Nel novembre 2008 Emma Bonino, allora Vice Presidente del
Senato ed attualmente titolare del
Ministero degli Esteri, rispondeva ad un articolo
di Carlo Petrini nel quale si metteva in luce il pericolo derivante da un
cambiamento della normativa in merito alle soglie di tolleranze di OGM negli alimenti
biologici.
Dalla risposta della Bonino traspare senza ombra di dubbio
una posizione favorevole nei confronti degli OGM in ambito agroalimentare,
sostenuta, però, da argomentazioni opinabili, le solite “mezze verità”.
Tralasciando la prima parte della lettera, che riporta dati
di fatto non contestabili, ciò che lascia maggiormente perplessi sono le tre
argomentazioni portate a favore degli OGM in ambito agroalimentare. In
particolare, tra virgolette ed in grassetto le parole della Bonino:
“Invece c’è forse una
lezione da trarre dall’esperienza del mais Bt (l’unico Ogm coltivato in alcuni
paesi europei),
-
più
sicuro per l’ambiente perché non usa pesticidi”…………cara Bonino, mi dispiace
dissentire, poiché non è completamente vero
che con il mais Bt non si usano pesticidi, in quanto c’è un problema di aree
rifugio, c’è un problema di resistenza genetica degli insetti (piralide) e c’è
un problema legato al fatto che la nicchia ecologica lasciata libera dalla
piralide viene occupata da altri insetti (diabrotica). Pertanto, il problema
degli insetti fitofagi è risolto solo in parte;
-
“più
sicuro per il consumatore perché ha meno fumonisine, sostanze altamente
tossiche alla salute umana abbondanti nel mais tradizionale ma ancor di più in
quello biologico”. Anche questa è una “mezza verità”, in quanto il problema
delle micotossine non è completamente eliminato con l’utilizzazione di mais Bt.
Negli USA, dove il mais Bt è massicciamente utilizzato il problema delle
micotossine rimane;
-
“più
conveniente per i coltivatori che arrivano a guadagnare fino a 400 euro in più
per ettaro”. Questa, cara Emma, non è una “mezza verità”, ma è proprio una
“bufala”. Perché è una bufala? Perché, facendo i conti della serva:
a)
Il trattamento contro la piralide,
esagerando, ha un costo medio di 200
euro/ha, che sarebbero risparmiati, ok;
b)
La semente OGM negli Usa costa il 40% in
più, per cui da 150 euro circa del convenzionale, passiamo a 210 euro/ha (+60
euro)
c)
I risparmi si riducono a 140 euro (200-60);
d)
Da dove arrivano gli altri 260 euro
(400-140)? Possono arrivare solo da un aumento delle rese…….considerato che il
mais ha un prezzo intorno ai 25 euro…….ne consegue che il mais Bt dovrebbe
produrre 1 tonnellata in più per ettaro……fatto ancora tutto da dimostrare, anzi
molti studi
affermano che la produzione degli OGM rispetto al convenzionale è sostanzialmente
analoga.
e)
Chi paga i costi di coesistenza?
f)
Chi paga i costi delle aree rifugio?
g)
Chi paga i costi di separazione di filiera?
h)
Chi paga i costi di certificazione e di
etichettatura?
i)
Chi paga i costi di analisi?
j)
Paga sempre “pantalone”? Questa, cara Emma,
si chiama “privatizzazione dei guadagni e collettivizzazione dei costi” e in molti non sono d’accordo.