenza di ruolo tra ricerca e commercializzazione. Sono campi di interesse entrambi utili e legittimi: ma la loro ibridazione - per dirla con una battuta transgenica - può generare mostri.

Una volta detto che la questione è molto complicata, coinvolge competenze scientifiche le più varie e non è archiviabile con un "sì" né con un "no", colpisce assai che di questi "rischi" il più sottaciuto sia quello che, al contrario, è il più nevralgico e coinvolgente: la ricaduta socio-economica. È anche questo, in fondo, un portato della crisi della politica: la rinuncia ormai quasi pregiudiziale a mettere in discussione, o anche solo a cogliere, le scelte strutturali, quelle che determinano gli assetti futuri.

Quasi inutilmente, in tutti questi anni, Carlo Petrini e il vasto movimento mondiale che si rifà a Slow Food e a Terra Madre hanno rivendicato la natura squisitamente politica del loro lavoro e della loro battaglia. Chi oggi rivendica la "sovranità alimentare" delle comunità produttive (e dei consumatori) compie la stessa operazione politico-culturale dei nostri avi socialisti quando dicevano "la terra a chi la lavora". Si rivendica, né più né meno, l'autodeterminazione dei produttori, affidando ad essa la difesa delle biodiversità, della varietà delle colture, delle culture, delle identità locali.

Ovviamente è del tutto lecito sostenere che l'agroindustria, con la sua potentissima opera di selezione delle specie (tutte brevettate) e di inevitabile omologazione della produzione agricola mondiale, è perfettamente compatibile con la biodiversità e con le piccole coltivazioni; o addirittura che è giusto e utile rimpiazzare del tutto le produzioni tradizionali con la produzione agroindustriale. Ma non è lecito fare finta che non sia questo (il modo di produzione, la struttura stessa delle società future) il punto nodale. Non sono in ballo solo il potenziale allergenico di un pomodoro, o il chilo di pesticida per ettaro in più o in meno. L'ordine del giorno non è solo "gli ogm fanno bene, gli ogm fanno male".

È in discussione la vita stessa delle società rurali nel mondo (più della metà dei viventi), la ripartizione del potere, del reddito, delle conoscenze tra una rete infinita di piccole comunità e pochi, immensi e quasi sempre anonimi centri decisionali. Sono in discussione gli 87 milioni di ettari di suolo africano acquistati dal 2007 a oggi dalle multinazionali americane e cinesi e da fondi di investimento opachi e onnipotenti: è una superficie grande quasi come Italia e Francia messe insieme, e a nessuno può sfuggire che coltivare pezzi così ingenti di pianeta a soia ogm per produrre biocarburante oppure incrementare le produzioni locali (più della metà dell'agricoltura africana è vocata all'autosostentamento) è una scelta tanto importante, tanto strutturale quanto lo è, nel bene e nel male, ogni grande rivoluzione tecnologico-scientifica, industriale, sociale.

E se l'Africa vi sembra lontana e comunque fuori portata, come può chi vive in Francia o in Italia non percepire che la straordinaria varietà delle colture, il legame strettissimo tra i luoghi e ciò che si coltiva, si mangia e si beve, insomma l'agricoltura plurale, "calda" e identitaria per la quale si battono i Petrini e si battevano i Veronelli, i Mario Soldati e i Gianni Brera, non è una frontiera del passato, è un caposaldo della nostra trama sociale, economica, culturale? Dunque è futuro allo stato puro? O dobbiamo dire "Italian style" solo parlando di borsette?

La libertà della ricerca scientifica è preziosa e va difesa: specie in campo medico, le biotecnologie possono dare frutti vitali, e Cattaneo e Veronesi fanno benissimo a tenere fermo il punto. Ma non è solo di questo che si parla, quando si parla di ogm. E i critici degli ogm possono ben dire di avere sbagliato qualcosa di sostanziale, in termini di comunicazione, se ancora oggi ci si scanna sul ravanello transgenico (faccio per dire) e non si capisce che non è di lui, è di quasi quattro miliardi di contadini che si sta parlando, del loro e del nostro futuro, e della loro libertà di scelta che è degna e importante quanto quella dei benemeriti ricercatori scientifici. Non è vero che "quando c'è la salute c'è tutto". Conta la libertà. Conta la dignità. Conta che il potere sia in pochissime mani o nelle mani di molti.

mercoledì 8 ottobre 2014

Il monopolio sulle sementi porta ad un forte aumento dei prezzi dei semi


Come è risaputo, a livello mondiale il 60-70% delle varietà di semi transgenici è nelle mani di 6-7 aziende, che hanno il quasi monopolio del mercato. Per queste aziende gli Ogm sono un grande business. In questi ultimi anni  le imprese biotecnologiche hanno decisamente aumentato il prezzo dei semi. In particolare, secondo uno specifico studio effettuato da Anchal Arora e Sangeeta Bansal del “Centre for International Trade and Development School of International Studies Jawaharlal Nehru University (India),  in India nel 2006 il prezzo del seme di cotone OGM era 4 volte quello del non OGM. Questi prezzi sono stati giudicati troppo alti dagli organi governativi, i quali hanno imposto l’adozione di prezzi calmierati.


http://www.jnu.ac.in/sis/citd/DiscussionPapers/DP02_2012.pdf


Fino al 2006 il prezzo del seme legale di cotone Bt in India è stato di circa 1600 Rupie per pacchetto di 450 grammi. Di questo prezzo, 1250 Rupie sono state ritenute necessarie dalle ditte sementiere per coprire il "valore del tratto", ovvero il valore dell'innovazione tecnologica introdotta. Il dibattito sull'elevato prezzo del seme di cotone Bt, alla fine ha portato agli interventi del Governo, iniziati sin dalla  fine del 2005 con l'India del Sud Cotton Association, che ha invitato le  ditte sementiere ad abbassare i prezzi delle sementi. Questa idea ha guadagnato popolarità tra le varie organizzazioni di agricoltori, che hanno incoraggiato il governo dello stato di Andhra Pradesh a prendere posizione nei confronti del prezzo praticato dalle aziende sementiere sostenendo che il prezzo praticato era "esorbitante" e "non scientifico.


 http://www.agbioforum.org/v12n2/v12n2a03-sadashivappa.htm


 La questione dei prezzi del cotone Bt ha preso una svolta politica quando i funzionari della società sementiere e il Governo dello Stato hanno cercato un intervento e un sostegno da parte del governo federale indiano. Quando il ministero federale dell'Agricoltura ha sostenuto la richiesta di ridurre i prezzi, le ditte sementiere hanno offerto di ridurre il "valore del tratto" da 1.250 a 900 Rupie. Tuttavia, il governo di Andhra Pradesh ha richiesto di abbassare ulteriormente il "valore del tratto". Tale ricorso ha avuto successo e ha imposto alle ditte sementiere di fissare un "valore del tratto" ad un livello  ragionevole, alla pari con il valore Monsanto addebitato in Cina e negli Stati Uniti. Le ditte sementiere hanno ricorso in tribunale. Nel frattempo, anche se il caso era ancora pendente in tribunale, il governo di Andhra Pradesh ha emanato una direttiva, imponendo alle ditte sementiere di non vendere i semi Bt sopra le 750 Rupie per pacchetto. Diversi altri importanti Stati in cui è diffusa la coltivazione del cotone seguirono l'esempio Andhra Pradesh. Successivamente, la Corte Suprema ha ribadito l'ordine imposto alle ditte sementiere di vendere semi di cotone Bt allo stesso prezzo adottato in Cina. Pur rimanendo alcune incertezze giuridiche, i prezzi dei semi di cotone Bt in India sono scesi in modo significativo dal 2006, da 1.600 Rupie a 750 Rupie.


 http://business.rediff.com/column/2010/apr/01/guest-bt-cotton-monsanto-is-back-in-courts-over-royalty.htm