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sabato 20 dicembre 2014

Libertà di coltivare OGM. Un Cavallo di Troia che ci porterà a liberalizzare la coltivazione di OGM

Via libera della Commissione Ambiente dell'Europarlamento alla nuova normativa che prevede la possibilità per i 28 Stati membri di limitare o bandire la coltivazione di Organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio anche se autorizzata a livello Ue.
La novità rispetto al testo iniziale e' l'inserimento, nell'elenco delle motivazioni alle quali possono ricorrere gli Stati membri per imporre lo stop agli Ogm, del criterio "ambientale", che si aggiunge a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e di pianificazione urbana già contemplati dalla norma.
Il nostro Paese, pertanto, una volta approvata definitivamente questa norma, sarà libero di non coltivare OGM come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento), che si oppongono alla coltivazione di OGM in pieno campo. A protezione del nostro Paese sarà l’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, che renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione di Ogm a tutela della straordinaria  biodiversità.
Molti inneggiano alla vittoria, ma occorre, però, considerare che è una vittoria di Pirro, in quanto sarà vietata la coltivazione di OGM sul nostro territorio, ma non sarà vietata l’importazione di prodotti OGM (soprattutto mangimi) e non sarà evitata la produzione di carne, di latte, di uova, ecc. derivanti dall’utilizzazione di mangimi OGM di importazione. Pertanto, quale sarà lo scenario più probabile? Di seguito un ipotetico, ma realistico, scenario riferito al mais:
- il nostro Paese vieterà la coltivazione di piante OGM;
- i nostri coltivatori non potranno coltivare piante OGM;
- il costo di produzione del “mais non OGM” è leggermente superiore a quello del “mais OGM”;
- il prezzo di mercato del mais OGM sarà, non è detto che lo sia realmente, leggermente inferiore a quello del mais convenzionale;
- le importazioni di mais OGM a causa degli accordi del WTO, saranno sempre più abbondanti;
- gli allevatori preferiranno il mais OGM di importazione, poiché meno costoso;
- i nostri coltivatori subiranno un danno economico da questa scelta di vietare la coltivazione di mais OGM;
- aumenteranno le proteste per una situazione che i coltivatori non riescono a comprendere, ovvero vietarne la coltivazione nel nostro Paese, ma consentire l’importazione di mangimi OGM;
- le proteste, con ogni probabilità, porteranno a rivedere la decisione di vietare la coltivazione di OGM.
In definitiva, la norma è zoppa! Ovvero, insieme a questo divieto, se realmente non si vogliono creare le condizioni per “aprire agli OGM”, occorrerà:
- o vietare anche l’importazione di OGM, fatto impossibile in relazione all’appartenenza del nostro Paese al WTO;
- o etichettare i derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.), al fine di consentire al consumatore di operare una scelta consapevole.
Direi che la seconda ipotesi è quella maggiormente percorribile, in quanto, in questo modo avremo realmente una adesione, o un rifiuto degli OGM. Sarà il mercato a decidere. Se i consumatori riterranno  che con gli OGM non ci sono problemi, acquisteranno massicciamente derivati da OGM, favorendo così anche le importazioni di mangimi OGM. Al contrario, se essi decideranno di non acquistare derivati OGM, daranno una mano ai nostri coltivatori, che saranno premiati con ogni probabilità da  un maggior prezzo dei mangimi non OGM da loro venduti.

Ma per fare tutto questo è necessario conoscere come è stato ottenuto il cibo, ovvero è necessaria una “giusta etichettatura”.

venerdì 5 dicembre 2014

A proposito di libertà per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM

Anche il “Comitato delle Regioni” si è occupato dell’argomento relativo alla possibilità di lasciare agli Stati membri la possibilità di limitare e/o di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio.

Anche il “Comitato delle Regioni” ha fatto presente che prima di adottare questa normativa è necessario introdurre dei correttivi, altrimenti questa è una norma destinata ad aprire la strada agli OGM.



http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2011:104:0062:0066:IT:PDF

Nel documento del Comitato delle Regioni viene evidenziato che la norma sulla possibilità di lasciare gli stati membri liberi di limitare o vietare la coltivazione di piante OGM sul loro territorio è una norma zoppa, in quanto senza l'etichettatura dei derivati essa è destinata a trasformarsi in "Cavallo di Troia" a favore degli OGM. In particolare, la carta che le multinazionali del seme potranno giocare è quella delle importazioni di OGM dall'estero per scopi mangimistici. Oggi l'Ue importa 32/35 milioni di tonnellate di sola soia, per la gran parte OGM, impiegata soprattutto per alimentazione animale. E la maggior parte di questa soia (quasi tutta quella che arriva da Usa, Brasile ed Argentina) e' geneticamente modificata. Come dire che quel che vietiamo dalla porta (la coltivazione di OGM sul nostro territorio), entra dalla finestra mediante le importazioni, che non possono essere vietate a causa degli accordi del WTO e finisce nei nostri piatti quando mangiamo “derivati da OGM”, ovvero carne, latte, uova, ecc. Ovviamente queste importazioni penalizzano la “soia non OGM” prodotta dai nostri agricoltori, con grave danno economico agli stessi. Prima o poi i nostri agricoltori si stancheranno di questa situazione e chiederanno, giustamente, di coltivare gli OGM…….tanto questi entrano ugualmente e i prodotti derivati da mangimi OGM sono anonimi e non sono riconoscibili.

Se vogliamo evitare che tutto questo accada, occorrerà attuare specifiche strategie difensive:

-               dare la possibilità ai Paesi che non vogliono coltivare OGM di bloccarne anche l'importazione;

-               etichettare i derivati da OGM, al fine di consentire al consumatore una scelta consapevole.

La prima strategia non sarà facile da applicare in sede WTO. Si possono prevedere ritorsioni commerciali da parte di altri Paesi, USA in testa.

Più semplice appare la possibilità di applicare la norma relativa all’etichettatura dei derivati, al fine di fornire trasparenza al mercato degli alimenti e consentire al consumatore una scelta consapevole.