In questi ultimi tempi si parla tanto di coesistenza tra
coltivazioni OGM e coltivazioni convenzionali/biologiche, tanto che i nostri 3 Ministri
(De Girolamo, Orlando e Lorenzin), nel decreto che vieta la coltivazione di
OGM, si sono dati 18 mesi di tempo per determinare le regole di coesistenza nel
nostro Paese.
La coesistenza, pur essendo legata in termini tecnici alla capacità
fisiologica delle piante di incrociarsi (e quindi di scambiare materiale
genetico) con altre piante della stessa specie e/o di specie affini, è soprattutto un problema economico. È necessario, infatti, garantire da un lato la possibilità
per gli agricoltori di coltivare sia colture GM che convenzionali o biologiche,
garantendo dall’altro ai consumatori la possibilità di scegliere fra prodotti
realmente diversi. La possibilità della coesistenza dipende pertanto da tre
fattori chiave: 1) la tracciabilità, 2) l’etichettatura, 3) la capacità degli
agricoltori di fornire prodotti, di qualunque filiera (OGM, convenzionale, biologico), conformi agli obblighi
di legge.
Prevedendo, infatti, un mercato con prezzi differenziati per
i diversi prodotti (OGM, convenzionale e biologico), il mancato rispetto degli
obblighi di Legge in termini di commistione accidentale tra colture, può
potenzialmente condurre ad una perdita di reddito per gli agricoltori. Questo
risulta vero sia nel caso in cui un agricoltore biologico o convenzionale si
trovi costretto ad etichettare un proprio prodotto come contenente OGM (ovvero
laddove la presenza accidentale superi la soglia dello 0,9%), sia quando si verifichi il deprezzamento di uno speciale prodotto transgenico, come per esempio un alimento potenziato (un alimento OGM arricchito di vitamine, o quant'altro), che non raggiunga
il grado di purezza richiesto dall'acquirente. Di vitale importanza risulta quindi essere
un’efficace gestione della commistione accidentale (coesistenza) tra colture geneticamente
modificate e non, dovuta sia alla presenza di impurezze nelle sementi, sia all’impollinazione incrociata, sia alla presenza di piante parentali spontanee (provenienti soprattutto da
precedenti coltivazioni), o in relazione alle pratiche di coltivazione e raccolta, nonchè a quelle successive di trasporto e di stoccaggio. Tali fattori determinano delle inevitabili conseguenze economiche in termini di aumento dei costi di produzione della fase agricola e, se mal gestite, di diminuzione dei prezzi di mercato della merce prodotta (si rischia di coltivare ai costi del biologico, per poi vendere ai prezzi del transgenico).
La domanda è sempre la stessa: è possibile le coesistenza
tra questi tipi di coltivazioni (OGM, convenzionale, biologico)?
Convenzionale e biologico, pur in presenza di alcuni casi di "deriva" di antiparassitari che da campi convenzionali possono inquinare campi biologici, convivono ormai da decenni.
Più difficile è la risposta relativa alla coesistenza tra OGM e le altre due tipologie di coltivazione. Per rispondere a questa domanda occorre prima di tutto distinguere tra piante coltivate OGM che non hanno parentali selvatiche nel nostro Paese e piante coltivate OGM che hanno piante parentali selvatiche.
Convenzionale e biologico, pur in presenza di alcuni casi di "deriva" di antiparassitari che da campi convenzionali possono inquinare campi biologici, convivono ormai da decenni.
Più difficile è la risposta relativa alla coesistenza tra OGM e le altre due tipologie di coltivazione. Per rispondere a questa domanda occorre prima di tutto distinguere tra piante coltivate OGM che non hanno parentali selvatiche nel nostro Paese e piante coltivate OGM che hanno piante parentali selvatiche.
Appartiene al primo gruppo il mais. Il mais non è originario
del nostro Paese e, pertanto, sul nostro territorio non ci sono parentali
selvatiche di questa pianta. Per il mais non esiste il pericolo che il
transgene possa essere veicolato ad altre piante e possa così diffondersi
autonomamente nell’ambiente. Permangono comunque problematiche di coesistenza
che devono essere risolte prima di introdurre questa pianta nella versione OGM.
Appartengono al secondo gruppo, ovvero quelle che hanno parentali selvatiche nel nostro Paese, tante altre piante coltivate, come per
esempio colza, barbabietola da zucchero, sorgo, ecc. Per questa tipologia di
piante il problema della coesistenza è molto più complesso, poiché c’è la
possibilità che il transgene possa essere trasmesso alle piante parentali
selvatiche e, attraverso queste stesse piante, esso possa diffondersi autonomamente nell’ambiente
e dar luogo ad inquinamento genetico diffuso e incontrollabile.
Pertanto, mentre per la prima tipologia di piante il
problema della contaminazione/coesistenza è limitato alle piante coltivate, e
con i dovuti accorgimenti potrebbe anche essere risolto (permane comunque il
problema della coesistenza economica), per la seconda tipologia di piante il
problema della coesistenza è molto più complesso, poiché le piante selvatiche non
rispettano le distanze di semina e la contaminazione
dei campi coltivati convenzionali/biologici è praticamente inevitabile.
Di seguito le principali problematiche della coesistenza:
1.
C’è un problema di contaminazione
incontrollabile dovuto al polline delle piante coltivate OGM che può fecondare
altre piante coltivate della stessa specie non OGM (biologico e/o
convenzionale). Tale problematica riguarda anche le piante OGM che non hanno
parentali selvatiche nel nostro Paese, in quanto il polline della pianta
coltivata OGM è in grado di fecondare altre piante coltivate non OGM. Il
problema, ovviamente, andrà valutato caso per caso, poiché la tipologia di
fecondazione delle piante può essere diversa (piante allogame, nelle quali prevale una fecondazione incrociata, e piante
autogame, nelle quali prevale l’autofecondazione,
che può raggiungere percentuali prossime al 100%, come per esempio nel frumento
e nell’orzo) e la situazione ambientale può essere anch’essa diversa (esposizione, presenza di venti di forte entità, ecc.);
2.
C’è un problema di contaminazione
incontrollabile dovuto al polline delle piante coltivate OGM, che può fecondare
piante parentali selvatiche, che così acquisiscono il transgene e,
conseguentemente, le proprietà tipiche di questa pianta OGM, che al momento sono resistenza ai diserbanti o resistenza agli insetti. In questo caso, per
esempio, la colza RR è in grado di trasferire il carattere di resistenza ai diserbanti
alla “senape selvatica”, la quale si diffonde autonomamente nell’ambiente e
determina inquinamento genetico diffuso e incontrollabile (la colza RR sarebbe meglio non
coltivarla in Italia);
3.
In relazione alla problematica precedente, nel
caso di coesistenza, c’è un problema di contaminazione dovuto
al polline delle piante infestanti che hanno acquisito il transgene da piante
parentali coltivate OGM, che, in un secondo momento, lo diffondono autonomamente nell’ambiente, provocando così un "inquinamento genetico" diffuso e incontrollabile;
http://www.ogm.gouv.qc.ca/envi_canolagm.html
http://www.ogm.gouv.qc.ca/envi_canolagm.html
4.
C’è un problema di contaminazione diffusa e incontrollabile dovuto alle piante coltivate in una annata, che disperdono semi nell'ambiente e diventano
infestanti della coltivazione che le segue. E’ il caso, per esempio, della colza
RR, che negli U.S.A. sta creando grossi problemi agli agricoltori. Cosa accade? Accade che quando si raccoglie il
prodotto dell’annata in corso, qualche seme cade sempre a terra e,
inevitabilmente, germinerà nell’annata successiva. Tale evento non costituisce un
problema se non si fanno le rotazioni e si “ristoppia” la stessa pianta, mentre
lo è nel caso in cui vengano effettuati avvicendamenti colturali (rotazioni colturali).
Come potrà essere diserbato il campo coltivato se la pianta dell’annata precedente (per esempio "colza RR") è divenuta infestante e la pianta coltivata nell’anno in corso (per esempio "soia RR") sono resistenti
allo stesso diserbante? Molto semplice, è necessario reintrodurre i vecchi
diserbanti ed effettuare trattamenti con miscele di diserbanti, così come sta accadendo negli USA;
5.
C’è un problema di contaminazione ambientale dovuto
alla diffusione incontrollata delle piante coltivate che “sfuggono” al campo
coltivato, diventano infestanti e si diffondono in modo incontrollato nell’ambiente. In particolare, negli USA, dove da
anni queste piante vengono coltivate, c’è il grosso problema della diffusione incontrollata della colza RR, che cresce spontaneamente sui cigli delle strade, nei fossi,
nelle sedi ferroviarie e in tutte le aree non coltivate e costituisce un vero
problema per gli agricoltori che, spesso, si trovano il campo coltivato
infestato da questa colza che è difficile da controllare, poiché è resistente
ai diserbanti. Il problema è talmente sentito che le Ditte che hanno il
brevetto su queste piante HT hanno offerto gratuitamente gli erbicidi per il
controllo dei cigli stradali e dei fossi (si tratta spesso di diserbanti
selettivi di post-emergenza e pre-emergenza sistemici, specificamente
utilizzabili per il controllo di erbe annuali e perenni e dicotiledoni in aree
non coltivate);
6. C’è
un problema di contaminazione incontrollabile accidentale dovuto al seme
transgenico che può essere disperso durante il trasporto attuato dai più svariati vettori (animali,
vento, acqua, camion adibiti al trasporto dei raccolti, ecc.). Tale seme in un secondo momento germinerà e darà origine ad un inquinamento diffuso e incontrollato;
http://ccwa.org.au/content/fugitive-gm-canola-study
http://www.repubblica.it/ambiente/2010/08/10/news/canola_ogm-6185318/
http://ccwa.org.au/content/fugitive-gm-canola-study
http://www.repubblica.it/ambiente/2010/08/10/news/canola_ogm-6185318/
7. C’è
un problema di contaminazione incontrollabile dovuto ai mezzi meccanici
utilizzati per la raccolta in pieno campo. Cosa può accadere? Nella maggioranza dei casi, il coltivatore nel nostro Paese non possiede la mietitrebbia per la raccolta (la mietitrebbia ha dei costi molto elevati e deve lavorare parecchie ore per ammortizzarli) e si affida ad un contoterzista. Il contoterzista nel caso di coesistenza opererà sia in campi coltivati con piante OGM, sia in campi coltivati con piante convenzionali/biologiche. In relazione agli inevitabili residui presenti nella mietitrebbia, che in precedenza aveva raccolto piante OGM, occorrerà prevedere una accurata pulizia, anche interna, della macchina, al fine di evitare inquinamento del raccolto convenzionale/biologico. Tale pulizia ha un costo molto elevato, che andrà a gravare sui costi di coltivazione;
8. C’è
un problema di contaminazione dovuto ai silos di stoccaggio, che dovranno
essere mantenuti nettamente separati per le produzioni convenzionali e per
quelle transgeniche. A questo proposito, anche al fine di non commettere errori di movimentazione, si auspica la separazione fisica dei centri di stoccaggio, che dovranno essere specifici per ciascun tipo di prodotto (centri di stoccaggio specifici per prodotto OGM, convenzionale, biologico).
In definitiva, il
problema della coesistenza, pur in presenza di grandi difficoltà attuative e di
problematiche economiche, potrebbe, forse, essere risolto per le piante OGM che non
hanno parentali selvatiche nel nostro Paese, mentre sarebbe impossibile da
risolvere nel caso di piante coltivate OGM che presentano sul nostro territorio
parentali selvatiche.
Come si potrebbe
uscire da questa situazione? Probabilmente l’unico sistema idoneo, in grado di
consentire una reale coesistenza tra piante OGM e piante convenzionali, potrebbe
essere quello di coltivare piante OGM che non originino “inquinamento genetico”,
ovvero che non siano in grado di fecondare altre piante. A questo proposito
occorre rilevare che la tecnologia transgenica sarebbe già in grado di creare
piante OGM con il transgene inserito nei cloroplasti, ovvero nelle parti verdi
della pianta. In questo modo il transgene non si troverebbe nel polline e le
piante OGM non originerebbero “inquinamento
genetico”. Ma questa è un'altra storia.
http://ogmbastabugie.blogspot.it/2012/11/flusso-genico-e-inquinamento-genetico.html
http://ogmbastabugie.blogspot.it/2012/11/flusso-genico-e-inquinamento-genetico.html