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giovedì 19 novembre 2015

Negli ultimi anni nel nostro Paese è aumentata la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento di mangimi

Negli ultimi anni nel nostro Paese è aumentata la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento di mangimi. Qualcuno grida allo scandalo, poichè nel nostro Paese è vietato coltivare piante OGM, ma è possibile importare mangimi OGM.

Pertanto, anche se i 3/4 dei nostri connazionali gli OGM non li vogliono nè coltivare e nè mangiare, purtroppo già li stanno mangiando attraverso i prodotti derivati dell'allevamento animale (carne, latte, uova, ecc.)!!!!!

Come mai?

Erano i primi anni 2.000 quando qualcuno, consapevole dei rischi economici che potevano esserci, chiedeva l’”Etichettatura dei derivati” ……. ed è stato fatto di tutto affinchè non fosse applicata (si diceva che non era possibile distinguere il latte ottenuto da mangimi OGM rispetto a quello convenzionale, stessa cosa per la carne ….. oppure non potevamo vietare l’import di mangimi OGM perchè c’era il WTO ……. oppure perchè i costi di separazione della filiera erano troppo alti, ecc.)

La mancata etichettatura dei derivati da mangimi OGM ha determinato una sorta di “concorrenza sleale” tra allevatori che utilizzano mangimi OGM e allevatori che utilizzano mangimi convenzionali (hanno un prezzo superiore di quelli OGM di importazione), poichè il prodotto finale viene comunque venduto allo stesso prezzo. E' ovvio che in una situazione di questo tipo i margini di guadagno per gli allevatori convenzionali è ridotto rispetto a quello degli allevatori che utilizzano mangimi OGM, poichè il prezzo di vendita è rapportato a questi ultimi.

In questa situazione di mancata etichettatura dei derivati OGM, anche gli allevatori che in un primo momento erano contrari all’utilizzazione di mangimi OGM si sono dovuti adattare ed hanno sostituito i mangimi convenzionali con quelli OGM, poichè il loro sforzo di produrre “OGM free” non era riconosciuto dal mercato, ovvero a fronte di maggiori costi, non c'era un prezzo di vendita maggiore. 

Ovviamente questa situazione, con i prezzi del mais e della soia che hanno raggiunto prezzi minimi di 20 anni addietro, ha portato ad una diminuzione della produzione interna di mangimi e ad un aumento delle importazioni.

A distanza di 15 anni, quello che qualcuno aveva previsto, ovvero l’aumento della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni, poichè i mangimi OGM costano meno, si è puntualmente verificato.

E adesso ne paghiamo le conseguenze.

martedì 17 novembre 2015

Quanto costerebbe in più 1 litro di latte o 1 kg di carne se fossero banditi i mangimi OGM?

Quanto costerebbe in più 1 litro di latte o 1 kg di carne se fossero banditi i mangimi OGM? Questa è la “madre di tutte le domande”, in quanto occorre verificare se ne vale la pena di soggiogare il nostro sistema produttivo ad una strategia fatta per aziende agricole decisamente diverse dalle nostre.

Quanto costerebbe in più 1 litro di latte? 

Ovviamente è una stima, ma si avvicina alla realtà.

Secondo uno studio del CRPA i mangimi incidono per 0,12 €/litro di latte


Se anche ammettessimo che il 30% di questi mangimi fosse costituito da mais e soia OGM (per la soia è vero, per il mais non è vero), il costo per mangimi OGM sarebbe di 0,036 €/litro. Ipotizzando un minor costo dei mangimi OGM rispetto a quelli convenzionali del 5%, il risparmio sul costo di produzione di 1 litro di latte sarebbe di 0,0018 euro!!!!! Su un costo totale di 0,39 €/l, la riduzione di costo inciderebbe per una aliquota dello 0,4%.

Non credo che i nostri allevatori, anche con gli OGM, se la passerebbero comunque bene!

sabato 7 novembre 2015

il mais che importiamo non è OGM!!!!


“La situazione per quanto riguarda
il mais appare piuttosto semplice: nel
2013 l’Italia importava quasi 4 milioni
di tonnellate e i nostri principali fornitori
erano l’Ucraina, che non produce
mais ogm, e i Paesi comunitari. La
quota di mais importata da Paesi con
coltivazioni ogm (Brasile, Argentina,
Stati Uniti) incide per pochi punti percentuali
per un totale di circa 100.000
tonnellate, di cui il Brasile ne fornisce
circa 96.000.”

domenica 1 novembre 2015

Il Gliphosate trovato nei prodotti intimi femminili


Uno studio condotto in Argentina dall’Università Nazionaledi La Plata ha rivelato la presenza negli assorbenti interni femminili del principio attivo dei diserbanti utilizzati nella coltivazione del cotone OGM (Gliphosate). 

In particolare, la gran parte del cotone commercializzato nel mondo è Ogm e, quindi, presumibilmente, è contaminato da questo principio attivo.



Nel marzo scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha finalmente dichiarato probabilmente cancerogeno il Gliphosate