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mercoledì 26 marzo 2014

Libertà per gli Stati di vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio

Anche il “Comitato delle Regioni” si è occupato dell’argomento relativo alla possibilità di lasciare agli Stati membri la possibilità di limitare e/o di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio.

Anche il “Comitato delle Regioni” ha fatto presente che prima di adottare questa normativa è necessario introdurre dei correttivi, altrimenti questa è una norma destinata ad aprire la strada agli OGM.


mercoledì 19 marzo 2014

La diabrotica sviluppa resistenze genetiche nei confronti del mais Bt

La semina diffusa di colture geneticamente modificate (OGM) che producono al loro interno tossine insetticide derivanti dal batterio Bacillus thuringiensis (Bt), determina  una forte pressione selettiva sulle popolazioni di parassiti, che evolve in una vera e propria resistenza genetica, dando così origine a progenie di insetti resistenti, molto difficili da controllare.

La diabrotica è un parassita molto dannoso per il mais e negli USA si cerca di proteggere le coltivazioni attraverso la semina di mais OGM Bt. Nel corso del 2009 e del 2010, sono stati identificati in Iowa campi coltivati a mais in cui la diabrotica del mais ha determinato gravi lesioni alle piante, nonostante esse producessero  la tossina Bt Cry3Bb1. Biotest successivi hanno rivelato che popolazioni di diabrotica hanno sviluppato una resistenza genetica nei confronti della tossina Cry3Bb1. 
Questi primi casi di resistenza della diabrotica del mais, evidenziano che nel lungo periodo l’introduzione di piante OGM Bt non serve a risolvere il problema degli insetti fitofagi.


La previsione di questa evoluzione, ovvero la possibilità che col tempo gli insetti avrebbero messo in atto strategie di difesa, era stata fatta anche da alcuni scienziati, veri scienziati, favorevoli all’introduzione degli OGM nel nostro Paese. In particolare, il prof. Scarascia Mugnozza ha affermato che:

Limitazioni all’impiego di resistenze genetiche derivano dalle continue modificazioni cui va incontro il patogeno che, come già riportato, sviluppando nuovi geni di virulenza, è in grado di superare rapidamente le resistenze presenti nell’ospite., Scarascia Mugnozza – Potenzialità del miglioramento genetico in piante ed animali – Accademia Nazionale di Agricoltura e CNR – Bologna, 2001

Anche il prof. Francesco Sala si è occupato di questa problematica:

Le piante GM oggi coltivate hanno transgeni con promotori costitutivi. Per esempio è costitutivo il promotore 35S del mais Bt. Ciò permette di esprimere il gene con alta efficienza, ma questo a volte non è raccomandabile. Nel caso del mais Bt stesso, la produzione continua della tossina Bt potrebbe determinare la scomparsa dell’insetto bersaglio, con conseguenze per la biodiversità, oppure potrebbe favorire la selezione di insetti resistenti., Francesco Sala – Biotecnologie vegetali: tra rifiuto e accettazione, LE SCIENZE, n. 386, ottobre 2.000 

giovedì 13 marzo 2014

Costante aumento di blocchi nella commercializzazione di alimenti e mangimi con modici livelli di OGM

Un’indagine della FAO mostra che 26 paesi hanno bloccato le importazioni dopo aver trovato tracce di OGM non autorizzati

Roma, 13 marzo 2014 - L'aumentata produzione in tutto il mondo di colture geneticamente modificate ha portato ad un aumento di casi di bassi livelli di OGM rilevati nella commercializzazione di alimenti e mangimi, ha reso noto oggi la FAO.

La scoperta di importazioni anche con bassi livelli GM ha portato a brusche interruzioni degli scambi tra paesi, con le spedizioni di grano, cereali e altre colture bloccate dai paesi importatori, distrutte o restituite al paese d'origine.

Casualmente tracce di colture geneticamente modificate si possono mescolare con colture alimentari e mangimi non-GM durante la produzione (per esempio, una coltura GM cresciuta vicino a un campo di una coltura non-GM), la lavorazione, il confezionamento, lo stoccaggio e il trasporto.

Non esiste alcun accordo internazionale che definisca o quantifichi cosa s'intende per "basso livello", quindi l'interpretazione varia da paese a paese. In molti paesi viene interpretato come qualsiasi livello in cui l'identificazione è possibile, anche con tracce molto basse, mentre in altri paesi le decisioni vengono prese caso per caso, in base a quale livello si ritiene accettabile.

In alcuni paesi le coltivazioni GM sono consentite sia per uso commerciale che per la vendita, ma possono non essere autorizzate in un paese importatore. Pertanto, se il paese importatore rileva la coltivazione non autorizzata, può legalmente rifiutare la spedizione.

Nella prima indagine di questo tipo, hanno risposto alla domanda su cosa intendere per bassi livelli di colture OGM negli alimenti e nei mangimi destinati al commercio internazionale, 75 paesi su 193 membri della FAO.

I risultati dell'indagine saranno discussi nell'ambito di una consultazione tecnica organizzata dalla FAO, che si terrà a Roma il 20 e 21 marzo, per esaminare la portata dei blocchi commerciali causati da spedizioni contaminate. Nell'incontro si discuterà delle questioni commerciali legate a bassi livelli GM nelle colture, ma non verrà affrontata la questione dei pro e dei contro degli OGM.

L'indagine ha rivelato:

• I paesi intervistati hanno riferito di 198 casi tra il 2002 e il 2012 di bassi livelli di colture geneticamente modificate mescolati a colture non geneticamente modificate.
• Tra il 2009 e il 2012 c'è stato un brusco aumento di casi, quando ne sono stati segnalati 138 su 198 riscontrati.
• Le spedizioni con bassi livelli di colture GM sono provenute principalmente dagli Stati Uniti, dal Canada e dalla Cina, anche se altri paesi, anche accidentalmente, hanno spedito tali colture.
• Una volta individuate, la maggior parte delle spedizioni sono state distrutte o restituite al paese esportatore.
• Il maggior numero d'incidenti a livello commerciale ha interessato i semi di lino, il riso, il mais e la papaia.


"Il numero di blocchi delle esportazioni è relativamente basso rispetto ai milioni di tonnellate di alimenti e mangimi scambiati ogni giorno", ha detto Renata Clarke, esperta senior della FAO per la sicurezza degli alimenti, responsabile dell'indagine.  "Ma poiché i blocchi degli scambi possono essere molto costosi e dato l'aumento riportato di tali casi, la FAO ha condotto questa indagine e terrà una consultazione tecnica per cercare di avviare un dialogo tra i paesi su queste questioni".

"Siamo stati sorpresi nel riscontrare casi in ogni regione" ha continuato. "Sembrerebbe che più test vengono fatti, più casi vengono trovati".

"Anche se la tecnologia di monitoraggio è adesso più sensibile, vorrei far notare che 37 paesi su 75 hanno risposto che hanno scarsa o nessuna capacità di individuare gli OGM, cioè, non hanno i laboratori, i tecnici, e le attrezzature per farlo".  "Molti paesi hanno chiesto alla FAO di contribuire a migliorare la loro capacità di individuare gli OGM".

"Nel corso dell'indagine i paesi ci hanno anche chiesto di aiutarli a valutare se le colture GM sono sicure o no, per questo vorremmo che i paesi condividessero tutte le scoperte scientifiche che hanno sul tema".  "A questo fine, la FAO ha istituito una Piattaforma Alimenti GM, una pagina web dove i paesi possono condividere le informazioni sulla valutazione della sicurezza."  Si può accedere alla piattaforma su http://fao.org/gm-platform/.

Altri risultati del sondaggio sono stati:

• 30 paesi producono colture GM, sia per la ricerca che per la produzione commerciale, o per entrambe, e si stanno sviluppando sempre più colture GM.
• 17 paesi non hanno alcuna normativa sulla sicurezza degli alimenti e dei mangimi provenienti da colture geneticamente modificate.
• 55 paesi hanno una politica di tolleranza zero per le colture GM non autorizzate.
• 38 paesi considerano le diverse politiche sugli OGM che esistono tra i partner commerciali un fattore importante nel contribuire al rischio commerciale rappresentato dalla presenza di bassi livelli di colture GM in alcuni alimenti.

Nella maggior parte dei paesi, non sono ancora in vigore politiche generali, normative o regolamenti applicabili a cosa sia un basso livello OGM.  Opzioni differenti sono state utilizzate per impostare tali politiche: una politica di tolleranza zero, una politica di bassa soglia e una politica del caso per caso.

Coesistenza mais in Friuli Venezia Giulia...qualcosa si muove

Proposta di delibera di generalità

Azioni dell’amministrazione regionale per l’esclusione della coltivazione di mais geneticamente modificato dal territorio regionale


Il Vice Presidente Bolzonello riferisce che l’Area risorse agricole e forestali della Direzione centrale attività produttive, commercio, cooperazione, risorse agricole e forestali ha elaborato una proposta di misure di coesistenza fra colture geneticamente modificate, convenzioni e biologiche, in attuazione della legge regionale 5/2011 (Disposizioni relative all’impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura) e che tale documento, nei mesi di gennaio e febbraio, è stato sottoposto alla valutazione, attraverso consultazioni, degli enti e dei portatori di interesse.

Il Vice Presidente ricorda che tale documento è stato redatto tenendo conto:
-       sia dei parametri individuati nel documento tecnico di buone prassi per la coesistenza redatto dall’Ufficio europeo di coesistenza (ECoB);
-       sia delle misure di coesistenza già approvate in altri Stati membri.
Il documento, come perfezionato a seguito degli esiti delle consultazioni, si fonda essenzialmente su tre criteri:
1.      vengono previsti degli adempimenti preventivi rispetto la coltivazione di tutte specie OGM, sia quelle già autorizzate in Italia (mais) sia quelle che in futuro si rendessero coltivabili: si tratta della frequentazione di un corso di formazione e del pagamento di una tariffa per sostenere i costi che l’amministrazione è chiamata a sostenere per l’esecuzione dei controlli conseguenti alla semina;
2.      vengono previste delle zone in cui non è possibile coltivare alcuna specie OGM: tali zone coincidono sostanzialmente con le aree naturalistiche tutelate a livello comunitario e regionale, comprensive di una fascia di rispetto di 600 metri dai loro confini. A queste si aggiungono le aree determinate applicando una distanza di 3 kilometri dai confini regionali e dagli alveari denunciati all’azienda sanitaria;
3.      vengono previste delle misure di isolamento degli appezzamenti coltivati con mais OGM. Tali misure, fra loro alternative, consistono:
-          nell’obbligo di osservare una distanza di isolamento di 600 metri fra il campo coltivato con mais OGM e i campi coltivati con mais convenzionale o biologico, con l’onere, per l’interessato a coltivare OGM, di comunicare tale intenzione a tutti i conduttori di terreni coltivati con seminativi che rientrano nel raggio di 600 metri dal confine del suo appezzamento;
-          nell’obbligo di costituire una fascia di 300 metri di mais non OGM seminata nello stesso periodo ed entro i confini interni dell’appezzamento coltivato con mais OGM, in modo che il mais convenzionale intercetti il polline di quello OGM.

Qualora si volesse procedere con l’approvazione delle sopra citate misure la Giunta regionale dovrebbe approvare il predetto documento nella forma di regolamento regionale come richiede l’articolo 2 della legge regionale 5/2011.

Tuttavia il Vice Presidente ricorda che il quadro giuridico comunitario in materia di organismi geneticamente modificati e, in particolare, la raccomandazione della Commissione europea del 13 luglio 2010 recante orientamenti per l'elaborazione di misure nazionali in materia di coesistenza, consente di escludere, quale misura di coesistenza, la coltivazione di OGM da vaste aree («zone senza OGM»).
Tale esclusione può essere prevista, secondo il punto 2.4 della Raccomandazione:
-       a fronte di una serie di fattori che possono influenzare il grado di commistione tra colture OGM e colture convenzionali e biologiche, quali le condizioni climatiche, le caratteristiche topografiche, i modelli produttivi e le strutture aziendali;
-       qualora sia dimostrato che, in tali zone, non è possibile raggiungere un livello sufficiente di purezza con altri mezzi e che le misure restrittive siano proporzionali all'obiettivo di tutela delle esigenze specifiche degli agricoltori che operano secondo metodi convenzionali o biologici.

Il Vice Presidente evidenzia che, in occasione delle consultazioni, sono stati acquisiti dati, informazioni ed elementi tecnici idonei a supportare l’esclusione della coltivazione di mais geneticamente modificato dal territorio regionale.
Infatti è stato verificato che l’applicazione al territorio regionale delle citate misure di coesistenza, riviste e integrate a seguito degli esiti delle consultazioni, ma comunque in linea con le misure già approvate dagli altri Stati europei, comporterebbe di fatto l’esclusione della possibilità di coltivare OGM nella pressoché totalità del territorio regionale.
Parallelamente risulta possibile dimostrare, attraverso dati e simulazioni, che:
-          il grado di commistione tra colture OGM e non OGM è fortemente influenzato nella nostra Regione, nella fase dell’impollinazione, dalla fortissima frammentazione esistente a livello di aziende e appezzamenti, nella fase della raccolta, dal diffuso fenomeno del contoterzismo e, nella fase dell’essiccazione, dalla quasi generalizzata mancanza di strutture che consentano la separazione delle filiere OGM e non OGM;
-          il mais attualmente prodotto in Regione è in misura rilevante destinato ad acquirenti, presenti nei mercati nazionali e internazionali, che richiedono prodotti totalmente privi di OGM (ossia con livelli di presenza di OGM anche inferiori allo 0,1 %) e tali contratti risultano economicamente più remunerativi rispetto ai contratti per la fornitura di mais senza questi requisiti;
-          l’introduzione delle misure di coesistenza nel contesto attuale, caratterizzato dall’impossibilità di mantenere distinte le filiere OGM e non OGM, potrebbe pertanto compromettere l’accesso ai contratti per la fornitura di mais con elevato livello di purezza da OGM, con conseguenti perdite di reddito per l’intero comparto.

Per arrivare a rendere applicabile l’esclusione della coltivazione di mais OGM in Regione, il Vice Presidente riferisce che, vista la delicatezza della materia, si rende opportuna l’approvazione di una modifica della legge regionale 5/2011 che introduca tale esclusione con forza di legge anziché con atto formalmente amministrativo e autonomamente impugnabile come quello regolamentare.
Tale modifica legislativa, configurandosi come introduzione di una norma speciale:
-          da un lato, non farebbe venire meno l’impianto generale della legge regionale e la possibilità di adottare future e diverse misure di coesistenza con regolamento regionale per altre tipologie di colture;
-          dall’altro, eviterebbe di dover applicare, in particolare, la disposizione transitoria di cui all’articolo 11 bis della legge regionale 5/2011. Tale norma prevede che, fino all’approvazione definitiva del regolamento contenente le misure di coesistenza, il Servizio competente in materia di Corpo forestale regionale ordina al conduttore del fondo l'adozione dei possibili accorgimenti necessari a evitare la presenza involontaria di OGM, secondo modalità tecniche stabilite dall'ERSA. Il Vice Presidente ricorda che tale disposizione è già stata applicata lo scorso anno e ha dato origine ad un contenzioso ancora in fase di definizione.

Il Vice Presidente illustra nel dettaglio la bozza di disegno di legge intitolato: “Modifiche alla legge regionale 8 aprile 2011, n. 5 (Disposizioni relative all’impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura)”.

Il Vice Presidente ricorda inoltre che, come tutte le misure di coesistenza, la previsione dell’esclusione della coltivazione di una determinata specie, essendo regola tecnica, va comunicata, prima dell’approvazione definiva, alla Commissione europea ai sensi e nei modi previsti dalla direttiva 98/34/CE e per il tramite di un’apposita struttura del Ministero dello sviluppo economico con cui l’Area risorse agricole e forestali ha già preso contatto. Tale comunicazione deve avere per oggetto un progetto di regole tecnica ossia una norma non approvata in via definitiva. La procedura di comunicazione si conclude in non meno di tre mesi.

Il Vice Presidente rappresenta l’opportunità di procedere con l’approvazione del disegno di legge che prevede l’introduzione nella legge regionale 5/2011 dell’esclusione della coltivazione di mais OGM e di procedere immediatamente dopo alla notifica alla Commissione europea, in modo che il Consiglio regionale possa approvarlo una volta che ha già superato il delicato esame comunitario.

Il Vice Presidente evidenzia che, nell’ambito della procedura di notifica, la Direzione centrale produrrà, oltre al disegno di legge anche un documento tecnico teso, come anticipato, a dimostrare la sussistenza dei presupposti richiesti dalla Raccomandazione per l’esclusione. Tale documento, in questi giorni in fase finale di predisposizione sarà strutturato secondo i seguenti argomenti:
-       analisi del territorio, con particolare riguardo a orografia, idrografia e clima;
-       analisi del territorio dal punto di vista produttivo, con particolare riguardo alla strutturazione e alla dimensione delle aziende;
-       analisi del territorio dal punto di vista ambientale e dei vincoli ambientali;
-       analisi delle filiere di produzione, raccolta e stoccaggio del mais;
-       analisi del quadro normativo in materia di organismi geneticamente modificati;
-       descrizione delle misure di coesistenza predisposte alla luce delle consultazioni effettuate;
-       analisi di impatto dell’applicazione delle predette misure sul territorio regionale;
-       considerazioni conclusive sul rispetto dei presupposti che giustificano il ricorso all’esclusione dalla coltivazione di una coltura OGM.

Il Vice Presidente rappresenta, infine, che una volta avviata la procedura di comunicazione del disegno di legge di cui sopra, verranno valutate le condizioni giuridiche e di opportunità per la proposizione in Consiglio regionale di una norma di moratoria alla coltivazione di mais OGM, per il periodo di massimo 12 mesi, tenuto conto anche:
-       degli sviluppi che assumerà l’impugnazione avanti al TAR Lazio del decreto interministeriale per il divieto di coltivazione del mais MON810 quale misura di emergenza a fronte di paventati rischi per l’ambiente;
-       della conclusione della procedura di autorizzazione da parte della Commissione europea di una nuova varietà di mais OGM (Pioneer 1507).

La Giunta prende atto e incarica il Vice Presidente di assumere ogni adempimento ritenuto necessario per lo svolgimento della procedura di notifica alla Commissione europea.


lunedì 3 marzo 2014

A proposito della possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio

La norma è sicuramente auspicabile, ogni Paese potrà autonomamente, senza parere dell'UE, autorizzare o vietare la coltivazione, ma si badi bene non il commercio tra Stati, di piante OGM.

Proprio perchè ogni Paese potrà vietare la coltivazione, ma non il commercio tra Stati, prima di applicare questa norma è necessario introdurre una ulteriore norma che preveda l’etichettatura dei derivati ottenuti dall’allevamento di animali nutriti con mangimi OGM (carne, latte, uova, ecc.), altrimenti questa Legge potrebbe essere un “Cavallo di Troia” che potrebbe favorire l’introduzione degli OGM nel nostro Paese e in tutti gli altri Paesi che ne vieteranno la coltivazione. 

In particolare, in una situazione di libero mercato dei mangimi (già etichettati come OGM) e dei derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.) e senza etichettatura di questi ultimi, è una Legge destinata a cadere dopo pochi anni, a causa delle previste lamentele degli agricoltori “non OGM”, che si vedrebbero sommersi da “mangimi OGM” e da “derivati non etichettati” provenienti dai Paesi UE che ne hanno consentito la coltivazione. Infatti, la gran parte dei prodotti delle attuali coltivazioni OGM sono destinati all'allevamento animale, per cui si trasformano in alimenti destinati al consumo per l'uomo solo successivamente alla trasformazione (ad esempio carne, latte, uova) e, pertanto, stante l'attuale normativa, riescono a sottrarsi all'etichettatura. In tale situazione viene meno la possibilità di scelta del fruitore del prodotto finale, il quale, anche se contrario, consuma inconsapevolmente OGM attraverso l'acquisto dei prodotti ottenuti dalla loro trasformazione. Nel caso in cui non ci sia etichettatura dei derivati, con ogni probabilità gli animali saranno nutriti massicciamente con mangimi OGM (hanno un costo leggermente inferiore ed i relativi derivati spuntano lo stesso prezzo di quelli ottenuti con mangimi “non OGM”), per cui si determineranno situazioni economiche decisamente diverse per gli Stati che opteranno per la loro coltivazione e per quelli che, invece, decideranno di non coltivarli. In particolare, il costo di produzione dei prodotti dell'allevamento (carne, latte, uova, ecc.) sarà presumibilmente inferiore per quelle realtà, e per quegli Stati,  che decideranno di optare per il transgenico, per cui, in mancanza di specifica etichettatura, essi saranno sicuramente più competitivi sul mercato rispetto agli Stati che avranno optato di non coltivare OGM. Questa situazione, in mancanza di etichettatura, determinerà una sorta di concorrenza sleale per lo stesso prodotto (carne, uova, latte, formaggi, ecc.) tra gli Stati che opteranno per il transgenico e per quelli che, invece, decideranno di non coltivarli. E’ forse inutile far presente che in una situazione di questo tipo ben presto, dopo pochi anni, anche gli agricoltori che non volevano utilizzare gli OGM saranno costretti dal mercato a farlo, poiché opereranno in un mercato in cui c’è asimmetria informativa ed esiste un unico prezzo tra “Derivati OGM” e “Derivati non OGM”….ancora una volta ”La moneta cattiva scaccerà la moneta buona”.
         Ci sono poi altre considerazioni che ci portano a dire che questa “libertà per gli Stati membri di coltivare o meno OGM” si potrebbe trasformare in un “Cavallo di Troia” per poi aprire il nostro Paese agli OGM. In particolare, una volta che la "patata bollente OGM" è passata ai singoli Stati, la Commissione UE sarà portata ad approvare un sacco di altri OGM........tanto ci penseranno i singoli Stati a dire di no! E dicendo di no! aumenteranno per questi Stati i contenziosi con il WTO.

In conclusione, la norma sulla possibilità per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM sul loro territorio è sicuramente auspicabile, ma occorre prima introdurre anche la norma sull’etichettatura dei derivati ottenuti da mangimi OGM ……… altrimenti sarà un guaio!

domenica 2 marzo 2014

Il prezzo della semente OGM è decisamente maggiore di quello della semente convenzionale



Le sementi geneticamente modificate sono più costose di quelle convenzionali. Ciò riflette sia il canone tecnologico applicato da alcune imprese biotech, sia il fatto che semi OGM e convenzionali sono venduti su mercati diversi. Una indagine di Alessandro e Goodhue (1999) sui prezzi delle sementi geneticamente modificate per 20 varietà di mais, ha verificato un aumento di costo di 35 €/ha per alcune varietà Bt. Altri ricercatori avrebbero verificato un aumento di 22 €/ha (Furman Selz,1998 e Gianessi e Carpenter).

http://ec.europa.eu/agriculture/publi/gmo/fullrep/ch3.htm


Non è vero che le piante OGM producono di più delle piante “non OGM”

        Ne avevamo già parlato e avevamo riportato le affermazione di due noti genetisti italiani, tra l’altro sostanzialmente favorevoli all’introduzione degli OGM nel nostro Paese. In particolare, il prof. Gavazzi dell’Università di Milano afferma che Le piante transgeniche attualmente commercializzate non alzano il tetto di produzione potenziale. A questo scopo, sarebbe necessario rimaneggiare la pianta ex novo, non limitandosi ad introdurre singoli geni ma modificando processi fisiologici che rappresentano il collo di bottiglia dell’aumento di produzione.” [Gavazzi G. - OGM e produzione agricola, La Provincia, Quotidiano di Cremona e Crema, 25 gennaio, 2004].
         Il prof. Scarascia Mugnozza dell’Università di Viterbo, afferma che “(omissis) ….. è ancora da dimostrare la superiore potenzialità produttiva delle varietà GM rispetto alle varietà locali adattate in sistemi agricoli sfavoriti da condizioni climatiche …… o edafiche avverse. In questo caso il miglioramento genetico mediante la classica ibridazione intra e interspecifica seguita da selezione, ha sempre offerto e continuerà ad offrire risultati sorprendenti ed a costi relativamente bassi.” [Scarascia Mugnozza – Potenzialità del miglioramento genetico in piante ed animali – Accademia Nazionale di Agricoltura e CNR – Bologna, 2001].
         A conferma di queste affermazioni, ovvero che le piante OGM non producono molto di più di quelle convenzionali, ci sono anche i dati di numerose pubblicazioni nordamericane sulla produttività delle colture geneticamente modificate. Gli studi sulla produttività riguardano le due principali piante OGM coltivate, la soia tollerante agli erbicidi (HT) e il mais resistente agli insetti (Bt). Sono disponibili anche alcuni studi canadesi su colza.

Negli USA, una delle ragioni per la rapida adozione della soia GM è stata l'aspettativa di un rendimento superiore a quello per la soia non-GM. Un certo numero di progetti di ricerca statunitensi hanno affrontato questo tema. I risultati sembrano indicare il contrario: nella maggior parte delle prove sul campo la pianta OGM mostra rendimenti inferiori rispetto alla coltura non-GM, come indicato nella tabella seguente, che riguarda il caso della soia Roundup Ready (RR).  

Tabella 3.1 Le differenze nei rendimenti tra soia convenzionali e OGM 



         Fonte: Benbrook 1998, sulla base di Oplinger

In Kansas, la differenza di rendimento varia tra il 2 e l'11% a favore di soia non-GM, come indicato da Hofer et al . (1998):
Tabella 3.2 Le differenze nei rendimenti tra soia convenzionali e OGM, Kansas



          Per quanto attiene al mais Bt, diversi studi hanno verificato un leggero aumento dei rendimenti. Sulla base dei dati rilevati nel triennio 1996-1998, l'USDA ha osservato che gli utilizzatori di mais Bt hanno ottenuto rendimenti più elevati rispetto agli utilizzatori di mais convenzionale (Gianessi e Carpenter, 1999). In particolare, sarebbero stati verificati maggiori rendimenti  medi di 0,73 t/ha nel 1997 e 0,26 t/ha nel 1998, rispettivamente, + 9% e +3% rispetto alla resa media del periodo 1997/98.