Visualizzazioni totali

martedì 28 gennaio 2014

MIPAAF è iniziato il TOTOMINISTRO……..speriamo bene

Alle dimissioni della De Girolamo, fanno seguito, ovviamente, le indiscrezioni sul “TOTOMINISTRO” del MIPAAF. In questa sede non si vuole entrare nel merito dei nomi che sono stati fatti…..i più disparati o i più disperati…….. ma si vuole semplicemente aprire una parentesi sul nostro Primo Ministro, che, speriamo, faccia una scelta in linea con le esigenze della popolazione italiana, che, più di una volta, si è espressa contro l’introduzione degli OGM nell’alimentazione. Purtroppo, i ben informati lo conoscono da tempo, perché è da tempo che il nostro Primo Ministro si è schierato a favore degli OGM! Perché mai, visto che i 3/4 degli italiani sono contrari? Misteri della fede? Protezione di qualche potentato economico? Impostazione di uno sviluppo sostenibile per la nostra società? Magari!

In un post precedente avevamo parlato della posizione del PD nei confronti degli OGM, sicuramente non contraria.
Bersani, più di una volta non si è detto contrario agli OGM.
D’Alema, con “Italiani Europei” e attraverso Anna Meldolesi, ha fatto più di uno spot a favore degli OGM.
Fassino, ora Sindaco di Torino, in alcuni suoi interventi.

Senza ombra di dubbio il nostro Enrico Letta è uno dei pochi parlamentari a favore degli OGM!!!






Tra l'altro il nostro Enrico Letta è un ispiratore, nonchè fondatore di veDrò. veDrò è un "think net" nato per riflettere sulle declinazioni future dell’Italia e delineare scenari provocatori, ma possibili, per il nostro Paese. VeDrò è una rete di scambio di conoscenza formata da più di 4.000 persone: professori universitari, imprenditori, scienziati, liberi professionisti, politici, artisti, giornalisti, scrittori, registi, esponenti dell’associazionismo e sapete chi è il loro consulente in materia di OGM? Roberto Defez, uno dei più accaniti sostenitori degli OGM in Italia…….abbiamo detto tutto.

Tra l'altro, al convegno dell'associazione che si è tenuto a Dro (TN) nell'agosto 2010 l'unico intervento previsto sugli OGM l'ha tenuto il buon Defez.......il titolo "Free OGM........"


Speriamo vivamente che il nostro Primo Ministro Enrico Letta possa nominare un Ministro dell’agricoltura che possa attuare, anche in ambito OGM, la scelta migliore per lo sviluppo della nostra Società e per lo sviluppo di quelle future.


mercoledì 22 gennaio 2014

LETTERA APERTA ALLA SERRACCHIANI, DATATA 17 GENNAIO 2014, DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA MAISCOLTORI A FAVORE DEL MAIS BT…….UN DOCUMENTO PIENO DI INESATTEZZE

In questi giorni sono in discussione presso gli uffici della Regione Friuli Venezia Giulia le regole per la coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche. Il presidente dell’Associazione Italiana Maiscoltori Marco Aurelio Pasti e il presidente di CONFAGRICOLTURA Friuli Venezia Giulia Claudio Cressati hanno scritto una lettera aperta ai vertici della Regione (Presidente Serracchiani), per chiedere di non chiudere aprioristicamente la porta alla coltivazione del mais OGM nella produzione locale, anche in considerazione delle conseguenze che il suo mancato impiego potrebbe avere sull’economia e sull’ambiente locale. Peccato che, a mio parere, questo documento contenga alcune inesattezze, che, con effetto a cascata, determinano un completo annullamento delle conclusioni a cui riesce a giungere.
Partiamo dalle conclusioni. Il documento afferma che a causa della mancata utilizzazione del mais Bt ………….… Per ottenere lo stesso quantitativo di mais prodotto oggi in Friuli si potrebbero risparmiare 50 milioni di metri cubi d’acqua, 9.000 TEP di energia, 45.000 kg di agrofarmaci e 8.000 tonnellate di concimi o, a parità di superfici investite, assorbire 260.000 tonnellate di CO2 in più dall’atmosfera” …………… Scusate, ma voi pensate proprio che i vostri interlocutori contrari all’utilizzazione del mais Bt siano tutti imbecilli? ………… pensate veramente che i vostri interlocutori, per ideologia, potrebbero rinunciare a tutti i benefici che avete elencato? ……………Pensate veramente che se gli effetti da voi elencati fossero veri, gli italiani sarebbero per i 3/4 contrari alla coltivazione del mais Bt?
Peccato che tutti i vantaggi elencati siano il risultato di un calcolo sbagliato. In particolare, il risultato finale parte da un presupposto sbagliato, o, quantomeno, da una “mezza verità”, ovvero che in Friuli Venezia Giulia non si faccia alcun trattamento insetticida contro la Piralide. Purtroppo, è vero il contrario, poiché in Friuli Venezia Giulia la coltivazione del mais, attuata in larga parte in monocoltura, prevede l’esecuzione di trattamenti insetticidi. Pertanto, è vero che la Piralide procura un danno al mais dell’ordine del 10% se non viene attuato alcun trattamento insetticida, ma è altrettanto vero che se vengono fatti i dovuti trattamenti insetticidi, così come avviene nella realtà, questa riduzione viene enormemente contenuta. Conseguentemente, affermare che senza il mais Bt si avrebbe un danno del 10% sul livello produttivo annuale è sbagliato, così come hanno fatto rilevare alcune sperimentazioni in pieno campo.
Pertanto, il dato di partenza dei calcoli riguarda una coltivazione di mais che nella realtà non esiste, ovvero una coltivazione di mais con un elevato attacco di piralide e nella quale non viene attuato alcun trattamento insetticida. E’ ovvio che in una situazione di questo tipo il mais Bt potrebbe portare i vantaggi  elencati, ma è un dato di partenza sbagliato, poiché nel caso di attacchi di una certa entità, la coltivazione del mais, nella realtà, viene trattata con specifici insetticidi.
Vediamo da dove nascono queste inesattezze:
1)    Testuali parole: “La perdita di produzione è molto variabile di anno in anno, ma può essere stimata in non meno del 10% della produzione regionale ovvero in oltre 80.000 tonnellate per un valore di almeno 16 milioni di euro.” Questo dato si riferisce ad una situazione che non esiste, ovvero una produzione di mais nella quale non viene attuato alcun trattamento insetticida per contenere il danno provocato dalla piralide. E’ un dato che non deriva da alcuna sperimentazione, poiché in Italia il mais Bt non è mai stato coltivato. E’, pertanto, un dato fondamentalmente sbagliato e frutto solo ed esclusivamente di opinioni personali. Se si vuole avere un’idea del danno potenzialmente provocato dalla Piralide al mais è possibile dedurlo da alcune sperimentazioni attuate per testare alcuni insetticidi. In particolare, da queste sperimentazioni è possibile verificare la differenza di produzione tra “mais trattato con insetticidi” (paragonabile al “mais Bt”, anche se sono consapevole che non è un paragone valido al 100%) e “testimone non trattato”………….la differenza è minima, tanto che gli sperimentatori giungono alla conclusione che il trattamento insetticida è economicamente valido solo nel caso in cui il mais sia destinato all’alimentazione umana (polenta?);


2)    Testuali parole: “Tra le micotossine, le fumonisine sono strettamente connesse al danno causato dalla piralide che è in grado di aumentarne il contenuto di oltre 100 volte ………”.  Anche questo è un dato che sembra essere sbagliato, poiché se osserviamo i risultati della sperimentazione precedente, notiamo che la differenza di fumonisine tra coltivazione di “mais trattata con insetticida” e “testimone non trattato”,  è nulla in 2 prove su 4 e raddoppia in altre 2 prove su 4. Pertanto, secondo questa sperimentazione, che non ha utilizzato mais Bt, ma che può dare un’idea di quello che può accadere, non è vero che il contenuto di fumonisine aumenta di 100 volte, al massimo raddoppia (forse l’estensore del documento voleva scrivere “è aumenta del 100%”);

3)    Testuali parole: “La piralide è uno dei maggiori fattori di rischio di contaminazione anche per le aflatossine, dopo caldo e siccità.” Anche in questo caso le sperimentazioni avrebbero verificato che il contenuto di aflatossine, non è molto diverso tra “mais trattato con insetticida” e testimone di “mais non trattato”.

4)     Testuali parole: “Questa strategia poggia tra l’altro sull’ipocrita omissione del fatto che, da oltre 15 anni, quotidianamente gli OGM entrano pacificamente e incontrastati in regione tramite camion, treni e navi di soia modificata geneticamente prodotta all’estero e senza la quale una parte importante dei rinomati prosciutti e formaggi friulani non potrebbe essere prodotta.”  E’ una considerazione vera e speriamo, che prima o poi, si riesca a risolvere questa situazione a dir poco ipocrita, attraverso l’etichettatura dei derivati ottenuti dalla trasformazione degli OGM (carne, latte, uova, ecc.). Almeno un contributo di verità l’abbiamo dato.

In definitiva, se non risponde a realtà il fatto che la mancata adozione del mais Bt determina un danno del 10% alla produzione di mais in Friuli Venezia Giulia, con effetto a cascata vengono a cadere tutte le altre considerazioni sugli ipotetici danni economici e ambientali. In particolare:

-         La coltivazione del mais in Friuli Venezia Giulia, soprattutto laddove l’infestazione è più massiccia, si avvale di trattamenti insetticidi per il contenimento del danno. Pertanto, a mio parere, per stabilire il danno da mancata adozione del mais Bt in Friuli Venezia Giulia, non è corretto fare un confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale non trattato con insetticidi”;

-         Per avere un’idea approssimativa, e non troppo fuorviante, del danno provocato dalla mancata adozione del “mais Bt”, si può fare un confronto tra “testimone di mais convenzionale trattato con insetticidi” e “coltivazione di mais convenzionale non trattato con insetticidi”;

-         Dalle sperimentazioni messe in atto da Veneto Agricoltura, si evince che non c’è una gran differenza tra mais convenzionale trattato con insetticidi” e “testimone non trattato”;


-          Il dato riportato nella lettera alla Serracchiani, e relativo al presunto danno da Piralide sul mais in Friuli Venezia Giulia (10% annuo sulla produzione totale), si riferisce al confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale non trattato con insetticidi contro la Piralide”. Tale ipotetico danno si riferisce ad una situazione non reale e, pertanto, è da ritenere errato o, quantomeno, stimato per eccesso;

-         Conseguentemente, non è vero che la mancata adozione del mais Bt in Friuli Venezia Giulia determinerebbe una perdita produttiva di mais dell’ordine di 80.000 tonnellate. Sarebbe così solo se nessun agricoltore facesse trattamenti contro la Piralide, ma non è la realtà;

-         Conseguentemente, non è vero che la mancata adozione del “mais Bt” in Friuli Venezia Giulia determinerebbe un danno economico di 16 milioni di euro;

-         Ne consegue che anche l’ipotetico risparmio di 50 milioni di metri cubi d’acqua non è reale;

-          Anche il risparmio di 9.000 TEP di energia non è reale;

-          Potrebbe essere reale il risparmio di 45.000 kg di agro farmaci, ma non dimentichiamo che questi agro farmaci sono prodotti autonomamente dalla pianta;

-          Se non è reale il danno del 10%, anche il risparmio di 8.000 tonnellate di concimi non è reale;


-          Così come non è reale l’assorbimento di 260.000 tonnellate di CO2 dall’atmosfera in più.

venerdì 17 gennaio 2014

Non è vero che tutte le Società Scientifiche abbiano affermato che non ci sono problemi ambientali con gli OGM

I sostenitori degli OGM affermano spesso che tutti gli scienziati, ovvero tutte le Società Scientifiche italiane, sono a favore di questa nuova tecnologia per l'agricoltura del nostro Paese. Questa affermazione, purtroppo, non è vera, in quanto, fin dal lontano 2002, la Società Italiana di Ecologia ci aveva messo al corrente degli effetti ambientali che l'introduzione degli OGM avrebbe potuto avere, con particolare riferimento alla perdita di biodiversità...........e la biodiversità, come sappiamo, è alla base della vita......senza biodiversità non c'è vita!

Di seguito il documento. E' un documento complesso, che presenta uno specifico capitolo sugli OGM.


Scienza e ambiente 2002 – Società Italiana di Ecologia
http://www.ecologia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=23:scienza-e-ambiente-2002&catid=23:appelli&Itemid=210


Come reazione ad alcune esagerazioni di taluni movimenti ambientalisti si va diffondendo la nuova moda di negare l'esistenza di alcuni gravi problemi ambientali per il nostro pianeta. Si afferma inoltre che le politiche di conservazione della natura sono di impedimento allo sviluppo civile ed economico e ostacolano il progresso scientifico. Come scienziati che hanno a cuore la protezione dell'ambiente al di là di ogni credo politico vogliamo invece ribadire, senza allarmismi, ma anche senza ottimismi fideistici, che i problemi che affliggono la nostra Terra sono davvero ingenti. Purtroppo non possiamo non rilevare che anche alcuni colleghi scienziati, facendosi paladini di una visione scientifica parziale e di una tendenza alla semplificazione di problemi intrinsecamente complessi, tendono ad avvalorare la nuova moda "negazionista". Essi inoltre ripropongono l'idea che i problemi dell'umanità, quali la fame e il degrado ambientale, possano essere risolti dal solo progresso scientifico e tecnologico, anzi dal solo progresso in alcune specifiche aree scientifiche. Siamo invece convinti che solo un progresso equilibrato in tutti i settori scientifici e tecnici e solo la parallela adozione di adeguate politiche sociali ed economiche e di conservazione della natura potranno portare ad un reale miglioramento delle condizioni di vita del nostro pianeta.
Più specificatamente vogliamo fare chiarezza su alcuni temi di attualità portando, come scienziati, precise osservazioni ad alcune affermazioni che vengono proposte all'opinione pubblica.
Riscaldamento globalesecondo taluni non ci sarebbero prove scientifiche del graduale riscaldamento dell'atmosfera della Terra; i cambiamenti climatici ci sono sempre stati e l'eventuale riscaldamento non può essere imputato all'attività dell'uomo.
Nei 160.000 anni precedenti il 1850 la concentrazione di biossido di carbonio in atmosfera è sempre rimasta compresa tra 190 e 290 parti per milione con lente variazioni; dal 1850 ad oggi è aumentata continuamente, passando da 280 a 370 parti per milione. In base alle conoscenze scientifiche attuali, un aumento di tale portata in un tempo così breve non era mai stato registrato prima nella storia della Terra. Non v'è dubbio che tale continua crescita sia dovuta alle emissioni da combustibili fossili e alla deforestazione. Inoltre esiste da centinaia di migliaia di anni una correlazione fortissima tra le concentrazioni di biossido di carbonio e la temperatura media della terra, come scientificamente provato al di là di ogni dubbio negli ultimi anni. Le previsioni più recenti, basate sui modelli di illustri colleghi climatologi, perlopiù provenienti da scuole di fisica, scienziati degni di fede e non fondamentalisti ambientali, sono che la temperatura della terra aumenterà di almeno un grado entro il 2040 se non verranno presi provvedimenti di limitazione delle emissioni.
Biotecnologiesecondo taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla ricerca biotecnologica che ha un ruolo fondamentale per alleviare i problemi dell'umanità.
Sotto il termine "biotecnologie" vengono in realtà indicati settori scientifici e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi farmaci (a volte, ma non sempre, basati sull'utilizzo dell'ingegneria genetica), alla clonazione di organi e organismi, all'introduzione di organismi geneticamente modificati per scopo agricolo o zootecnico. Ognuna di queste tecnologie pone problemi diversi dal punto di vista scientifico, etico e sociale e non si può quindi parlarne in maniera generica. Per quanto riguarda l'aspetto di maggiore impatto sull'ambiente, ovvero l'introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM), vogliamo osservare che, se è vero che gli effetti sulla salute umana dell'ingestione di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente esagerati da alcuni movimenti ambientalisti, è anche vero che alcuni scienziati hanno grandemente esagerato i benefici che possono derivare dall'utilizzo degli OGM per combattere la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli per il mantenimento dell'ambiente naturale di cui l'uomo è parte. Va infatti ricordato che attualmente il 70% dell'area coltivata ad OGM è destinata a specie modificate per resistere all'azione degli erbicidi. L'aumento di produzione agricola dovuto a questi OGM è minimo, se non inesistente, l'unico cosiddetto "vantaggio" essendo la possibilità di utilizzare indiscriminatamente grandi quantità di erbicida senza danneggiare la specie coltivata. Ma gli OGM possono anche costituire un pericolo per il funzionamento degli ecosistemi, poichè la loro introduzione è del tutto analoga al rilascio di specie esotiche, una pratica che ha portato nel recente e lontano passato a qualche beneficio, ma anche a molti danni, di natura sia biologica che economica. L'introduzione di OGM ha già contribuito in alcuni casi al declino di specie e razze naturali e, se effettuata su larga scala, può contribuire a una drastica diminuzione della biodiversità dei nostri ecosistemi. Vogliamo ricordare con forza che a medio e lungo termine la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti dipende dal mantenimento del funzionamento degli attuali sistemi naturali che forniscono gratuitamente non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali, ma anche servizi fondamentali per la nostra sopravvivenza quali la purificazione naturale di aria e acqua, il riciclo dei sali nutritivi, la stabilità dei versanti montagnosi, la protezione delle coste dall'erosione.
Principio di precauzionesecondo taluni esso viene ingiustamente invocato per ritardare il progresso scientifico e tecnologico. 
Precisiamo che con principio di precauzione intendiamo questo: "quando ci si propone di introdurre nuove sostanze o nuove tecnologie nell'uso quotidiano bisogna partire dalla presunzione che esse possano avere un effetto nocivo sull'uomo; perciò, prima di commercializzarle e utilizzarle su larga scala, bisogna sottoporle ad un'analisi preventiva dei danni e dei benefici che possono procurare alla salute dell'uomo e dell'ambiente in cui l'uomo vive". Facciamo notare che il principio di precauzione è normalmente adottato per i nuovi farmaci: solo dopo lunghi anni di sperimentazione e di analisi dei possibili effetti negativi e dei comprovati benefici per la salute dell'uomo un nuovo farmaco può venire utilizzato e commercializzato. Simili precauzioni vengono ora adottate anche per i pesticidi. Non è razionale pensare che il principio di precauzione non debba valere anche per altre sostanze con cui l'uomo viene a contatto o che vengono immesse in natura. Finora è invece sostanzialmente invalso il principio opposto, ovvero si parte dalla presunzione che una sostanza non sia nociva e la si ritira dal commercio quando ne vengono comprovati i danni al di là di ogni dubbio. Gli esempi abbondano: basti citare l'esempio dei clorofluorocarburi, la cui immissione in atmosfera ha portato all'assottigliamento dello strato di ozono stratosferico fondamentale per la sopravvivenza degli organismi viventi. Dopo la seconda guerra mondiale sono stati sintetizzati milioni di nuove molecole, di cui alcune migliaia sono poi state commercializzate e quindi portate a contatto con vaste popolazioni di uomini, animali e piante. Solo una piccolissima percentuale di queste nuove sostanze è stata sottoposta ad analisi tossicologica. Pur senza indulgere a ingiustificati allarmismi, riteniamo del tutto corretto che questa prassi venga cambiata e resa simile a quella per i farmaci. Riteniamo inoltre che il principio di precauzione vada applicato anche agli OGM.
Nuove infrastrutture: secondo taluni non bisogna assolutamente ostacolare i tentativi di dotare il Paese di infrastrutture vitali per lo sviluppo economico e per il miglioramento della qualità della vita della popolazione. 
Il nostro paese ha sicuramente bisogno di investire in infrastrutture. Va però precisato che i miglioramenti infrastrutturali necessari per lo sviluppo del paese non sono costituiti solo dalla costruzione di nuove strade o ponti. L'adeguamento dei finanziamenti alla ricerca scientifica di base alle percentuali di PIL degli altri Paesi avanzati, la costruzione di laboratori scientifici per gli studenti, l'apprestamento di efficienti reti informatiche e di biblioteche, la costruzione di impianti di depurazione delle acque reflue e di reti di approvvigionamento idrico, il miglioramento dei servizi tecnici di sorveglianza contro gli incendi e dei servizi idrogeologici e meteorologici sono anch'essi fondamentali investimenti infrastrutturali. Secondo noi vale il principio che le cattedrali nel deserto non servono a nessuno e quindi che gli investimenti devono essere equilibrati e andare a rafforzare tutti i settori carenti del nostro paese. Riteniamo inoltre che una nuova infrastruttura debba soddisfare a tre requisiti: a) non essere fine a se stessa, ma fornire la soluzione di una ben precisa esigenza pubblica; b) venire valutata in termini sia di costi e benefici economici che di impatto per la salute dell'uomo e dell'ambiente; c) non avere alcuna ragionevole alternativa che abbia minore costo economico e minore impatto sull'ambiente. Le valutazioni economiche, sanitarie e ambientali vanno condotte da organi indipendenti da pressioni di parte.
E' importante anche notare come il prepotente emergere negli ultimi trent'anni di una maggiore coscienza delle problematiche ambientali non sia andata a scapito del progresso scientifico, ma anzi abbia dato un enorme impulso al miglioramento tecnologico. Ad esempio i "Clean Air Act Amendments" introdotti dal parlamento statunitense nel 1990 per migliorare la qualità dell'aria non hanno affatto portato ai disastri economici previsti da alcuni critici e sono costati molto meno di quanto predetto inizialmente dalle industrie. In particolare, per quanto riguarda il programma sulle precipitazioni acide dovute al biossido di zolfo, uno studio industriale del 1989 aveva predetto un costo annuale tra 4 e 7 miliardi di dollari, ma le stime più recenti dell' US Accounting Office sono di circa due miliardi di dollari. Il costo della riformulazione del carburante a minore contenuto di benzene era stato valutato dall'industria petrolifera nel 1993 in circa 16 centesimi di dollaro al gallone, ma nel 1999 tale costo è stato valutato essere di solo un centesimo al gallone. Nel 1990 i portavoce di alcune industrie chimiche avevano predetto severi problemi economici e sociali se si fosse accelerata la dismissione dei clorofluorocarburi come refrigeranti. In realtà le industrie chimiche hanno rapidissimamente sviluppato prodotti alternativi ai clorofluorocarburi. E' confortante osservare come recentemente l'atteggiamento del mondo delle imprese verso i problemi ambientali sia cambiato radicalmente. E'sempre maggiore il numero di aziende che adotta strumenti per la gestione ambientale di impresa come i marchi verdi, l'analisi del ciclo di vita dei beni di produzione e lo schema EMAS (management e audit ambientale). Molte imprese hanno infatti scoperto che l'analisi accurata del ciclo produttivo per contenere i danni ambientali ha anche consentito loro di riorganizzare in maniera più razionale l'azienda, realizzando così importanti risparmi sui costi di produzione.
Tutti i medici riconoscono che è meglio prevenire l'insorgenza delle malattie con semplici precauzioni piuttosto che curarle con costosi medicinali quando sono insorte. Siamo convinti che anche per l'ambiente sia meglio investire nella prevenzione del degrado piuttosto che sperare nella cura a posteriori, fidando nell'onnipotenza dello sviluppo scientifico e tecnologico per la soluzione di tutti i guasti provocati dall'incuria e dalla disattenzione. Siamo perciò dell'opinione che i corsi di studio scientifici, sia quelli tradizionali sia quelli di nuova istituzione, non debbano ripiegarsi su di un sapere estremamente specializzato, ma aprirsi all'insegnamento anche di altre discipline scientifiche e di discipline socio-economiche. Solo così creeremo degli scienziati coscienti della realtà sociale in cui operano e della loro influenza sulla salute del nostro ambiente naturale. Siamo convinti che in questa maniera l'Italia non farebbe altro che continuare la sua grande tradizione umanistica nel solco di personaggi come Leonardo, che fu grande scienziato, ingegnere, osservatore della natura e al contempo grande artista.
Per concludere non possiamo infine non ricordare che la libertà di ricerca scientifica non può essere assoluta, perchè anche la ricerca scientifica e tecnologica è soggetta a limitazioni di ordine morale, come qualsiasi altra attività umana. Tra questi limiti etici c'è anche quello di non nuocere alla meravigliosa Natura che ci circonda, formatasi in miliardi di anni di evoluzione biologica.
Il Consiglio Direttivo della Societa' Italiana di Ecologia
Amalia Virzo, Presidente, Professore di Ecologia, Università di Napoli Federico II
Marino Gatto, Vicepresidente, Professore di Ecologia Applicata, Politecnico di Milano
Ferdinando Boero, Segretario, Professore di Zoologia e Biologia Marina, Università di Lecce
Alberto Castelli, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Pisa
Almo Farina, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Urbino
Carlo Gaggi, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Siena
Silvana Galassi, Consigliere, Professore di Ecologia, Università dell'Insubria
Pier Francesco Ghetti, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Venezia
Pierluigi Viaroli, Consigliere, Professore di Ecologia, Università di Parma
Ireneo Ferrari, Professore di Ecologia, Università di Parma, ex Presidente della Società Italiana di Ecologia
Hanno sottoscritto:
Gian Carlo Albertelli, Professore di Biologia, Presidente dell'Associazione Italiana di Oceanografia e Limnologia
Carlo Blasi, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse, Presidente della Società Botanica Italiana
Massimo Capaccioli, Professore di Astronomia, Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, Presidente della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti
Orazio Ciancio, Professore di Assestamento Forestale, Segretario Generale dell'Accademia di Scienze Forestali
Salvatore Fasulo, Professore di Citologia e Istologia, Presidente dell'Unione Zoologica Italiana
Gerardo Marotta, Presidente dell'Istituto Italiano di Studi Filosofici
Giovanni Sburlino, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse, Presidente della Società Italiana di Fitosociologia
Giulio Relini, Professore di Ecologia Animale, Presidente della Società Italiana di Biologia Marina
Luciano Bullini, Professore di Ecologia, Accademico dei Lincei
Ernesto Capanna, Professore di Anatomia Comparata, Accademico dei Lincei
Gian Carlo Carrada, Professore di Biologia marina, Università di Napoli Federico II
Roberto Cenci, Institute for Environment and Sustainability, Joint Research Centre, Ispra
Gabriella Cundari, Professore di Politica dell'Ambiente, Università di Napoli Federico II, Consigliere della Regione Campania
Stefano Guerzoni, Primo Ricercatore, CNR, Istituto di Biologia del Mare, Venezia
Donato Marino, Dirigente, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Paolo Menozzi, Professore di Ecologia, Università di Parma
Sandro Pignatti, Professore di Fondamenti di Valutazione di Impatto Ambientale, Accademico dei Lincei
Andrea Pugliese, Professore di Biomatematica, Universita' di Trento
Aristeo Renzoni, Professore di Conservazione della Natura e delle sue Risorse, Università di Siena
Sergio Rinaldi, Professore di Teoria dei Sistemi, Politecnico di Milano, Premio ITALGAS per le Scienze Ambientali
Andrea Rinaldo, Professore di Costruzioni Idrauliche e Marittime, Universita' di Padova
Remigio Rossi, Professore di Ecologia, Preside della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Università di Ferrara
Renzo Rosso, Professore di Infrastrutture Idrauliche, Politecnico di Milano
Rodolfo Soncini Sessa, Professore di Modellistica e Gestione delle Risorse Naturali, Politecnico di Milano
Adesioni ricevute:
Anna Alfani, Professore di Ecologia, Università di Napoli Federico II
Paolo Boscato, Ricercatore di Archeozoologia, Università di Siena
Antonella Brozzetti, Professore di Diritto Bancario, Università di Siena
Giampiero Cai, Ricercatore di Botanica, Università di Siena
Ilaria Corsi, Assegnista di Ecotossicologia, Università di Siena
Roberto Danovaro, Professore di Ecologia, Università di Ancona
Vincenzo De Dominicis, Professore di Botanica, Università di Siena
Giulio De Leo, Professore di Ecologia Applicata, Università di Parma
Anna Elisa Fano, Professore di Ecologia, Università di Ferrara
Lucia Falciai, Ricercatrice di Ecologia, Università di Siena
Silvia Ferrozzi, Assegnista di Ecotossicologia, Università di Siena
Paolo Gambassini, Professore di Ecologia Preistorica, Università di Siena
Folco Giusti, Professore di Zoologia, Università di Siena
Maria Grazia Mazzocchi, Primo Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Stefano Loppi, Ricercatore di Botanica, Università di Siena
Fausto Manes, Professore di Ecologia, Università di Roma La Sapienza
Giuseppe Manganelli, Professore di Zoogeografia, Università di Siena
Monica Modigh, Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Emanuela Molinaroli, Ricercatore di Geologia Marina, Università di Venezia
Marina Montresor, Primo Ricercatore , Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Massimo Nepi, Ricercatore di Botanica, Università di Siena
Ettore Pacini, Professore di Botanica, Università di Siena
Maurizio Ribera d'Alcalà, Primo Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Annamaria Ronchitelli, Professore di Paleontologia Umana, Università di Siena
Gianni Fulvio Russo, Professore di Ecologia, Università di Napoli Parthenope
Vincenzo Saggiomo, Dirigente, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Adriana Zingone, Primo Ricercatore, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Patrizia Torricelli, Professore Ordinario di Ecologia, Dipartimento di Scienze Ambientali, Università Ca' Foscari Venezia
Paolo Burlando, Professore di Idrologia e Gestione delle Risorse Idriche, Scuola Politecnica Federale di Zurigo, Svizzera
Francesco Montecchio Responsabile di Sezione Associazione Italiana per il WWF – Sezione di Este
Rino Cardone Giornalista Professionista, TG3 RAI Radio Televisione Italiana
Valerio Caramassi, Direttore di ECO SRL Marketing e Comunicazione Ambientale, Livorno
Andrea Nardini, ingegnere, esperto senior Ministero Ambiente, Servizio Sviluppo Sostenibile (Roma); socio fondatore del Centro Italiano Riqualificazione Fluviale (CIRF)
Riccardo Sedola, Direttore Tecnico Ufficio Ambiente, Comune di Maranello, Modena
Rosario Gatto, Docente, Min. Pubblica Istruzione
Daniele Fraternali, Ingegnere chimico, ex ricercatore di area ENEL, Ricercatore indipendente nel settore energia ed ambiente
Enzo Pranzini, Professore straordinario di Geografia fisica, Universtà degli Studi di Firenze
Maurizio Gioioisa, Naturalista - Resp. Ricerca, Museo Provinciale di Storia Naturale di Foggia
Adriana Galderisi, Ricercatrice CNR- Docente a contratto presso l'Università Federico II di Napoli,
Gianpaolo Salmoiraghi, Ricercatore confermato, Professore di Ecologia applicata e di Limnologia, Università di Bologna
Giannozzo Pucci, agricoltore, pubblicista, Membro Commissioni agricoltura biologica e agricoltura sostenibile del MIPAF, Associazione Fioretta Mazzei; Associazione La FierucolaOnl.
Luigi Guarrera, Direttore AMAB-Ass. Medit. Agricoltura Biologica, AMAB
Massimo Pandolfi, Docente e Ricercatore confermato, Università degli Studi di Urbino
Fabio Caporali, Professore Ordinario di Ecologia Agraria, Università della Tuscia
Anna Giovanetti, biologa, ricercatrice ENEA, CR Casaccia, Roma
Pasquale De Sole, Laboratorio di Chimica clinica - Policlinico Gemelli, Università Cattolica Sacro Cuore, Roma
Antonino Drago , Docente di Storia della Fisica, Università Federico II, membro del Com. Scient. del CIRB, Napoli
Elda Perlino, Primo Ricercatore CNR, IBBE- BARI
Franco Medici, Professore di Tecnologia dei Materiali e Chimica Applicata, Università di Roma "La Sapienza"
Elisabetta Morelli, Ricercatore presso l'Istituto di Biofisica, CNR PISA
Gioacchino Carella, Tecnico del CNR e Vice Sindaco di Capurso, Bari
Giovanni Cercignani, Ricercatore Confermato, Università degli Studi di Pisa.
Simonetta Corsolini, Ricercatore di Ecologia. Dip. Sc. Ambientali, Università di Siena
Silvia Olmastroni, Dottoranda in Scienze Polari, Dipartimento Scienze Ambientali, Siena
Stefano Mazzotti, Conservatore Zoologia, Museo di Storia Naturale, Ferrara
Daniele Vitalini, Primo Ricercatore, Istituto per la Chimica e la Tecnologia dei Materiali Polimerici, CNR, Catania
Monica Masti, Funzionario Amministrativo, Università di Siena
Antonio Finizio, Assegnista di Ricerca, Università di Milano Bicocca
Francesco Maria Senatore, Biologo Chiron Vaccines, Siena
Aldemaro Boscagli, Ricercatore, Dip. Scienze Ambientali, Università di Siena
Michele Gregorkiewitz, Professore Associato di Cristallografia, Dip. Scienze della Terra, Università di Siena
Alessandro Chiarucci, Ricercatore, Dip. Scienze Ambientali, Università di Siena
Elena Torricelli, Dottoranda in Ecologia, Dip. Scienze Ambientali, Università di Parma
Gilberto Gandolfi, Professore Ordinario di Biologia, Università di Parma
Cinzia Marchiani, Borsista Post-Dottorato, Università di Parma
Filippo Samperi, Ricercatore ICTMP (CNR)
Silvia Scozzafava, Master in Scienze Ambientali, University of Stirling, UK
Cecilia Robles, Dipartimento di Scienze Ambientali, UNiversità di Siena
Agostino Letardi, Ricercatore ENEA, Roma
Riccardo Basosi, Prof. Ordinario, Docente di Tecnologia ed Economia delle Fonti di Energia. Dip. Di Chimica – Univ. Siena
Emilio Martines, Ricercatore, Istituto Gas Ionizzati del CNR, Padova
Carlo Nike Bianchi, Ricercatore ENEA, Centro Ricerche Ambiente Marino, Santa Teresa, La Spezia
Carla Morri, Ricercatrice di Ecologia, Università di Genova
Sebastiano Calvo, Dipartimento di Scienze Botaniche, Palermo
Matteo Orlandi, Presidente del Parco Fluviale Regionale dello Stirone
Roberto Imperiali, Presidente del Circolo Culturale Palazzo Cattaneo, CR
Loreto Rossi, Professore Ordinario di Ecologia, Università di Roma "La Sapienza"
David Pellegrni, I Ricercatore, ICRAM (Istituto Centrale di Ricerca Applicata al Mare) Roma
Giovanna Ranci Ortigosa, Dottore di ricerca in Ecologia, Assegnista di ricerca, Politecnico di Milano
Giancarlo Sbrilli, Biologo Dirigente, ARPAT Piombino (LI)
Paola Grasso, International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention (ICPS), Busto Garolfo (MI)
Daniel Franco, Prof. a contr. Ecologia del Paesagio, Università di Venezia; esperto senior Ministero Ambiente
Susanna Perlini, Direttore del Parco Regionale Oglio Sud, MN
Giacomo Santini, Ricercatore, Dipartimento Biologia Animale e Genetica,Università di Firenze
Gianumberto Caravello, Università di Padova
Riccardo Basosi, Università di Siena
Fabio Romani, Dott.in Scienze Ambientale, Ernst&Young S.p.A.– Divisione ambiente
Christian Melis, laureato in Scienze Ambientali
Tiziana Lettere, Architetto del Paesaggio, Firenze
Giuliana Guarino, Dottoranda di Ecotossicologia, Università di Siena
Claudio Malagoli, Prof. Associato di Estimo rurlae e pianificazione agricola, Università di Bologna
Gabriella Buffa, Professore Associato - Settore "Botanica ambientale ed applicata", Universita' "Ca' Foscari" di Venezia
Emanuela Molinaroli, Ricercatore, Dipartimento di Scienze Ambientali , Università di Venezia
Elena Battaglini, Ricercatore Senior ; Responsabile Area di Ricerca Ambiente, Territorio e Sicurezza; IRES (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) Roma
Gianni Tamino, Docente di Biologia e di Fondamenti di Diritto ambientale, Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova
Enrico Crepaldi, Professore di Telecomunicazioni Istituto Tecnico Industriale Statale "G. Galilei" Adria (RO)
Pietro Piussi, Ordinario di Selvicoltura generale, Facoltà di Agraria, Università degli studi di Firenze
Vittorio Parisi, Docente di Zoologia, Università di Parma
Sergio Rozzi, Responsabile Servizio Tecnico Urbanistico, Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e presidente dell'Associazione IL SALVIANO-Pro Natura Marsica
Roberto Pinton, Consulente aziendale agroalimentare, giornalista, Greenplanet Natural Network International Federation of Organc Agriculture Movements, Padova
Gigliola Puppi, Dipartimento di Biologia Vegetale, Università "La Sapienza"
Alessandro Carletti, Dottorando in Ecologia, Università degli studi di Parma
Raffaello Giannini, Professore di Genetica, Università di Firenze
Matteo Badiali, Rappresentante degli studenti CdL Scienze Ambientali - Ravoologia, Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo, Università di Roma La Sapienza,
Ettore Pacini, Professore di Botanica, Università di Siena
Maurizio Ribera d' Alcalà, Primo Ricercatore, Laboratorio di Oceanografia Biologica. Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Annamaria Ronchitclli, Professore di Paleontologia Umana, Università di Siena
Gianni Fulvio Russo, Professore di Ecologia, Università di Napoli Parthenope
Vincenzo Saggiomo, Dirigente, Laboratorio di Oceanografia Biologica, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Adriana Zingone. Primo Ricercatore, Laboratorio di Botanica Marina, Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli
Liliana Mammino, Associated Professor of Applied Chemistry, University of Venda, South Africa
Maurizio Fraissinet, Dirigente di Staff della Presidenza della Regione Campania per il coordinamento delle Aree Protette
Marzia Cristiana Rosi, Ricercatore Università di Firenze
Mirco Federici, Dottorando in Scienze Chimiche XVI ciclo
Annarita Leva, Ricercatore CNR Istituto Propagazione Specie Legnose, Firenze
Valerio Sbordoni, Professore di Zoologia; Coordinatore dell'Osservatorio sulla Biodiversità delle Aree Protette del Lazio (Agenzia Regionale Parchi/Università del Lazio), Università di Roma "Tor Vergata"
Bruno Sabelli, Professore di Zoologia, Università di Bologna
Laura Mancini, ricercatrice, responsabile di programmi di ricerca ed attività istituzionali. Istituto Superiore di Sanità, Roma
Francesca Cellina, Dottoranda in Ecologia, Università di Parma
Ferdinando Porciani, Docente Corso D.U.I., Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università di Firenze
Giorgio Vacchiano, Studente di Scienze Forestali Ambientali, Università di Torino
Raffaele D'Adamo, Ricercatore, Istituto per lo Studio degli Ecosistemi Costieri, Lesina (FG)
Armando Gariboldi, Naturalista libero professionista, già Direttore Generale della LIPU
Angelo Fierro, Cattedra di Ecologia, Dipartimento di Biologia Vegetale, Università Federico II, Napoli
Emilio Padoa Schioppa, Dottorando - Scienze Naturalistiche e Ambientali XV° Ciclo. Università di Milano-Bicocca
Giuseppe Zerbi, Professore ordinario di Ecologia Agraria, Università di Udine
Carlo Galli, Avvocato- Vicepresidente W.W.F. ITALIA, Lecco
Longino Contoli, ex Primo Ricercatore e Docente, CNR, Roma
Dario Occhi Villavecchia, Ingeniere Libero Professionista, Asti
Giuseppe Sansoni, Resp. U.O. Tutela Risorsa Idrica, ARPAT, Dip. di Massa Carrara
Beti Piotto, Ricercatrice all'Agenzia Nazionale Protezione dell'Ambiente, ROMA
Leonardo Nieri, Tecnico Amministrativo - Uff. Ambiente -Inquinamento Atmosferico, Amministrazione Provinciale di Pisa
Franco Paolinelli, Presidente Associazione Silvicultura Agrocultura Paesaggio, Roma
Fausta Setti, Ricercatore, Dip.di Biologia, Università di Milano
Nelli Luca, Servizio Prevenzione e Protezione, Chiron S.p.a. Siena
Giovanna Tornello, Docente di Scienze, Palermo
Mario Castorina, Dirigente di Ricerca, ENEA, Roma
Giovanni Dimitri, Presidente Associazione Italiana delle Scienze Ambientali, Parma
Angelo Parrello, Segretario Generale Commissione Intermediterranea, (organizzazione europea che associa tutte le Regioni del Mediterraneo), Livorrno
Edo Ronchi, Presidente Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, (ISSI)
Stefano Semenzato, Vicepresidente Istituto Sviluppo Sostenibile Italia, (ISSI)
Pasquale Ventrella, Biologo- Membro Commissione Conservazione Societas Herpetologica Italica, Foggia
Maria Antonietta La Torre, Docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio. Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa - Napoli
Franco Paolinelli, Presidente Associazione S.A.P. Silvicultura Agrocultura Paesaggio, Roma
Federico Ferrario, Laureando in Economia Politica, Università Commerciale Luigi Bocconi - Milano
Marcello Vitale, Ricercatore Confermato SSD Ecologia, Dipartimento di Biologia Vegetale, Univ. "La Sapienza"- Roma
Riccardo Santolini, Ricercatore, Docente di Ecologia, Univ. Urbino e Univ. Bologna
Antonio Di Sabatino, Ricercatore, Docente di Ecologia delle acque interne, Università di L'Aquila
Giovanni Staiano, Biologo, ANPA - Agenzia Nazionale Protezione Ambiente, Roma
Giuseppe Bogliani, Professore Associato di Zoologia, Università di Pavia
Marco Gustin, Responsabile specie e caccia, LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), Parma
Irene Montanari, Biologa, Bologna
Claudio Carere, Ricercatore, Dept Animal BehaviourUniversity of Groningen, NL
Caterina Morosi, Dottorando di ricerca in Pianificazione forestale, Università degli Studi di Firenze
Carlo Rondinini, Dottorando in Biologia Animale, Università di Roma La Sapienza
Johannes Pignatti, Professore associato in Paleontologia e Paleoecologia, Università di Roma "La Sapienza"
Mariella Morbidelli, Insegnante di Scienze,MIUR, Perugia
Luciana Carotenuto, Dottore di Ricerca in Geobotanica, Università di Camerino
Pietro Politi, specialista in gestione dell'ambiente naturale e delle aree protette, Università di Camerino
Giovanni Piva, Ufficio educazione ambientale, Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Gisella Monterosso, Specialista in gestione ambiente naturale ed aree protette, Università di Camerino
Franco Moccia, Geologo, Bari
Giovanni Monastra, Biologo ricercatore - Coordinatore Scientifico, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), Roma.
Luciano Carotenuto, P. O. - titolare corso Analisi dei Sistemi , Facoltà di Ingegneria - Università della Calabria
Attilio Arillo, Professore. di Zoologia e di Meccanismi evolutivi, Università di Genova.
Ezio Marzella, Ferroviere, Ferrovie dello Stato - Rete Ferroviaria Italiana
Laura De Riso, collaboratore tecnico, Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Ufficio Conservazione Natura
Davide Geneletti, Professore a contratto di Metodi di Valutazione Ambientale, Università degli Studi di Trento
Gretel Frangipane, Dottoranda Dip. Scienze Ambientali - Univesità Ca' Foscari di Venezia.
Maria Appiani, Architetto, Dip. di Pianificazione territoriale, Università della Calabria
Carlo Maurizio Modonesi, Biologo, Professore a contratto, Museo di Storia Naturale, Università di Parma
Vito Marino, guardia ecozoofila, A.N.P.A.N.A. Associazione Nazionale Protezione Animali Natura Ambiente, Roma

sabato 11 gennaio 2014

DANNI DA COESISTENZA CON OGM, PER UN AGRICOLTORE BIOLOGICO

E’ risaputo che un agricoltore convenzionale spesso decide di passare alle  coltivazioni biologiche, al fine di incrementare il proprio Reddito Netto (da lavoro e da capitale soprattutto). Come è risaputo il Reddito Netto è dato dalla differenza tra Valore delle Vendite, meno Valore dei Costi Espliciti sostenuti. In agricoltura biologica, pur in presenza di prezzi dei prodotti maggiori di quelli dell’agricoltura convenzionale, il valore delle vendite per ettaro è spesso inferiore a quello dell’agricoltura convenzionale, in relazione ad una minor produttività per ettaro. In Agricoltura Biologica, però, il valore del Reddito Netto dell’agricoltore è spesso superiore a quello ottenibile in agricoltura convenzionale, in quanto il ricorso al mercato per i mezzi produttivi è alquanto limitato e sempre più spesso si attua una agricoltura che potremmo definire a “ciclo chiuso”. L’agricoltore biologico ricava reddito dalla sua manodopera, dai suoi capitali monetari e dai suoi capitali fondiari. A quanto ammonta questo suo Reddito Netto? Volendo fare dei conti “superficiali”, ma realistici,  potremmo dire che per una azienda a seminativo il fatturato è dell’ordine di 1.500 euro/ettaro e i “Costi Espliciti” sono dell’ordine di 500 euro/ettaro. Pertanto, l’agricoltore biologico che attua le normali colture a seminativo (per le orticole e le frutticole i valori sono molto diversi e molto più alti),  ha un Reddito Netto dell’ordine di 1.000 euro/ettaro l’anno.
Con la coesistenza con colture OGM cosa potrà accadere? Accadrà che il coltivatore biologico non potrà mai avere la certezza di attenere un prodotto idoneo ad essere etichettato come “biologico”, pertanto, non potrà correre il rischio di coltivare ai costi (più alti) del biologico, per poi vendere ai prezzi (più bassi) del convenzionale o, addirittura, del transgenico. In questa situazione di coesistenza il coltivatore biologico sarà costretto prima o poi ad abbandonare questa attività, per dedicarsi, sempre che il Reddito Netto conseguibile lo consenta, all’agricoltura convenzionale. Se, addirittura, l’agricoltura convenzionale non gli consentirà di ottenere un adeguato Reddito Netto per se e per la sua famiglia, egli dovrà abbandonare l’agricoltura e dedicarsi a qualcos’altro.
A questo punto la domanda che sorge spontanea è “a quanto ammonta il danno monetario subito dall’agricoltore biologico?”.
Per farla molto breve, egli ha subito 2 tipologie di danno economico (poi, volendo, potrebbero esserci altre tipologie di danno, non riconducibili a situazioni economiche, come per esempio il prestigio sociale, la tranquillità, il lavoro proprio, le prospettive di miglioramento economico, ecc.):
-         Danno per le spese di avviamento a suo tempo sostenute, in quanto, come è risaputo negli anni di “conversione” il reddito dell’agricoltura biologica è inferiore al reddito conseguibile dall’agricoltura convenzionale;

-         “Lucro cessante” , in quanto a causa della coesistenza, che determina incertezza produttiva, egli non potrà più continuare nella sua attività di agricoltura biologica.

Il danno economico per le “Spese di avviamento” non è molto elevato, in quanto è limitato a quella differenza di reddito che l’agricoltore biologico ha dovuto subire nei 2 anni di conversione (ha dovuto produrre con i sistemi del biologico, ma ha dovuto vendere ai prezzi del convenzionale). Si possono stimare, più o meno 500 euro/ettaro. A questi vanno aggiunte le spese di riconversione e di certificazione, quantificabili in altri 200 euro/ettaro. Un totale di 1.400 euro/ettaro, che possono anche essere trascurate, in relazione al danno da “lucro cessante”.
Molto maggiore è il valore del “Lucro cessante”, in quanto questo mancato Reddito Netto annuale è ipotizzabile che potesse durare all’infinito ……………….per l’agricoltore, per la sua famiglia, per i suoi figli e per i figli dei suoi figli. La coesistenza con coltivazioni OGM determina l’impossibilità di mandare avanti questa attività. L’Estimo ci insegna che il valore attuale di un reddito infinito è pari alla capitalizzazione, ai saggi attuali (1%), di questo reddito, ovvero è pari a quella cifra che investita al tasso di capitalizzazione è in grado di fornire tutti gli anni un reddito analogo.

In definitiva, il valore attuale di un Reddito Netto medio annuo di 1.000 euro/ettaro sarà pari a 100.000 euro/ettaro, poiché per ottenere 1.000 euro di reddito, al tasso dell’1% occorrono 100.000 euro.


Coesistenza con piante OGM, nel caso in cui un imprenditore biologico debba rinunciare a portare avanti la sua attività e abbandoni l’agricoltura, significa procurargli un danno economico di 100.000 euro/ettaro.

venerdì 10 gennaio 2014

Sembra proprio che non sia vero che al di là della proteina transgenica null’altro cambia nell’Organismo Geneticamente Modificato (sostanziale equivalenza)

I sostenitori degli OGM affermano che al di là della proteina transgenica null’altro cambia nella pianta e nel frutto della pianta Geneticamente Modificata. Questa affermazione, un po’ azzardata, sembra proprio non essere vera, in quanto taluni studi avrebbero dimostrato il contrario, ovvero che la presenza del transgene e la presenza della proteina prodotta dal transgene, determinerebbero delle modificazioni all’interno dell’Organismo Geneticamente Modificato, con modificazione anche delle altre  caratteristiche dell’organismo.
Trattasi di un elemento molto importante, poiché da un punto di vista strettamente economico il consumatore tende sempre più a risparmiare nelle operazioni di acquisto dei singoli beni, al fine di poter aumentare, con lo stesso reddito, i consumi totali. Pertanto, non vi è alcun dubbio sul fatto che egli potrebbe rivolgere l’attenzione verso alimenti OGM se, rispetto a quelli convenzionali, essi avessero le stesse caratteristiche organolettiche ed avessero un prezzo di acquisto inferiore.
Relativamente alle caratteristiche organolettiche, occorre, però, evidenziare che l’equivalenza qualitativa tra l’alimento transgenico e quello convenzionale è ancora tutta da dimostrare, in quanto il cibo OGM contiene sia il transgene o i transgeni, sia la proteina o le proteine espressione del transgene. Si aggiunga poi che alcuni studi avrebbero evidenziato caratteristiche nutrizionali sensibilmente diverse tra il prodotto OGM e il suo omologo convenzionale. Così, per esempio, secondo specifiche ricerche svolte da Università americane, il mais BT avrebbe un maggior contenuto di lignina rispetto al mais convenzionale, mentre il pomodoro arricchito di Vitamina A avrebbe un minor contenuto di licopene.
In particolare, l'introduzione del transgene sembra cambiare il metabolismo della pianta, cambiando così le caratteristiche finali della pianta stessa. Ci sarebbero degli effetti a cascata dei quali ha parlato anche il prof. Dulbecco.
Non v'è dubbio che, a parità di qualità, nel caso in cui si verificasse una reale contrazione dei prezzi dei beni alimentari, si potrebbe determinare un incremento di benessere per la società, in relazione alla possibilità di consentire alle popolazioni più povere di poter acquistare una maggior quantità di beni necessari a soddisfare il loro fabbisogno alimentare e alla possibilità da parte dei consumatori dei Paesi ricchi di risparmiare nell'acquisto di alimenti, per poi destinare la restante parte del loro reddito ad altri consumi di livello superiore.


Da rilevare, però, che nel caso di prezzi di vendita inferiori rispetto a quelli convenzionali, ma in presenza di incertezze in merito alle caratteristiche qualitative, il consumatore pagherà meno questi alimenti, ma gli rimarrà comunque l'incertezza sulle loro reali capacità nutrizionali. Tale incertezza determina una diminuzione del grado di soddisfacimento dei bisogni, in quanto l'eventuale minor prezzo di acquisto degli alimenti OGM, potrebbe essere visto come un vantaggio virtuale, non reale, caratterizzato da un livello di utilità inferiore rispetto a quello che avrebbe ottenuto dal consumo di cibi dei quali conosce le reali proprietà organolettiche e nutrizionali (costa meno, ma probabilmente vale anche meno!!). Non si spiegherebbe altrimenti il forte aumento del consumo di prodotti biologici e dei prodotti tipici (DOP, IGP, DOC, ecc.) che si è verificato negli ultimi anni (il consumatore paga di più un prodotto che secondo il suo giudizio è caratterizzato da una maggior utilità e che, pertanto, ritiene maggiormente idoneo a soddisfare i suoi bisogni, che, oggigiorno, fanno riferimento alla qualità, alla genuinità, alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità).

Arctic Golden e Arctic Granny…….al momento non ne abbiamo bisogno….grazie

Una mela “miracolosa”, ovviamente OGM, che non annerisce a contatto con l’aria, è  l’ultimo dei miracoli dell’industria transgenica, che ben poco può contribuire all’economia agricola italiana (siamo, forse, il primo produttore mondiale di mele) e alla genuinità dei cibi, da tutti auspicata. Questa mela, “Arctic Golden e Arctic Granny”, conserva  un aspetto sempre croccante e lucente, anche dopo alcune ore, forse giorni, dal  momento in cui è stata sbucciata. Questa mela, al momento attuale, è oggetto di attenzioni da parte della FDA degli USA ed è in attesa di approvazione da parte del Ministero federale dell’Agricoltura.
Ci serve veramente questa mela? Gli agricoltori la adotteranno?
Alla prima domanda non siamo in grado di rispondere, poiché nessuno è materialmente in grado di comprendere la reale portata di una innovazione. Spesso innovazioni che a prima vista erano considerate inutili, si sono poi rivelate di importanza “vitale” per lo sviluppo della Società.
Più semplice è rispondere alla seconda domanda, soprattutto in un momento come questo, in cui nel nostro Paese e nei Paesi dell’UE l’80% dei consumatori si dichiara contrario all’acquisto e al consumo di alimenti OGM. Probabilmente solo qualche agricoltore “fortemente innovatore” e “amante del rischio” coltiverebbe qualche pianta di questa mela (poi, nel tempo, ovviamente se il mercato le richiede, amplierebbe le superfici). La gran parte dei melicoltori, che ancora non hanno ammortizzato completamente i costi delle certificazioni IGP ottenute, con ogni probabilità non coltiverà questa mela.
La mela OGM non è mais OGM, non è soia OGM, non è colza OGM. Mais OGM, soia OGM e colza OGM sono destinati all’alimentazione animale e l’uomo si nutre di questi OGM indirettamente, attraverso l’utilizzazione dei loro derivati (carne, latte, uova, ecc.). Per la mela il discorso è diverso e sarebbe il primo prodotto dopo il “pomodoro che non marcisce” (eliminato dal mercato poiché sembra avesse un forte sapore metallico- di alluminio) ad essere destinato ad alimentazione diretta umana. Il nostro consumatore già non si fida degli OGM destinati all’alimentazione umana, figuriamoci se si fiderà di quelli destinati alla sua diretta alimentazione e a quella dei suoi figli.
Ma c’è di più. Il nostro melicoltore dovrebbe abbandonare cultivar sicure, cultivar che finora gli hanno dato grandi soddisfazioni economiche per impiantare queste mele (costo di impianto e allevamento di 50.000 euro/ha ), che cominceranno a produrre tra 4-5 anni e che produrranno delle mele delle quali non conosciamo le reali caratteristiche organolettiche o, quantomeno, come queste caratteristiche saranno percepite dal consumatore (potrebbero avere delle ottime caratteristiche organolettiche, ma solo perché OGM potrebbero comunque essere scartate dal consumatore). Da questo punto di vista abbiamo la “quasi certezza” che i consumatori, almeno quelli italiani, non ne compreranno una di queste mele.
Per l’agricoltore, melicoltore, esiste poi un altro problema. Queste mele saranno sicuramente brevettate, per cui il detentore del brevetto attiverà sicuramente dei contratti di coltivazione simili alla “Soccida” e adottati per l’allevamento animale. E’ ovvio che in una situazione di questo tipo il valore aggiunto andrà nelle mani del proprietario del brevetto sulla mela e al nostro melicoltore non rimarrà nulla, o quasi.
Per il nostro Paese si pongono poi altri problemi, come per esempio quello di dare la possibilità a Paesi che non hanno strutture produttive, o che non hanno capacità professionali, di poter coltivare questa mela nel nostro Paese. Tale strategia è resa possibile dal brevetto, poiché il Paese estero potrebbe coltivare sulla base di “contratti simil Soccida” la mela nel nostro Paese, per poi commercializzarla nei Paesi limitrofi al nostro. E’ ovvio che questa mela farà concorrenza alle nostre mele e, questo, non è sicuramente un vantaggio per i nostri melicoltori e per la nostra economia.


E se invece di fare la “mela che non marcisce” educassimo i bambini, dicendo loro che la mela un pò neruccia è ugualmente buona come l’altra?

martedì 7 gennaio 2014

NELLA BOZZA DI DOCUMENTO SULLA “COESISTENZA OGM” DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA” MANCANO LE “AREE RIFUGIO”

Premesso che la coesistenza tra coltivazioni OGM e coltivazioni “non OGM” è un “Cavallo di Troia” e prima o poi, in uno stesso mercato, le coltivazioni OGM soppianteranno le coltivazioni “non OGM” (la moneta cattiva scaccia la moneta buona), a mio parere ci sono alcune cose che non vanno nella “BOZZA DI DOCUMENTO SULLA “COESISTENZA OGM” DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA”.

In particolare, salta subito all’occhio che questa bozza non prevede la realizzazione delle “Aree rifugio per gli insetti”, così come stabilito dalla “Grover Guide per il Coltivatore” negli USA. Come è risaputo le “Aree Rifugio” sono rappresentate da aree coltivate a mais convenzionale (fino al 50% della superficie coltivata a mais Bt), allo scopo di evitare che soggetti di piralide resistenti alla proteina Bt localizzati nel campo di mais BT, vadano a fecondare altri soggetti resistenti, sempre localizzati nel campo di mais BT, dando così origine ad una progenie resistente. 

Il giochetto è presto spiegato: se noi accanto ad un campo di mais Bt mettiamo un campo di mais convenzionale, con ogni probabilità nel campo di mais Bt si selezioneranno insetti resistenti alla tossina Bt, mentre nel campo di mais convenzionale ci saranno soggetti non resistenti. L’esclusiva presenza di coltivazioni di mais Bt determinerebbe una forte presenza di soggetti resistenti (maschi e femmine), con creazione di progenie di insetti resistenti. Mettendo accanto al campo di mais Bt un campo di mais convenzionale, la formazione di progenie di piralide resistente alla tossina Bt è notevolmente rallentata, non evitata, in quanto soggetti resistenti provenienti dal campo di mais Bt possono fecondarsi con soggetti non resistenti provenienti dal campo di mais convenzionale.

Il fatto che si selezionino “ceppi di piralide” resistenti alla tossina Bt, rappresenterebbe un grande guaio per gli agricoltori biologici e per molti agricoltori convenzionali che, oggigiorno, anche al fine di rispettare talune esigenze della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), utilizzano il Bacillus thuringiensis per il contenimento degli attacchi di taluni insetti.


E’ questa una pratica colturale estremamente necessaria, obbligatoriamente adottata anche negli USA e che è sicuramente da introdurre nelle norme di coesistenza.

domenica 5 gennaio 2014

Prima bozza delle "Norme di Coesistenza" tra coltivazioni OGM e coltivazioni Non OGM emanate dalla Regione Friuli Venezia Giulia

La Regione Friuli Venezia Giulia è in procinto di varare le “MISURE PER EVITARE LA PRESENZA INVOLONTARIA DI OGM NELLE COLTURE CONVENZIONALI E BIOLOGICHE”, ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 5/2011.

Tali norme, in assenza di altre Leggi che obblighino l'etichettatura dei "derivati da OGM" (carne, latte, uova, ecc.), non faranno altro che favorire la diffusione degli OGM nel nostro Paese, con tutto quello che ne potrà seguire.



 SINTESI DELLE PROPOSTE PER LA CONSULTAZIONE DI CUI ALL’ARTICOLO 11 BIS, COMMA 1 DELLA LEGGE REGIONALE 5/2011

Premesse:

La legge regionale 6/2013 (Assestamento del bilancio 2013) ha modificato la legge regionale 5/2011 relativa all’impiego di OGM in agricoltura introducendo, nella nuova versione dell’articolo 2, criteri e procedure per l’approvazione delle misure per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche.  
Ai sensi del predetto articolo, le misure di coesistenza tengono conto, in particolare, dei seguenti fattori: le condizioni naturali, le condizioni climatiche che influenzano l'attività degli impollinatori e la dispersione di polline attraverso l'aria, la topografia, i modelli produttivi, le strutture aziendali comprese le strutture circostanti e i sistemi di rotazione delle colture.  
Le misure di coesistenza sono contenute in un apposito regolamento regionale che viene approvato dalla Giunta regionale in via preliminare e poi viene notificato alla Commissione europea: al termine dell’esame da parte di quest’ultima, il regolamento viene approvato in via definitiva dalla Giunta regionale e poi viene emanato con decreto del Presidente della Regione e pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione.
Prima della proposizione del regolamento alla Giunta regionale, la Direzione centrale attività produttive, commercio, cooperazione, risorse agricole e forestali - Area risorse agricole e forestali procede, ai sensi dell’articolo 11 bis, comma 1 della legge regionale 5/2011, alla consultazione delle associazioni degli agricoltori, dei consumatori e delle associazioni ambientaliste, nonché da esperti indicati dalle Università e dalla Federazione regionale degli Ordini dei dottori agronomi e dei dottori forestali.  
Ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale 5/2011, tale regolamento può prevedere appositi requisiti, prescrizioni tecniche e limitazioni per la coltivazione di OGM e può inoltre prevedere il pagamento di una tariffa, proporzionale alla superficie coltivata, finalizzata a copertura forfettaria dei costi sostenuti per i controlli sul rispetto delle misure di coesistenza medesime.
Il presente documento è pertanto finalizzato ad illustrare, ai fini della fase di consultazione, i contenuti sulla base dei quali verrà perfezionato il regolamento regionale recante le misure di coesistenza.
A tal fine vengono descritti, nell’ordine, i contenuti delle norme generali che riguarderanno la coltivazione di tutte le varietà di colture contenti OGM e, poi, i contenuti delle norme specifiche che riguarderanno la coltivazione di mais.

 1. DISPOSIZIONI GENERALI APPLICABILI A TUTTE LE COLTURE CONTENENTI OGM  

1.1 REQUISITI PER LA COLTIVAZIONE: PARTECIPAZIONE AD ATTIVITA’ FORMATIVA  

Sarà previsto, quale requisito per procedere alla coltivazione di varietà OGM, la partecipazione e il superamento di un corso rivolto all’acquisizione di conoscenze di base relative a:
- caratteristiche tecniche degli OGM;
- normativa comunitaria, statale e regionale in materia di impiego di OGM in agricoltura;
- applicazione delle misure di coesistenza previste nella Regione Friuli Venezia Giulia.  
Il corso, di durata minima di 8 ore, prevederà un esame scritto di teoria e il rilascio di un attestato di superamento del corso medesimo.  
Il corso sarà organizzato, prima dell’inizio di ogni stagione di semina, sulla base della presentazione di richieste scritte di partecipazione.  
Il costo del corso, determinato in via forfettaria, sarà a carico dei partecipanti.  
Il corso verrà organizzato dall’Amministrazione regionale, attraverso la Direzione centrale attività produttive, commercio, cooperazione, risorse agricole e forestali, la quale potrà avvalersi dell’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale (ERSA) e di soggetti esterni qualificati.
Con decreto del Vice Direttore centrale preposto all’Area risorse agricole e forestali saranno annualmente stabilite le modalità operative di svolgimento dei corsi: tale provvedimento stabilirà l’eventuale coinvolgimento dell’ERSA e di soggetti esterni , le date di svolgimento, le modalità di acquisizione delle iscrizioni, il costo del corso a carico dei frequentanti e le modalità di pagamento, i criteri generali per lo svolgimento dell’esame finale ecc.

La validità del corso sarà di tre anni: al termine del triennio, al fine di mantenere il requisito richiesto per la coltivazione di OGM, sarà necessario frequentare nuovamente il corso.  
In caso di coltivazione di OGM senza aver superato il corso troverà applicazione la sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 8, comma 1 della legge regionale 5/2011.  

1.2 ISTITUZIONE DELLA TARIFFA A COPERTURA FORFETTARIA DEI COSTI DEI CONTROLLI  

Come consentito dall’articolo 2, comma 5 della legge regionale 5/2011, verrà istituita una tariffa a copertura forfettaria dei costi che l’ERSA sarà chiamata a sostenere per gli accertamenti tecnici tramite campionamenti dei terreni nell’ambito dell’attività di vigilanza , svolta dal Corpo forestale regionale, sul rispetto delle misure di coesistenza.
La tariffa verrà quantificata in 50 euro per ettaro o frazione di ettaro seminato con sementi OGM.
L’importo della tariffa dovrà essere versato all’ERSA da parte di ciascun conduttore, entro il 30 giugno di ogni anno, per l’importo corrispondente al complesso dei terreni seminati con OGM.  

1.3 LIMITAZIONI TERRITORIALI ALLE COLTURE OGM: ZONE OGM FREE

 Verranno individuate alcune zone in cui, per la presenza di specifiche condizioni naturali sarà vietato coltivare OGM in ragione delle seguenti finalità:

1) escludere la possibilità che le api, provenienti dagli apiari aventi localizzazione fissa e individuabile, possano bottinare, ossia raccogliere polline e nettare, su colture OGM e quindi produrre miele contenente OGM;

2) salvaguardare gli ambienti naturali presenti nel sistema regionale delle aree naturali protette;

3) tutelare le produzioni extra regionali ed extra nazionali, comprese quelle apistiche, nelle more della definizione di specifiche misure per le aree confinanti, assunte in modo concordato con le autorità interessate.

Con riferimento alla prima finalità, sarà previsto il divieto di coltivare OGM entro 3.000 metri dagli apiari stanziali la cui localizzazione viene denunciata ai Consorzi provinciali degli apicoltori entro il 31 ottobre di ogni anno ai sensi dell’articolo 6 della legge regionale 6/2010 ( Norme regionali per la disciplina e la promozione dell'apicoltura).  
Con riferimento alla seconda finalità, sarà previsto il divieto di coltivare OGM nelle aree naturali di seguito elencate e entro 500 metri dal confine delle medesime:  

a) i siti Natura 2000 (SIC, ZPS);  

b) le aree protette di cui alla legge regionale 42/1996 (Norme in materia di parchi e riserve naturali regionali): parchi regionali, riserve naturali, biotopi naturali, parchi comunali e intercomunali, aree di rilevante interesse ambientale (ARIA) e aree di reperimento;  
c) i prati stabili di cui alla legge regionale 9/2005 (Norme regionali per la tutela dei prati stabili naturali).  

Con riferimento alla terza finalità, sarà previsto il divieto di coltivare OGM entro 3.000 metri dai confini della Regione con altri Stati e con altre Regioni. Tale distanza equivale a quella prevista con riguardo agli apiari stanziali, anche in considerazione del fatto che non è possibile per l’Amministrazione regionale prescrivere obblighi di invio di informazioni in capo alle organizzazioni degli apicoltori presenti fuori del territorio regionale.  
Le zone “OGM free” entro cui operano i divieti sopra descritti verranno individuate, entro il 31 dicembre di ogni anno, con delibera della Giunta regionale, sentito l’ERSA.
Sulla base delle determinazioni della Giunta regionale, l’ERSA pubblicherà sul proprio sito la mappatura di tutte le zone in cui, anno per anno, sarà vietata la coltivazione di OGM.

2. DISPOSIZIONI PER LA COLTURA DI SPECIFICHE TIPOLOGIE DI OGM: MAIS

2.1 PRESCRIZIONI PER EVITARE L’IMPOLLINAZIONE INCROCIATA DA CAMPI DI MAIS OGM  

Fatto salvo il rispetto delle limitazioni territoriali come sopra individuate, per evitare l’assenza del rischio di commistione fra colture transgeniche e non, il conduttore che intende coltivare varietà di mais OGM dovrà osservare una delle seguenti prescrizioni, fra loro alternative:  

a) osservare una distanza di isolamento di 500 metri.
La distanza di isolamento è la distanza, misurata dal bordo dell’appezzamento, entro cui va comunicata l’intenzione di seminare OGM a tutti gli altri conduttori di terreni coltivati con seminativi e dotati di fascicolo aziendale gestito attraverso il Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). Tale comunicazione dovrà avvenire con raccomanda AR o posta elettronica certificata, almeno 60 giorni prima della semina delle colture OGM. I destinatari della comunicazione potranno manifestare la propria contrarietà entro 30 giorni dal ricevimento con le medesime modalità. In tal caso la semina di OGM potrà avvenire purché sia rispettata la distanza di 500 metri dall’appezzamento di colui che ha manifestato la propria contrarietà.

b) costituire, anche assieme ad altri conduttori, una zona cuscinetto di 250 metri.
La zona cuscinetto, pari alla metà della distanza di isolamento, è la fascia di mais NON OGM, seminato 5 giorni prima o 5 giorni dopo il mais OGM e avente gli stessi tempi di maturazione (stessa classe FAO). Per la costituzione della zona cuscinetto possono essere coinvolti più conduttori. Potrà verificarsi infatti che:  
- uno o più conduttori destinino i propri appezzamenti alla costituzione di una zona cuscinetto a servizio di un altro o di altri conduttori;  
- più conduttori con appezzamenti affiancati destinino parte del proprio appezzamento alla semina di mais OGM e parte alla zona cuscinetto.

In tutti questi casi, ai fini dell’applicazione delle misure di coesistenza e dei relativi controlli, l’insieme degli appezzamenti seminati con mais OGM e di quelli con mais NON OGM inclusi nella zona cuscinetto saranno considerati come un unico appezzamento denominato “appezzamento comune”.  


2.1.1 APPLICAZIONE DELLA DISTANZA DI ISOLAMENTO  

Nel caso in cui il conduttore scegliesse di osservare la distanza di isolamento:

- la comunicazione ai conduttori interessati dovrà avvenire sulla base di un fac simile predisposto dalla Regione e che sarà allegato al regolamento che disciplinerà le misure di coesistenza. La comunicazione indicherà, in particolare, gli estremi dell’appezzamento in cui sarà seminata la coltura OGM, il giorno della semina, la specie, l’evento e la varietà della coltura;

- l’insieme delle comunicazioni dovrà essere conservato fino al 31 dicembre dell’anno successivo alla semina.  

Chi non manifesterà la propria contrarietà entro il termine (30 giorni dal ricevimento della comunicazione) e con le modalità previste (raccomanda AR o posta elettronica certificata) sarà assoggettato al rispetto delle misure di coesistenza relative alle fasi di conservazione, raccolta e trasporto e agli obblighi di cui al regolamento (CE) n. 1830/2003, in quanto il mais potrebbe contenere OGM in misura superiore alla percentuale dello 0,9% oltre la quale si applicano gli obblighi relativi all’etichettatura e alla tracciabilità. Un tanto sarà espressamente riportato anche sul fac simile della comunicazione.  

Va evidenziato che, a seguito del ricevimento della comunicazione, i conduttori potranno sottoscrivere con colui che semina OGM eventuali accordi (ad esempio per il rispetto di eventuali misure di isolamento temporale o per la semina di mais con classi FAO differenti), ma tali accordi rimarranno estranei ad ogni valutazione e controllo dell’Amministrazione regionale.  

Dal punto di vista delle procedure amministrative che dovranno essere applicate, si segnala che:  

1. al fine di rendere possibili i controlli sull’osservanza della distanza di isolamento, verrà attivata una procedura informatica attraverso il Sistema informativo agricolo della Regione Friuli Venezia Giulia (SIAGRI FVG) per la comunicazione, entro 15 giorni dall’avvenuta semina, delle seguenti informazioni:
- estremi del conduttore;
- data di semina;
- localizzazione dell’appezzamento;
- tipo di prescrizione applicata: distanza di isolamento;
- specie, evento e varietà della coltura seminata.
Tale comunicazione assolverà anche gli obblighi di comunicazione cui è tenuto il conduttore per effetto dell’articolo 30, comma 2 del decreto legislativo 224/2003 ai sensi del quale chiunque coltiva OGM comunica alle regioni, entro quindici giorni dalla messa in coltura, la localizzazione delle coltivazioni.  

2. la Regione attiverà controlli a campione nell’ambito dei quali sarà verificata la documentazione attestante l’avvenuto invio delle comunicazioni;  

3. nel caso in cui le comunicazioni non siano state trasmesse, con riferimento a tutti o parte dei conduttori interessati, verrà intimato al conduttore che ha seminato OGM di acquisire il consenso degli interessati entro un termine di volta in volta stabilito in base alla fase di sviluppo del mais. Tale termine non potrà comunque essere superiore a 30 giorni. Per l’acquisizione dei consensi sarà utilizzato un fac simile predisposto dalla Regione e allegato al regolamento che disciplinerà le misure di coesistenza;  

4. nel caso in cui i consensi non venissero acquisiti nel termine prescritto, troverà applicazione la sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 8, comma 1 della legge regionale 11/2005.  


2.1.2 COSTITUZIONE DELLA ZONA CUSCINETTO  

Nel caso in cui venisse costituita una zona cuscinetto da parte di un unico conduttore:  

1. il conduttore comunicherà alla Regione, tramite il SIAGRI, entro 15 giorni dall’avvenuta semina, delle seguenti informazioni:
- estremi del conduttore;
- data di semina;
- localizzazione dell’appezzamento;
- tipo di prescrizione applicata: costituzione della zona cuscinetto;
- specie, evento e varietà della coltura seminata.
Tale comunicazione assolverà anche gli obblighi di comunicazione di cui all’articolo 30, comma 2 del decreto legislativo 224/2003;  

2. la Regione attiverà controlli a campione nell’ambito dei quali saranno effettuati sopralluoghi e campionamenti per accertare che, nella zona cuscinetto, è stato piantato mais NON OGM della stessa classe FAO del mais OGM;  

3. nel caso in cui venissero riscontrate difformità, sarà intimato di sanarle emasculando o, in alternativa, rimuovendo le piante prima della fioritura, per una larghezza doppia a quella che manca al fine di costituire la zona cuscinetto. La dovrà essere adempiuta entro un termine di volta in volta stabilito in base alla fase fenologica del mais. Tale termine non potrà comunque essere superiore a 30 giorni;  

4. nel caso in cui le difformità non venissero sanate nel termine prescritto, troverà applicazione la sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 8, comma 1 della legge regionale 11/2005;  

5. nessuna incombenza o controllo saranno previsti a carico dei conduttori esterni alla zona cuscinetto.  

Le procedure amministrative conseguenti alla costituzione di un appezzamento comune da parte di più conduttori, finalizzato alla costituzione di una zona cuscinetto saranno analoghe a quelle appena descritte con le uniche seguenti particolarità relative alle sole fasi 1 e 2:  

1. nell’ambito della comunicazione al SIAGRI, ciascun conduttore comunicherà che, ai fini dell’applicazione delle misure di coesistenza, è stato costituito, con accordo scritto, un “appezzamento comune ” che utilizza la zona cuscinetto e trasmetterà gli identificativi degli altri conduttori aderenti. Anche in questo caso, tale comunicazione assolverà gli obblighi di comunicazione di cui all’articolo 30, comma 2 del decreto legislativo 224/2003;

2. la Regione attiverà controlli a campione nell’ambito dei quali sarà acquisito l’accordo scritto e verrà verificato, anche attraverso prove a campione dei terreni, che la zona cuscinetto sia costituita da mais NON OGM della stessa classe FAO del mais OGM.


2.2 PRESCRIZIONI PER EVITARE LA PRESENZA INVOLONTARIA DI OGM A SEGUITO DELLE OPERAZIONI DI RACCOLTA 


2.2.1 APPLICAZIONE DELLA DISTANZA DI ISOLAMENTO  

In caso di applicazione della distanza di isolamento dovrà essere costituita una “fascia di pulizia” su un bordo interno all’appezzamento, seminata con mais NON OGM della stessa classe FAO del mais OGM. La fascia dovrà essere seminata entro 5 giorni prima o 5 giorni dopo il giorno della semina del mais OGM e dovrà essere di dimensioni tali da garantire la produzione di almeno 10 quintali di granella.  
Le operazioni di raccolta dovranno essere effettuate prima sull’appezzamento OGM e successivamente, previo scarico della tramoggia, sulla “fascia di pulizia”.
La mancata costituzione della “fascia di pulizia” o lo svolgimento delle operazioni di raccolta in difformità a quanto prescritto, comporterà l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 8, comma 1 della legge regionale 5/2011.  
Dal punto di vista delle procedure amministrative che dovranno essere applicate, si segnala che:  

1) l’esistenza della “fascia di pulizia” verrà verificata in occasione dell’eventuale controllo a campione successivo alla comunicazione di avvenuta semina: a tal fine il conduttore sarà tenuto a predisporre ed esibire una mappa in cui verrà evidenziata l’ubicazione della fascia e il numero di file da cui è costituita;  

2) al fine di rendere possibile il controllo delle operazioni di raccolta, la data di raccolta dovrà essere comunicata tramite SIAGRI con preavviso di almeno tre giorni.  


2.2.2 COSTITUZIONE DELLA ZONA CUSCINETTO  

In caso di costituzione della zona cuscinetto, le operazioni di raccolta dovranno essere effettuate prima sull’appezzamento OGM e successivamente, previo scarico della tramoggia, nella zona cuscinetto.  
La mancata osservanza delle predette prescrizioni relative alla fase di raccolta, comporterà l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria di cui all’articolo 8, comma 1 della legge regionale 11/2005.

Dal punto di vista delle procedure amministrative, si segnala che, al fine di rendere possibile i controlli, la data di raccolta sarà comunicata tramite SIAGRI con preavviso di almeno 3 giorni. In caso di modifica della data di raccolta dovrà essere dato preavviso entro il giorno precedente alla data originariamente individuata.


3 BUONE PRASSI PER EVITARE LA PRESENZA INVOLONTARIA DI OGM A SEGUITO DELLE OPERAZIONI DI RACCOLTA  

L’inosservanza delle buone prassi non comporta l’applicazione di sanzioni.

3.1 BUONE PRASSI RELATIVE ALLA CONSERVAZIONE DELLE SEMENTI

 Le sementi OGM sono conservate nella loro confezione originaria senza che l’etichetta venga rimossa.
Le confezioni sono tenute separate dalle varietà NON OGM, se possibile sono conservate in locali distinti.
Anche dopo la semina, i semi avanzati sono conservati nella confezioni originaria e tenuti separati.


3.2 BUONE PRASSI RELATIVE ALLE OPERAZIONI DI SEMINA  

Qualora le seminatrici non vengano dedicate esclusivamente agli OGM:

- in caso di applicazione delle distanze di isolamento: viene effettuata la semina del mais OGM, poi viene realizzata la pulizia delle tramogge che contengono i semi e successivamente viene effettuata la semina della fascia di pulizia;

- in caso di costituzione della zona cuscinetto: viene effettuata la semina del mais OGM e successivamente la semina della zona cuscinetto.

Nel caso in cui la semina non avvenga seconda tali modalità, va comunque effettuata la pulizia della seminatrice dopo la semina degli OGM. 


3.3 BUONE PRASSI RELATIVE AL TRASPORTO  

Qualora non sia possibile l'uso di automezzi dedicati per i diversi sistemi di produzione, i rimorchi usati devono essere svuotati al termine del trasporto di OGM e puliti.