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venerdì 28 novembre 2014

E noi con il mais Bt dovremmo far concorrenza ai cinesi

Anche con i semi OGM sarà impossibile fare concorrenza alle produzioni provenienti da determinati Paesi, come per esempio la Cina.

Guardate come fanno ad essiccare il mais......incredibile, veramente...........

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2771250/Corn-road-Seeds-dried-dual-carriageway-tradition-meets-modern-world-China.html

....con ogni probabilità è una forma di protesta, non posso credere che questo mais sia poi destinato all'alimentazione umana o animale.

lunedì 24 novembre 2014

Sementi OGM e dipendenza da colui che possiede il brevetto

Da un punto di vista economico, la possibilità che qualcuno possa coltivare e vendere  piante OGM senza che il consumatore possa fare una scelta consapevole (senza etichettatura degli alimenti e senza etichettatura dei derivati dai mangimi OGM) è una "sciagura" per il produttore agricolo, in quanto lo obbliga a fare delle scelte produttive che, forse, non avrebbe mai fatto. In particolare, in relazione al fatto che il costo di produzione delle piante OGM è leggermente inferiore a quello delle coltivazioni convenzionali, l'immissione sul mercato di alimenti/prodotti/mangimi OGM determina una sorta di concorrenza sleale tra gli agricoltori. Infatti, i bassi costi di produzione dei coltivatori OGM, nell'impossibilità di fissare il prezzo di mercato del prodotto ottenuto, determinano nel lungo periodo un abbassamento dei prezzi di mercato di quell'alimento/prodotto/mangime (è scritto su tutti i libri di economia). In questa situazione gli agricoltori che in un primo momento non volevano coltivare OGM saranno costretti a farlo dal mercato, in quanto, se decideranno di continuare a non coltivare OGM, i loro margini di guadagno si abbasseranno.

La situazione ipotizzata è frutto di pura fantasia? Assolutamente no! E' quello che è avvenuto negli USA, in Argentina, in Canada, in Brasile, in India col cotone....... la presenza di cotone OGM, in assenza di un prezzo di mercato diverso per il prodotto finale ottenuto, ha determinato un massiccio ricorso a questa tipologia di semente. Successivamente, una volta creata la dipendenza, le multinazionali del seme possono attuare le loro politiche di mercato per aumentare i profitti. In particolare, possono attuare una "politica dei prezzi", ovvero aumentare il prezzo della semente OGM sino, al limite, all'incremento di livello di margine che esse sono in grado di consentire al produttore, azzerando quindi i relativi margini.

Chi guadagnerà da questa situazione? Al lettore la risposta. 

martedì 18 novembre 2014

COLTIVARE E CUSTODIRE IL CREATO - PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 5 giugno 2013

  1. PAPA FRANCESCO
    UDIENZA GENERALE
    Piazza San Pietro
    Mercoledì, 5 giugno 2013

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
    Oggi vorrei soffermarmi sulla questione dell’ambiente, come ho avuto già modo di fare in diverse occasioni. Me lo suggerisce anche l’odierna Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite, che lancia un forte richiamo alla necessità di eliminare gli sprechi e la distruzione di alimenti.
    Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione! Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo compito affidatoci da Dio Creatore richiede di cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e così non riusciamo più a leggervi quello che Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.
    Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità. Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti.
    Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi.
    Pochi giorni fa, nella Festa del Corpus Domini, abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17). Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa? Dodici è il numero delle tribù d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri. Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme.

    Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro. Grazie.

mercoledì 12 novembre 2014

Via libera della Commissione Ambiente dell'Europarlamento alla nuova normativa che prevede la possibilità per i 28 Stati membri di limitare o bandire la coltivazione di Organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio anche se autorizzata a livello Ue.

La novità rispetto al testo iniziale e' l'inserimento, nell'elenco delle motivazioni alle quali possono ricorrere gli Stati membri per imporre lo stop agli Ogm, del criterio "ambientale", che si aggiunge a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e di pianificazione urbana già contemplati dalla norma.

Il nostro Paese, pertanto, una volta approvata definitivamente questa norma, sarà libero di non coltivare OGM come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi. A protezione del nostro Paese sarà l’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, che renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione di Ogm a tutela della straordinaria  biodiversità.

Molti inneggiano alla vittoria, ma occorre, però, considerare che è una vittoria di Pirro, in quanto sarà vietata la coltivazione di OGM sul nostro territorio, ma non sarà vietata l’importazione di prodotti OGM (soprattutto mangimi). Pertanto, quale sarà lo scenario più probabile? Di seguito un ipotetico, ma realistico, scenario riferito al mais:

- i nostri coltivatori non potranno coltivare piante OGM;

- il costo di produzione del “mais non OGM” è leggermente superiore a quello del “mais OGM”;

- gli allevatori preferiranno il mais di importazione, poiché meno costoso;

- i nostri coltivatori subiranno un danno economico da questa scelta di vietare la coltivazione di mais OGM;

- aumenteranno le proteste per una situazione che i coltivatori non riescono a comprendere, ovvero vietare la coltivazione nel nostro Paese, ma consentire l’importazione di mangimi OGM;

- le proteste, con ogni probabilità, porteranno a rivedere la decisione di vietare la coltivazione di OGM.

In definitiva, la norma è zoppa! Ovvero, insieme a questo divieto, se realmente non si vogliono creare le condizioni per “aprire agli OGM”, occorrerà:

- o vietare anche l’importazione di OGM, fatto impossibile in relazione all’appartenenza del nostro Paese al WTO;

- o etichettare i derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.), al fine di consentire al consumatore di operare una scelta consapevole.



Direi che la seconda ipotesi è quella maggiormente percorribile, in quanto, in questo modo, avremo realmente una adesione, o un rifiuto degli OGM da parte del consumatore. Sarà il mercato a decidere. 
Se i consumatori riterranno  che con gli OGM non ci sono problemi, acquisteranno massicciamente derivati da OGM poichè avranno un prezzo più basso, favorendo così anche le importazioni di mangimi OGM ed aprendo così le porte alla coltivazione di OGM nel nostro Paese. 
Al contrario, se essi decideranno di non acquistare derivati OGM, daranno una mano ai nostri coltivatori, che saranno premiati, con ogni probabilità, da  un maggior prezzo dei mangimi non OGM da loro prodotti (maggior prezzo che inciderà solo marginalmente, molto marginalmente sul prezzo al dettaglio del cibo) . 
Solo operando in questo modo avremo una chiusura senza se e senza ma agli OGM. Ma per fare questo è necessario conoscere come è stato ottenuto il cibo.

lunedì 3 novembre 2014

corbellini continua la sua battaglia a suon di epiteti e offese…..è bravo solo lui, tutti gli altri (Ciotti, Petrini, Olmi) fanno parte del “club dei ghiottoni”

corbellini, ………… ma ce la fai a scrivere qualcosa senza offendere? Senza far credere che quelli che non la pensano come te vogliano vendere "incantesimi ideologici", mitizzano ricordi di una gioventù svanita, idealizzano profumi e sapori legati a reminiscenze  fasulle, ecc. amarcord decadente, il "club dei ghiottoni", compensare la malafede delle nostre coscienze goduriose, ghiottone ed ingorde, imbonitore esotico, ecc.

corbellini............ ma ci credi proprio che Ciotti, Petrini e Olmi siano "sirene del cibo di gran lusso" e che rappresentino "la parte più decadente e polverosa degli intellettuali europei" e che grazie ad essi  "La lunghissima estate delle cicale nostrane prosegue con nenie struggenti che fanno finta di occuparsi delle aree a forte insicurezza alimentare e del problema della fame nel mondo"?

corbellini, …………ma ci sei o ci fai?

corbellini ……….. sei riuscito anche a scrivere che l’Italia perde ogni anno 4-6 miliardi di euro per importazioni di alimenti……….

corbellini, ........... ma tu credi che se utilizzassimo gli OGM nella nostra agricoltura questi 4-6 miliardi di euro di alimenti non li importeremmo più? Ma fammi un piacere…..

corbellini ………. Limitarsi a fare lo storico della medicina no! Proprio no!

corbellini………. Se proprio vuoi occuparti di agricoltura studia un po’ di più, perché devi sapere che gran parte delle nostre importazioni di mangimi e di alimenti sono la contropartita per le esportazioni di prodotti industriali e, pertanto, stante l’attuale scellerata politica commerciale dei nostri governi, sono inevitabili.


Alcuni approfondimenti sullo storico della medicina corbellini