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venerdì 26 settembre 2014

Coesistenza impossibile - Mais non autorizzato respinto dalla Cina. Un gran pasticcio!

La notizia è interessante per tutti quelli che affermano che col mais, che non ha parentali selvatiche nel nostro Paese, la coesistenza con altre tipologie di coltivazioni di mais (biologico, 8 file, ecc.) è possibile. Secondo queste persone sarebbero sufficienti pochi metri di "distanza di sicurezza" per evitare la commistione. Potrebbe anche essere vero, ma vediamo che cosa è successo sul mercato.

Pochi giorni fa è uscito un articolo sul quotidiano tedesco Agrarheute nel quale si dà notizia del risarcimento dei danni chiesto dalla società americana Cargill alla svizzera Syngenta, per aver venduto agli agricoltori americani la varietà di mais geneticamente modificato Agrisure Viptera, anche nota come MIR 162, non autorizzata dalla Cina. La Cina ha infatti respinto due spedizioni di più di un milione di tonnellate di mais provenienti dalla Louisiana proprio perché contaminato con il MIR 162. Cargill ha chiesto il risarcimento “per danni significativi” presunti in 90 milioni di dollari, per avere la società svizzera agito irresponsabilmente.

http://www.agrarheute.com/cargill-verklagt-syngenta-wegen-genmais-mir-162




venerdì 5 settembre 2014

Considerazioni finali sulle domande della neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo al Ministro Martina sugli OGM in agricoltura

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
in meno di 4 mesi, sui quotidiani di maggior rilievo del nostro Paese, è riuscita a scrivere 8 articoli sulle proprietà quasi miracolose degli OGM in agricoltura, con argomentazioni tautologiche, spesso inesatte, che giravano intorno all’assioma, sue parole, “…l’intera mangimistica italiana si basa sull’uso di OGM” (affermazione, purtroppo, non vera, poiché al massimo, senza considerare la produzione nazionale degli alpeggi, siano al 20-25%). Pertanto, secondo Lei, visto che importiamo la totalità dei mangimi che sono OGM e utilizziamo gli OGM per la nutrizione degli animali e la produzione di derivati …….. è assurdo impedire di coltivarli nel nostro Paese?
A mio parere avrebbe dovuto anche chiedere al Ministro Martina: “perché i derivati da questi mangimi (carne, latte, uova, ecc.) non vengono etichettati? …….. in modo tale da dare la possibilità ai consumatori di poter scegliere il modo che ritengono più opportuno di alimentarsi per se stessi e per i loro figli!” Ma questo non l’ha scritto …………  peccato. A mio parere se l’avesse scritto, e se fosse stata attuata l’etichettatura, con ogni probabilità, in relazione al fatto che i 2/3 dei cittadini sono contrari agli OGM, nel nostro Paese le importazioni di mangimi OGM sarebbero diminuite e i nostri approvvigionamenti si sarebbero rivolti maggiormente al mercato interno, con grande vantaggio per i nostri agricoltori, oppure ai Paesi in grado di garantire rifornimenti di mangimi “OGM free”.

Peccato, occasione persa, a mio parere avrebbe realmente fatto un servizio alla nostra agricoltura.

Nei suoi interventi, purtroppo, ha messo in luce solo le capacità quasi miracolose degli OGM, senza portare alcun elemento di incertezza in merito alla loro utilizzazione, sia in merito ai possibili effetti sulla salute umana, sia ai possibili effetti sull’ambiente. E’ realistico secondo Lei che tutte, sottolineo tutte, le opinioni di alcuni scienziati scettici in merito all’utilizzazione degli OGM nell’agricoltura italiana siano frutto, cito Sue parole estratte da un Suo pregevolissimo articolo con lo storico corbellini, di “irrazionalità, fanatismo, emotività, tecnofobia, antimodernismo, anti-industrialismo, populismo, etc.”

Possibile che senza conoscere pienamente l’argomento, Lei stessa afferma che sono solo alcuni mesi che si occupa del problema OGM in agricoltura e che non è il Suo campo specifico(sue parole "Caro direttore, da mesi studio la vicenda italiana degli Ogm. Non è il mio campo specifico,………), voglia intervenire in un ambito che nel nostro Paese è dibattuto da almeno 20 anni. Personalmente credo che, forse ingenuamente, si sia fatta strumentalizzare.

Senza la pretesa di voler sostituire il Ministro, si è cercato di rispondere alle 16 domande che Lei ha posto a Martina, con la speranza di aver dato un contributo di conoscenza alle problematiche che investono l’adozione degli OGM in ambito agroalimentare nel nostro Paese.

In questo link le domande della neuroscienziata, sotto i link alle risposte:

-         Risposta n. 1 
-         Risposta n. 2
-         Risposta n. 3
-         Risposta n. 4
-         Risposta n. 5
-         Risposta n. 6
-         Risposta n. 7
-         Risposta n. 8
-         Risposta n. 9
-         Risposta n. 10
-         Risposta n. 11
-         Risposta n. 12
-         Risposta n. 13
-         Risposta n. 14
-         Risposta n. 15
-         Risposta n. 16

     Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede in agricoltura non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte (20-25%), non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo.

Cerchiamo, senza fretta, di fare le scelte migliori ……… per noi e per i nostri figli. 

martedì 2 settembre 2014

Commercio mondiale: il Ttip e la lotta di classe al contrario, di Enrico Lobina | 19 agosto 2014

Ttip sta per Transatlantic Trade and Investment Partnership, cioè per Partenariato Transatlantico sul commercio gli investimenti. Si tratta di un trattato su libero scambio ed investimenti che Stati Uniti (Usa) ed Unione Europea (Ue) stanno negoziando. In segreto. Peccato che tocchi tutti gli aspetti della vita sociale, economica e culturale della nostra terra.

Tra gli anni novanta ed i duemila un vasto movimento (i “no-global“) si opposero ai negoziati portati avanti dalla Omc (Organizzazione Mondiale del Mercato), che avevano come scopo di eliminare non solamente tariffe doganali, bensì la possibilità per piccoli Stati e lavoratori di difendersi dallaconcorrenza selvaggia e dai voleri delle multinazionali.

Grazie ad un vasto movimento di popolo (ricordate Genova 2001), e ad una chiara azione dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), spalleggiati dai paesi non-allineati, i negoziati fallirono. Gli Usa e la Ue ripiegarono su trattati bilaterali. Ora è venuto il momento del trattato tra i due giganti del neoliberismo, che dovrebbe essere concluso entro il 2015.

C’è poco tempo, e tutto è segreto! Alla faccia degli open data e della trasparenza, non si può sapere su cosa si sta trattando. Qualcosa trapela, ma non sia mai che l’opinione pubblica possa sapere cosa gli succederà. Il nocciolo del trattato non è la diminuzione delle tariffe, già quasi nulle, bensì l’eliminazione delle “barriere normative” che limitano profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali.

Cosa significa “barriere normative”? Vediamo qualche esempio.

La società francese Veolia, che ha in gestione lo smaltimento dei rifiuti ad Alessandria, in Egitto, ha fatto causa allo stato egiziano perché ha aumentato i salari del settore pubblico e privato al tasso d’inflazione, e questo ha compresso i propri margini di profitto. Per “barriere normative” s’intende anche questo. Con le misure proposte dal Ttip per la protezione degli investitori qualsiasi peggioramento (per l’investitore) delle condizioni contrattuali può dar luogo a richieste di risarcimento. Il meccanismo, se entrasse in funzione, avrebbe una forza dirompente dal punto di vista delle aspettative e delle azioni governative. Chi più si azzarderebbe ad aumentare i salari?

Nel caso vi sia una diatriba tra lo stato ed una multinazionale, questa non sarà costretta a rivolgersi ai tribunali dello stato nazionale (sono di parte!), bensì ad un arbitrato internazionale, in cui uno degli arbitri è scelto dalla multinazionale, uno dallo stato ed il terzo congiuntamente. Peccato che questi arbitri siano una cinquantina in tutto!

Questo meccanismo è l’Isds (Investor-State Dispute Settlement), ed è fortemente voluto dagli Usa. Sta incontrando una crescente resistenza a Bruxelles, però non è chiaro se nei negoziati ancora se ne sta parlando e se lo si sta prevedendo. Ma anche senza Isds, per gli agricoltori ed i piccoli e medi imprenditori europei, insieme a tutti i lavoratori, il Ttip sarebbe un disastro.
Gli agricoltori, e tutti coloro che hanno a cuore la propria alimentazione, sappiano che Ttip significa “deregolamentazione della sicurezza alimentare”. Con l’eliminazione delle normative europee sulla sicurezza alimentare (le famose “barriere normative”) entreranno gli Ogn (Organismi Geneticamente Modificati) e, più in generale, verrà meno il “principio di precauzione” europeo.

Per quanto riguarda l’ambiente, il principio è lo stesso. Oltre ad indebolire le normative fondamentali sull’ambiente, che dovranno allinearsi a quelle Usa, vi sarà un’inversione dell’onere della prova nel settore chimico: “Non inquino fin quando tu, Stato, non lo dimostri”. Ora, in Europa, è il contrario: è l’industria che deve dimostrare che non si inquina.

Questo e molto altro è il Ttip. A fronte di una crescita nulla in seguito a questo trattato, sappiamo però che lavoreremo peggio, che mangeremo cibi meno sani e  vivremo in un ambiente meno pulito. Tutto ciò per favorire qualche miliardario, che miliardario lo era anche prima. La lotta di classe al contrario, insomma.

Per quanto attiene agli OGM, taluni Paesi faranno di tutto per farli accettare ai Paesi contari.



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di Lori Wallach