Tra gli anni novanta ed i duemila un
vasto movimento (i “no-global“) si opposero ai negoziati portati avanti
dalla Omc (Organizzazione Mondiale del Mercato), che avevano come scopo
di eliminare non solamente tariffe doganali, bensì la possibilità
per piccoli Stati e lavoratori di difendersi dallaconcorrenza selvaggia
e dai voleri delle multinazionali.
Grazie ad un vasto movimento di
popolo (ricordate Genova 2001), e ad una chiara azione dei Brics (Brasile,
Russia, India, Cina e Sudafrica), spalleggiati dai paesi non-allineati, i
negoziati fallirono. Gli Usa e la Ue ripiegarono su trattati bilaterali. Ora è
venuto il momento del trattato tra i due giganti del neoliberismo, che
dovrebbe essere concluso entro il 2015.
C’è poco tempo, e tutto è segreto!
Alla faccia degli open data e della trasparenza, non si può sapere
su cosa si sta trattando. Qualcosa trapela, ma non sia mai che l’opinione
pubblica possa sapere cosa gli succederà. Il nocciolo del trattato non è
la diminuzione delle tariffe, già quasi nulle,
bensì l’eliminazione delle “barriere normative” che limitano profitti potenzialmente realizzabili dalle società
transnazionali.
Cosa significa “barriere normative”? Vediamo
qualche esempio.
La società francese Veolia, che ha
in gestione lo smaltimento dei rifiuti ad Alessandria, in
Egitto, ha fatto causa allo stato egiziano perché ha aumentato i salari del
settore pubblico e privato al tasso d’inflazione, e questo ha compresso i
propri margini di profitto. Per “barriere normative” s’intende anche questo.
Con le misure proposte dal Ttip per la protezione degli investitori qualsiasi
peggioramento (per l’investitore) delle condizioni contrattuali può
dar luogo a richieste di risarcimento. Il meccanismo, se entrasse in funzione,
avrebbe una forza dirompente dal punto di vista delle aspettative e delle
azioni governative. Chi più si azzarderebbe ad aumentare i salari?
Nel caso vi sia una diatriba tra
lo stato ed una multinazionale, questa non sarà costretta a
rivolgersi ai tribunali dello stato nazionale (sono di parte!), bensì
ad un arbitrato internazionale, in cui uno degli arbitri è scelto dalla
multinazionale, uno dallo stato ed il terzo congiuntamente. Peccato
che questi arbitri siano una cinquantina in tutto!
Questo meccanismo è l’Isds (Investor-State
Dispute Settlement), ed è fortemente voluto dagli Usa. Sta incontrando una
crescente resistenza a Bruxelles, però non è chiaro se nei negoziati ancora se
ne sta parlando e se lo si sta prevedendo. Ma anche senza Isds, per gli
agricoltori ed i piccoli e medi imprenditori europei, insieme a tutti i
lavoratori, il Ttip sarebbe un disastro.
Gli agricoltori, e tutti coloro che
hanno a cuore la propria alimentazione, sappiano che Ttip significa
“deregolamentazione della sicurezza alimentare”. Con l’eliminazione delle
normative europee sulla sicurezza alimentare (le famose
“barriere normative”) entreranno gli Ogn (Organismi Geneticamente Modificati)
e, più in generale, verrà meno il “principio di precauzione” europeo.
Per quanto riguarda l’ambiente,
il principio è lo stesso. Oltre ad indebolire le normative fondamentali
sull’ambiente, che dovranno allinearsi a quelle Usa, vi sarà un’inversione
dell’onere della prova nel settore chimico: “Non inquino fin quando tu, Stato,
non lo dimostri”. Ora, in Europa, è il contrario: è l’industria che deve
dimostrare che non si inquina.
Questo e molto altro è il Ttip. A fronte di una crescita nulla in seguito
a questo trattato, sappiamo però che lavoreremo peggio, che mangeremo
cibi meno sani e vivremo in un ambiente meno pulito. Tutto ciò per
favorire qualche miliardario, che miliardario lo era anche prima. La
lotta di classe al contrario, insomma.
Per quanto attiene agli OGM, taluni Paesi faranno di tutto per
farli accettare ai Paesi contari.
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