Visualizzazioni totali

Visualizzazione post con etichetta martina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta martina. Mostra tutti i post

sabato 8 agosto 2015

Il dott. Daniele Colombo ha scritto una lettera a favore della scelta OGM per l’agricoltura del nostro Paese

Il dott. Daniele Colombo ha scritto una lettera a favore della scelta OGM per l’agricoltura del nostro Paese ………… Non si è certo risparmiato ……..

Gentilissimo Sig. Presidente del Consiglio,
On.li Ministri,
On.li Senatori,

Sono a scriverVi, in merito al dibattito scaturito mezzo stampa nelle scorse settimane tra l’On.le Ministro Maurizio Martina e la On.le Sen. Prof. Elena Cattaneo sul tema della ricerca pubblica sugli OGM.” ........................ continua

Quale dibattito? La cosa è stata a senso unico, poiché la “neuro agronoma” Cattaneo, pur non avendo una competenza specifica, è riuscita a pubblicare una decina di articoli a favore degli OGM nelle prime pagine dei più importanti quotidiani nazionali, mentre la voce contraria non si è vista ……. E a mio parere avrebbero voluto in tanti scrivere qualcosa di diverso. Tra l’altro questi interventi della neuro agronoma sono farciti di inesattezze e rappresentano uno spaccato dell’approccio ideologico di coloro che sono a favore di questa tecnologia (la scienza è favorevole, le scelte sono solo politiche, il Paese ne ha bisogno, ecc.).

Daniele, parlando poi di OGM in agricoltura, poiché questo è il problema, mi sembra azzardato affermare che “Più di quindicimila persone, a partire dal 1994, hanno intrapreso nel nostro paese una carriera nelle biotecnologie scegliendo di diventare dei professionisti dell’innovazione medico-farmaceutica, agro-alimentare, veterinaria e industriale.”. Daniele, mi scusi, cerchiamo di non confondere le idee, lasciamo stare l’intera categoria dei Biotecnologi, visto che il problema è agricolo, parliamo di quelli che lavorano in agricoltura …….  Qualche centinaio? e non 15.000 come lei ha scritto?

Daniele scrive poi “I messaggi lanciati dai diversi Governi e Parlamenti che si sono succeduti in questi anni, quasi sempre senza distinzione di colore o provenienza politica, hanno però sottolineato con chiarezza lo scarso interesse, se non una vera e propria ostilità, verso l’innovazione e verso coloro che si adoperano per promuoverla in campo.” Allora Daniele, vuol proprio dire che è una scelta giusta! Possibile che tutti i Governi che si sono succeduti in 15-20 anni abbiano tenuto un atteggiamento solo ideologico sul problema? Probabilmente c’è qualcosa di vero. Ed è di questo che vogliamo parlare. Perché Daniele non ne ha parlato? Perché Daniele non ha parlato delle motivazioni contrarie all’adozione degli OGM in agricoltura. Possibile che non ce ne sia qualcuna vera, reale!

Daniele, ha anche scritto che “L’ultimo atto di questo rifiuto si è consumato nel 2012 con la distruzione forzata degli ultimi campi sperimentali pubblici italiani.
Distrutti senza alcuna ragione tecnica, rischio reale o riflessione sulla loro utilità. Quelle sperimentazioni pubbliche, pagate dai cittadini italiani, potevano aiutarci a capire se ha davvero senso dire no all’uso degli OGM. Ulivi, ciliegi, kiwi, furono distrutti, dopo 14 anni di coesistenza pacifica, per un cavillo.
” 


Daniele, in 14 anni ne saranno state fatte delle ricerche, delle sperimentazioni, delle pubblicazioni …….. dove sono? Non mi sembra che 14 anni siano pochi per poter avere delle conclusioni!

Daniele, riesce anche a scrivere che “L’Italia ha deciso, con le proprie politiche dissennate, di mortificare i propri ricercatori e le proprie Università impedendo loro di fare ricerca sugli OGM, ma allo stesso tempo ha deciso di non rinunciare ad usarli. Dice bene la Professoressa Cattaneo quando ricorda che l’Italia importa ed usa tonnellate di OGM (4 milioni solo per la soia) per alimentare gli animali da cui si ricavano i nostri prodotti di punta apprezzati in tutto il mondo.” Daniele, ma lei è al corrente che l’Italia opera in un mercato globale, dove se vuoi esportare qualcosa devi per forza importare qualcos’altro! E questo qualcos’altro, in relazione al fatto che l’Italia esporta prodotti industriali, è molto spesso costituito da prodotti agricoli ……… carne, mangimi, ecc. Non si spiegherebbe altrimenti la chiusura alla coltivazione e l’apertura alle importazioni di mangimi OGM. In definitiva, i mangimi che noi importiamo sono la contropartita per le nostre esportazioni di prodotti industriali. Che sia un fatto voluto? “A pensar male si commette peccato però spesso ci si prende”.

Daniele riesce anche a scrivere che “L’uso di OGM dopotutto, come emerge dalle oltre 15.000 pubblicazioni scientifiche sul tema, ma anche dai dati raccolti in oltre 15 anni di utilizzo, non presenta particolari rischi per la salute o per l’ambiente, come già ampiamente sottolineato dalle principali Società Scientifiche italiane attraverso due Consensus Document pubblicati nel 2004 e nel 2006.” Queste cose, però, le dovrebbero scrivere le Associazioni dei Medici e non quella dei Biotecnologi, ovviamente dopo aver fatto specifiche indagini epidemiologiche, che non sono mai state fatte.


Daniele, ma lei crede veramente che “Il nostro Paese ha però sistematicamente deciso di ignorare su questo tema la scienza, con il solo risultato di precludersi la possibilità di guidare l’innovazione del settore agricolo, finendo per subirla importando a caro prezzo quella prodotta altrove.” L’Italia che guida l’innovazione nel settore agricolo con gli OGM. Questa è una notizia! L’Italia potrebbe guidare l’innovazione solo basandosi sulla qualità e non tanto su prodotti omologanti, destinati alle grandi produzioni estensive degli USA, dell’Argentina e del Brasile. Le ricordo che in Italia la superficie media delle aziende agricole è di 7-8 ettari, contro i 250 ettari delle aziende americane. In questo caso ha ragione il Ministro Martina quando afferma che “la discussione sugli OGM [...] non rappresenta né l’unica né la più rilevante attività nel mondo della ricerca in agricoltura”. Vogliamo realmente fare innovazione? Ricerchiamo su nuovi metodi di lotta biologica ai parassiti, ricerchiamo sul risparmio di acqua in agricoltura, ricerchiamo su nuove metodiche di conservazione, ricerchiamo su nuove metodiche di coltivazione delle aree marginali, ricerchiamo sul risparmio energetico in agricoltura, ecc.

Daniele, chicca finale quando afferma che “Non ci appassiona il dibattito pro vs contro, ci interessa lavorare per la competitività del nostro paese valorizzando al meglio le competenze di tanti ricercatori e professionisti che vorrebbero mettersi al servizio del Paese invece di fuggire all’estero.Ma lei crede veramente a quello che ha scritto? Crede veramente che il nostro Paese potrebbe competere a livello globale con gli OGM? Pura illusione Daniele. Gli OGM non bastano: serve, infatti, molto di più. Serve soprattutto una scienza che sappia mettere al centro delle sue decisioni le esigenze della Società e che non sia al servizio di finalità di altro tipo. Solo così si potrà avere un dialogo vero e non ideologico sugli OGM, e sui mille altri temi su cui oggi siamo ancora fermi al palo. Solo così facendo si può costruire un futuro sostenibile che non siano gli altri a dettarci, ma che nasca partendo dal lavoro delle nostre menti migliori.

venerdì 5 settembre 2014

Considerazioni finali sulle domande della neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo al Ministro Martina sugli OGM in agricoltura

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
in meno di 4 mesi, sui quotidiani di maggior rilievo del nostro Paese, è riuscita a scrivere 8 articoli sulle proprietà quasi miracolose degli OGM in agricoltura, con argomentazioni tautologiche, spesso inesatte, che giravano intorno all’assioma, sue parole, “…l’intera mangimistica italiana si basa sull’uso di OGM” (affermazione, purtroppo, non vera, poiché al massimo, senza considerare la produzione nazionale degli alpeggi, siano al 20-25%). Pertanto, secondo Lei, visto che importiamo la totalità dei mangimi che sono OGM e utilizziamo gli OGM per la nutrizione degli animali e la produzione di derivati …….. è assurdo impedire di coltivarli nel nostro Paese?
A mio parere avrebbe dovuto anche chiedere al Ministro Martina: “perché i derivati da questi mangimi (carne, latte, uova, ecc.) non vengono etichettati? …….. in modo tale da dare la possibilità ai consumatori di poter scegliere il modo che ritengono più opportuno di alimentarsi per se stessi e per i loro figli!” Ma questo non l’ha scritto …………  peccato. A mio parere se l’avesse scritto, e se fosse stata attuata l’etichettatura, con ogni probabilità, in relazione al fatto che i 2/3 dei cittadini sono contrari agli OGM, nel nostro Paese le importazioni di mangimi OGM sarebbero diminuite e i nostri approvvigionamenti si sarebbero rivolti maggiormente al mercato interno, con grande vantaggio per i nostri agricoltori, oppure ai Paesi in grado di garantire rifornimenti di mangimi “OGM free”.

Peccato, occasione persa, a mio parere avrebbe realmente fatto un servizio alla nostra agricoltura.

Nei suoi interventi, purtroppo, ha messo in luce solo le capacità quasi miracolose degli OGM, senza portare alcun elemento di incertezza in merito alla loro utilizzazione, sia in merito ai possibili effetti sulla salute umana, sia ai possibili effetti sull’ambiente. E’ realistico secondo Lei che tutte, sottolineo tutte, le opinioni di alcuni scienziati scettici in merito all’utilizzazione degli OGM nell’agricoltura italiana siano frutto, cito Sue parole estratte da un Suo pregevolissimo articolo con lo storico corbellini, di “irrazionalità, fanatismo, emotività, tecnofobia, antimodernismo, anti-industrialismo, populismo, etc.”

Possibile che senza conoscere pienamente l’argomento, Lei stessa afferma che sono solo alcuni mesi che si occupa del problema OGM in agricoltura e che non è il Suo campo specifico(sue parole "Caro direttore, da mesi studio la vicenda italiana degli Ogm. Non è il mio campo specifico,………), voglia intervenire in un ambito che nel nostro Paese è dibattuto da almeno 20 anni. Personalmente credo che, forse ingenuamente, si sia fatta strumentalizzare.

Senza la pretesa di voler sostituire il Ministro, si è cercato di rispondere alle 16 domande che Lei ha posto a Martina, con la speranza di aver dato un contributo di conoscenza alle problematiche che investono l’adozione degli OGM in ambito agroalimentare nel nostro Paese.

In questo link le domande della neuroscienziata, sotto i link alle risposte:

-         Risposta n. 1 
-         Risposta n. 2
-         Risposta n. 3
-         Risposta n. 4
-         Risposta n. 5
-         Risposta n. 6
-         Risposta n. 7
-         Risposta n. 8
-         Risposta n. 9
-         Risposta n. 10
-         Risposta n. 11
-         Risposta n. 12
-         Risposta n. 13
-         Risposta n. 14
-         Risposta n. 15
-         Risposta n. 16

     Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede in agricoltura non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte (20-25%), non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo.

Cerchiamo, senza fretta, di fare le scelte migliori ……… per noi e per i nostri figli. 

giovedì 14 agosto 2014

16 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta n. 16 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
non pensavo di farcela, ma siamo alla fine. Come al solito mi dispiace del fatto che utilizzi toni da inquisitore, ma pazienza. Insisto ancora nel dirle che, in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle figure quantomeno discutibili.

DOMANDA N. 16 - Le propongo infine un'analogia, certo un po' forzata, ma per dare l'idea. Essendo ministro di un Governo di centro-sinistra, non ritiene inappropriato occuparsi solo di quel 2% della popolazione che può vestirsi in cashmere (e nutrirsi del costoso, non sostenibile e non salvifico “biologico”), disinteressandosi del fatto che il resto dei cittadini abbia almeno della lana a disposizione?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 16 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  provi a “girare” la Sua domanda in un altro modo, ovvero, “vuole con gli OGM creare una sorta di proletariato alimentare, per cui i ricchi continueranno a mangiare un prodotto sicuro da un punto di vista nutrizionale (alimento biologico), mentre i poveri, pur in presenza di rischi alimentari/nutrizionali, saranno costretti a mangiare OGM, solo perché gli alimenti OGM avranno un prezzo inferiore?” Del resto questa è una strategia già applicata dai sostenitori del Capitalismo ……. In assenza di un aumento dei salari, una diminuzione del prezzo degli alimenti (quali alimenti? gli OGM?) può determinare un aumento del reddito reale dei lavoratori (se lo faccia spiegare dal Suo amico corbellini). Pertanto gli OGM potrebbero essere visti come uno strumento nelle mani dei capitalisti, per nutrire la forza lavoro senza aumentare i salari,   mantenendo così inalterati i loro profitti e l'accumulazione di capitale. Come vede, gli OGM non sono certo uno strumento idoneo a politiche di sinistra, come Lei vorrebbe far apparire …….  Anzi, fanno parte di quegli  strumenti economici che determinano un aumento del reddito da capitale a scapito del reddito da manodopera ……….. una strategia da sempre applicata dai movimenti che preferiscono il capitale alla manodopera.

Personalmente, sarei per applicare il “Principio di precauzione” anche per le piante ottenute per mutazione indotta, così come per gli OGM, poiché l’introduzione di nuovi geni determina degli effetti metabolici nella pianta che vanno a modificare le caratteristiche alimentari del cibo ottenuto. Purtroppo, questo elemento non è mai apparso dalle Sue domande, poiché al contrario di quanto affermano taluni sostenitori degli OGM, le caratteristiche nutrizionali delle piante OGM cambiano rispetto a quelle convenzionali. Per esempio ci sono specifiche ricerche che ci dicono che il “mais Bt” ha un maggior contenuto di lignina, mentre altre ricerche ci dicono che il “pomodoro arricchito di vitamina A”, ha un minor contenuto di licopene. In particolare, specificamente  per gli OGM, il prof. Dulbecco in una intervista a “La Repubblica”  ci fa notare che:

L’eliminazione di geni, uno per volta, è già stata ottenuta in organismi unicellulari mostrando che un certo numero di geni può essere eliminato anche dagli organismi più semplici, permettendone egualmente la sopravvivenza. Alcuni dei risultati ottenuti in esperimenti di questo genere hanno una particolare importanza per il nuovo progetto Venter-Smith. In un esperimento, per esempio, si è aggiunto, anziché eliminarlo, un gene ad un’alga unicellulare.
L’alga originaria era fotosintetica, cioè otteneva energia dalla luce solare, e l’usava per produrre gli zuccheri che sono necessari per la sua esistenza; dopo l’introduzione del nuovo gene, perse l’attività fotosintetica e cominciò ad usare gli zuccheri presenti nell’ambiente, anziché fabbricarli dentro di sé. Perciò il nuovo gene causò una profonda perturbazione dell’operazione di altri geni. Questo effetto non è sorprendente. Ci sono molti esempi che dimostrano una connessione tra le funzioni di geni apparentemente indipendenti. Per esempio, coi metodi oggi a disposizione è possibile determinare il grado di attività di tutti i geni in una cellula; ed è stato dimostrato che introducendo un nuovo gene in una cellula, la funzione di un gran numero di altri geni viene alterata. Eliminare un gene avrà, presumibilmente, conseguenze simili. Ciò è molto importante per il nuovo progetto: non è sufficiente introdurre un gene nell’organismo per determinarne l’effetto, che invece dipende da quali altri geni sono già presenti. Perciò bisognerà determinare l’effetto di un gene su organismi contenenti diversi gruppi di geni, il che complicherà le cose.
È chiaro perciò che l’esperimento proposto, apparentemente abbastanza semplice, incontra grandi difficoltà nell’applicazione a organismi viventi. Bisogna pensare che gli organismi oggi esistenti sono il risultato di una evoluzione che è durata milioni di anni, durante la quale tutti questi problemi, ed altri ancora, sono stati incontrati e risolti con molti tentativi. Oggi è possibile imitare l’evoluzione nel laboratorio, usando organismi molti semplici, ma è sempre un problema serio.
Si parla molto dei possibili pericoli degli esperimenti. Certo, questa è una grande incognita. Vengono prese alcune precauzioni, che sembrano molto valide, ma che si basano sulle nostre attuali conoscenze; sarà così anche con le novità che possono derivare dall’esperimento? Nessuno lo sa. Nel passato, ci sono stati molti casi in cui i risultati sono andati oltre le aspettative. L’importante sarà essere molto cauti durante lo svolgimento del lavoro, considerare ogni risultato imprevisto come un pericolo, e valutarlo in modo appropriato.”


Gent. Sen. Cattaneo, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che vietare gli OGM sia una politica di destra. Ma, purtroppo, non è né di destra, né di sinistra, ma è una scelta dettata dal buon senso. Quello che non capisco è "perchè per sponsorizzare gli OGM bisogna sempre parlar male dell'Agricoltura Biologica?" Lasciamo poi stare il 2% (si riferisce al fatturato del biologico in Italia e non al numero degli acquirenti), che è un'aliquota sbagliata, in quanto i consumatori di alimenti biologici sono numericamente molti di più del 2%, poichè molto spesso solo una parte della loro alimentazione è biologica (io, per esempio acquisto solo latte, pasta, burro, uova e pomodoro biologici). Ma Lei ha mai visitato un’azienda agricola biologica? Ma si rende conto delle fatiche e dei rischi che deve affrontare un agricoltore biologico, che deve attuare una coltivazione in pieno campo senza utilizzare fitofarmaci di sintesi per non inquinare l'ambiente? Senza utilizzare fitofarmaci sistemici? Senza utilizzare concimi chimici? Un agricoltore che attraverso siepi a piante arboree cerca di mantenere una certa biodiversità. Un agricoltore che sperimenta sulla sua pelle tecniche produttive a basso impatto ambientale, che, se funzionano, vengono adottate anche dall’agricoltura convenzionale (trappole sessuali, confusione sessuale, Bacillus thuringiensis, ecc.)? Personalmente ritengo che la nostra Società dovrebbe dare a questi agricoltori un premio! 


 Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice. Occorre avere una visione olistica del problema e non soffermarsi, anche superficialmente, sugli effetti di breve periodo. Le consiglierei, se ritiene opportuno intervenire ancora sull’argomento, di continuare a studiare la problematica degli OGM in agricoltura, perché la materia non è così semplice come molto spesso si pensa. Se lo ritiene opportuno, in futuro potrò rispondere ad altre Sue gentili domande.

15 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta n. 15 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
lo so sono ripetitivo, Lei, però, utilizza dei toni da inquisitore. Insisto ancora nel dirle che, in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle figure quantomeno discutibili.

DOMANDA N. 15 - Lei sostiene che l'Italia investe 700 milioni di euro per innovazione e ricerca agroalimentare. Può elencarmi le voci dei progetti che Le consentono di asserire che questa cifra è attendibile? Non vorrei che chi le ha fornito l'informazione si sia confuso con il costo degli stipendi di intere generazioni di scienziati (includendo anche i forestali calabresi?), colleghi a cui viene di fatto impedito di lavorare e innovare. Lei fa bene a pensare alla ricerca in Genomica che oggi è all'avanguardia, ma darà (forse) il suo ritorno applicativo tra almeno 10 o 15 anni. Oggi Lei sta pagando gli errori di chi l'ha preceduta e non ha investito in ricerca. Lei oggi deve confrontarsi con i milioni di tonnellate di Ogm che importiamo e con 14 anni di divieti agli Ogm che ci hanno messo in ginocchio e con una bilancia agroalimentare in rosso per 4-6 miliardi di euro l'anno. Vuole affrontare questo deficit, o deviare e parlare d'altro e restare in rosso per altri 15 anni?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 15 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  anche la domanda n. 15 è composta di 3 domande e, purtroppo, è “farcita” di informazioni che solo Lei possiede…..o, forse, così come per la domanda n. 14, sono esclusivamente opinioni Sue personali, alle quali è difficile portare elementi di conoscenza.

In tema di OGM, così come del resto per altri ambiti scientifici di “frontiera”, siamo tutti d’accordo sul fatto che la ricerca non può essere fermata. Questo non significa, però, che essa possa essere effettuata liberamente, senza alcuna regola e senza adottare il “Principio di precauzione”. Soprattutto nel caso di ricerche che presentano, anche solo potenzialmente, effetti negativi per lo sviluppo sostenibile della nostra società e soprattutto nel caso in cui questi effetti siano irreversibili ed incontrollabili, così come per le piante OGM, occorre adottare regole che impediscano che questi eventi possano verificarsi.

Nel caso degli OGM, che presentano transgeni nucleari che possono originare inquinamento genetico, e soprattutto nella loro sperimentazione in campo aperto, occorre notevole “precauzione", poiché l’inquinamento genetico è per sua natura qualcosa di incontrollabile; una volta che determinati individui che hanno autonoma capacità di replicarsi sono stati immessi nell’ambiente, sarà molto difficile eliminarli. Pensi, per esempio, ad una sperimentazione in campo aperto con “colza RR”, che nel nostro Paese ha parentali selvatiche con le quali incrociarsi (per esempio senape selvatica). Cosa accadrebbe se il transgene dalla colza RR migrasse nella senape selvatica e da questa, in modo incontrollato, si diffondesse nell’ambiente? Esempi in questo senso sono rappresentati per il momento da alcuni animali, sicuramente dannosi per la nostra agricoltura e per il nostro benessere, regalo della globalizzazione dei mercati, che si sono diffusi nel nostro Paese, originando situazioni dannose per gli equilibri ecologici ambientali di alcuni territori (infantria, nutrie, scoiattoli, gamberi, pesce siluro, ecc.).

Anche le nuove piante transgeniche potrebbero dar luogo ad un inquinamento genetico di questo tipo, con un'aggravante però; mentre per gli animali sarebbe sostanzialmente semplice, anche se oneroso e cruento, risolvere il problema una volta accertato che essi sono dannosi per la salute dell’uomo e per l’ambiente, per le piante transgeniche, trattandosi di piante fenotipicamente identiche a quelle naturali, la risoluzione del problema sarebbe notevolmente più difficoltosa e dispendiosa, se non impossibile.

         In questo contesto appare necessario adottare il “principio di precauzione” e verificare preventivamente, attraverso lo sviluppo di specifiche ricerche, gli effetti che gli OGM possono determinare, con particolare riferimento agli elementi di sicurezza, di sostenibilità e di economicità per l’agricoltura del nostro Paese.
Da un punto di vista della sicurezza, è necessario che le produzioni transgeniche non si collochino ad un livello inferiore rispetto a quelle convenzionali in termini di salubrità, tracciabilità, qualità ed economicità.

Per quanto attiene alla salubrità, occorrerà dapprima chiarire gli effetti degli organismi transgenici sulla salute umana, sia da un punto di vista delle malattie che essi possono eventualmente indurre, sia da un punto di vista delle loro caratteristiche nutrizionali. Molti scienziati, infatti, concordano sul fatto che l’inserimento del transgene e la produzione della relativa proteina potrebbero dare origine a fenomeni di tipo allergico. Occorrerà, inoltre, verificare se risponde al vero l’eventualità che i batteri patogeni possano acquisire il marcatore che conferisce resistenza all’antibiotico utilizzato per selezionare le cellule che hanno ricevuto il transgene. Più in generale, occorrerà valutare attentamente tutte le interazioni che possono dare origine a fenomeni dannosi per la salute, sia nel caso di elevati livelli di singole somministrazioni, sia nel caso, più realistico per le sostanze alimentari, di basse somministrazioni che si protraggono nel tempo.

Un altro pericolo reale, soprattutto in relazione al fatto che la tecnologia necessaria per ottenere piante transgeniche è piuttosto semplice e alla portata di piccoli laboratori, potrebbe essere costituito dalla possibilità che piante transgeniche siano prodotte e commercializzate all’insaputa degli organismi  di controllo. Pertanto, occorrerà essere in grado di distinguerle nettamente da quelle “normali”, anche nel caso in cui non siano conosciuti i transgeni, i marcatori e i promotori. In questo ambito le ricerche potranno essere rivolte alla definizione di metodi di identificazione delle produzioni transgeniche.

Nell’ambito delle problematiche relative alla sicurezza per il consumatore, un ruolo di rilievo possono avere anche le ricerche tese ad evidenziare le caratteristiche organolettiche degli alimenti transgenici, che non devono essere diverse da quelle che caratterizzano le produzioni convenzionali. Soprattutto per il nostro Paese, nel quale le produzioni tipiche di qualità assumono un ruolo decisamente importante, questo elemento dovrà essere verificato attentamente prima di indirizzare la produzione agricola verso questa strada.

Da un punto di vista qualitativo, in relazione al fatto che attualmente siamo alle prime applicazioni di questa tecnologia, ci si può chiedere: che cosa accadrà quando nella stessa pianta saranno introdotti più transgeni (uno che conferisce resistenza ad un erbicida, un altro che conferisce resistenza agli insetti, uno che conferisce resistenza ai virus, un altro che conferisce resistenza alle batteriosi, un altro che conferisce resistenza alle micosi, un altro ancora che conferirà alla pianta resistenza al freddo o al caldo, alla siccità, ecc.)? Ci troveremo di fronte alla stessa pianta, con le stesse caratteristiche nutrizionali originarie, oppure sarà qualcosa di diverso? Ecco che la ricerca potrebbe verificare gli effetti e le interazioni sul prodotto finale conseguenti alla contemporanea presenza di più transgeni nello stesso organismo.

Per quanto attiene alla sostenibilità degli OGM, occorrerà preliminarmente considerare che il nostro Paese è caratterizzato dalla presenza di un gran numero di prodotti tipici, frutto di una continua selezione naturale e di un continuo affinamento delle tecniche di trasformazione, che rappresentano un vanto per la nostra agricoltura e per la nostra industria agro-alimentare. Le ricerche in questo ambito si rendono necessarie al fine di:

- impedire che entrino nel Paese organismi non voluti, che potrebbero determinare una variazione permanente delle caratteristiche qualitative delle nostre produzioni tipiche  (IGP, DOP, DOC, biologiche, ecc.). Per esempio, sarà necessario verificare se il “Parmigiano Reggiano”, ma così anche per le altre produzioni, mantiene le medesime caratteristiche organolettiche anche nel caso in cui per la sua produzione sia utilizzato latte proveniente da vacche alimentate con mangimi di origine transgenica (stessa cosa dicasi per il “Prosciutto di Parma” e per le altre produzioni tipiche);

- impedire che determinate scelte possano mettere in crisi la competitività della nostra agricoltura, soprattutto quella attuata nelle aree marginali, che, come è risaputo, svolge anche altre importanti funzioni che non sono esclusivamente legate alla produzione di derrate alimentari (paesaggio, assetto idrogeologico, tutela della flora e della fauna, ecc.);

- verificare gli effetti ambientali reali e potenziali degli organismi transgenici (impatti diretti e indiretti, effetti sulla flora, effetti sulla fauna,  effetti sul terreno, effetti sugli ecosistemi, effetti economici, ecc.), al fine di fornire una risposta univoca a quelli che attualmente sono i principali dubbi che caratterizzano l’applicazione di questa tecnologia.

In particolare, occorrerà verificare se risponde al vero che:

-         possano esserci delle interazioni tra le piante transgeniche e le loro parentali selvatiche, con la possibilità di trasferimento a queste ultime del transgene per la resistenza ai diserbanti, con conseguente creazione di “superinfestanti” resistenti esse stesse al diserbante (come per esempio può accadere tra Colza RR e senape selvatica);

-  vi possa essere la possibilità di trasferimento a piante parentali selvatiche del transgene per la resistenza agli insetti;

-  si abbia la selezione nel tempo di insetti resistenti alla tossina insetticida prodotta dal transgene nelle piante BT;

-  si possa avere un’azione della tossina insetticida anche nei confronti di insetti non bersaglio;

-  si possa avere un comportamento infestante delle PT resistenti al diserbante, con aggravamento delle problematiche agronomiche connesse al contenimento dei danni provocati dalle piante infestanti;

- si abbia una riduzione della biodiversità, in relazione alla forte specializzazione produttiva che accompagnerà la coltivazione di queste piante.
   
Di estrema importanza per il nostro Paese è anche la verifica degli effetti legati all’eventuale modificazione del paesaggio rurale, in relazione al fatto che la transgenesi potrebbe essere in grado di eliminare quelle limitazioni di carattere ambientale che oggigiorno impediscono la diffusione di determinate piante in ambiti territoriali a loro ostili (per assurdo si potrebbe pensare alla diffusione nel nostro Paese di coltivazioni di banane, di datteri, ecc.).
Per quanto attiene, infine, all’economicità, occorrerà verificare se le coltivazioni transgeniche rispondono o meno ad obiettivi di sviluppo sostenibile e se le stesse sono in sintonia con gli obiettivi di politica agraria. In particolare, occorrerà verificare se esse sono in grado di determinare:

- un aumento della competitività dell'agricoltura, in relazione alle aperture del commercio internazionale previste dagli Accordi GATT;

- un aumento della qualità dei prodotti agricoli, in relazione alle nuove esigenze dei consumatori;

- una maggior sostenibilità ambientale delle pratiche agricole;

- il mantenimento del prezzo delle produzioni alimentari ad un livello accettabile per gli agricoltori e per i consumatori;

- l’impostazione di adeguate politiche di sviluppo rurale, al fine di evitare fenomeni di esodo rurale;

- la multifunzionalità dell'agricoltura, al fine di favorire altre forme di integrazione al reddito dell'agricoltore;

- il decentramento e la semplificazione burocratica dell'attività agricola.

Preoccupante per il nostro Paese è la possibilità offerta dalle moderne biotecnologie di:

- indurre nelle piante la resistenza a fattori pedoclimatici avversi (caldo, freddo, ph, contenuto di calcare, contenuto di sodio, ecc.), al fine di consentire la coltivazione di piante tipiche del nostro territorio (fragola, agrumi, olivo, vite, ortaggi, ecc.) anche in altre aree del pianeta, che presentano limitazioni di tipo pedoclimatico. Quando sarà possibile produrre di tutto ovunque, con ogni probabilità le produzioni si sposteranno laddove minori sono i costi di produzione e laddove minori sono le limitazioni di carattere ambientale e di carattere produttivo (ci si riferisce alle limitazioni nell’uso di concimi, di fitofarmaci, ecc.);

- far produrre a piante annuali le sostanze che attualmente otteniamo dopo anni di allevamento da piante arboree (per esempio sembra che sia possibile ottenere dalla coltivazione di colza transgenica un olio "sostanzialmente equivalente" a quello ottenuto dalla spremitura delle olive), e gli esempi potrebbero continuare ancora.

Da un punto di vista economico occorrerà infine operare un confronto tra i costi di produzione in agricoltura convenzionale e transgenica, al fine di stimare l’effetto che l’introduzione di questi nuovi prodotti potrebbe avere sul sistema dei prezzi dei prodotti alimentari.

Nell’ambito dei costi, un ruolo importante assumeranno anche quelli di distribuzione, in quanto la segregazione delle filiere produttive implica la necessità di effettuare analisi del DNA e certificazioni di processo e di prodotto caratterizzate da elevati costi. Da rilevare a questo proposito che fin tanto che permarranno perplessità e incertezze nell’uso di questi nuovi alimenti non si intravedono grandi vantaggi economici per il consumatore, in quanto i costi dei controlli ed i costi di segregazione delle due filiere andranno a compensare, se non a superare, gli auspicati minori costi di produzione della fase agricola.

In questo contesto occorre credere nella ricerca e affidarle il compito di fornire certezze in merito a scelte che possono avere ripercussioni a lungo termine per il nostro sviluppo e per quello delle generazioni future.

Gent. Sen. Cattaneo, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che c’è oscurantismo nei confronti degli OGM, ma non è vero! La ricerca può andare avanti senza problemi. Rimane il fatto che in presenza di risorse scarse, esistono campi della ricerca socialmente più importanti degli OGM. Pensiamo, per esempio a tutta la problematica relativa al mantenimento dell’agricoltura nelle aree di collina e di montagna del nostro Paese, al fine di limitare l’esodo rurale e al fine di consentire una corretta utilizzazione del territorio al fine di frenare il dissesto idrogeologico.


 Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice. E’ vero che il mais Bt come da Lei auspicato potrebbe contribuire al benessere della nostra Società, ma il benessere non è dato solo da elementi di carattere economico, è qualcosa di molto più complesso. Tenga poi presente che le importazioni sono inevitabili, poiché molto spesso nel Commercio Internazionale siamo costretti ad accettare prodotti agricoli in cambio di prodotti industriali.

mercoledì 13 agosto 2014

14 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta n. 14 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
Lei insiste ancora con una domanda retorica sull’ipotetico campo sperimentale, io insisto ancora nel dirle che, in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle figure quantomeno discutibili.

DOMANDA N. 14 - Secondo Lei la sperimentazione per fini di “ricerca scientifica pubblica” in pieno campo (che solo l'Italia vieta dal 2002) può riprendere entro quest'anno solare con le stesse regole di sicurezza che vigono in un qualunque stato europeo? In caso di permanenza del divieto, non ritiene che sia il caso di accordarsi con il Suo collega ministro dell'Università, affinché non si sprechino soldi pubblici? Infatti, il 99% dei docenti e ricercatori - pagati per insegnare ai futuri agronomi, biologi e biotecnologi - insegnano cosa sono gli Ogm e, quindi, che non sono “streghe da mandare al rogo”, ma utili strumenti per la crescita economica e sociale, e per la salute. Non Le sembra una situazione surreale?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 14 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  la domanda n. 14 è composta di 4 domande e, purtroppo, è “farcita” di informazioni che solo Lei possiede…..o, forse, sono solo opinioni Sue personali …….. alle quali noi dovremmo credere?

1)    Lei chiede che siano riprese le “sperimentazioni in campo aperto". Le vorrei far notare che per riprendere le sperimentazioni in campo aperto è necessario individuare un sistema affinchè il polline non se ne vada in giro per il mondo a fecondare piante parentali selvatiche (non è certo il caso del mais in Italia, ma lo è per tante altre piante coltivate), per esempio facendo piante maschiosterili, oppure inserendo il transgene nei cloroplasti. Purtroppo l’”inquinamento genetico” è qualcosa di molto più pervasivo dell’inquinamento chimico, poiché per la diffusione del transgene non è necessario l’intervento dell’uomo. Lei saprà meglio di me che le piante sono esseri viventi e, una volta nell’ambiente, si diffondono autonomamente ed è molto difficile, se non impossibile, eliminarle in un secondo momento. Supponiamo per un attimo che gli OGM in futuro siano causa di danni alla salute umana e all'ambiente. Cosa potremo fare per eliminarli? Quali costi economici dovremo affrontare? Chi pagherà questi costi? Sempre pantalone? Ancora una volta avremo la privatizzazione dei guadagni e la collettivizzazione dei costi?

2)    La seconda domanda proprio non l’ho capita, perché, vede, gli OGM non rappresentano il solo settore di ricerca agricolo in grado di aumentare la competitività della nostra agricoltura. Secondo Lei, facendo un esempio automobilistico, la FERRARI se vuole competere sul mercato delle auto con la FIAT dovrebbe produrre le “Panda”? Personalmente credo che se la FERRARI si mettesse a produrre delle "Panda", dopo pochi mesi chiuderebbe i battenti. La nostra agricoltura, purtroppo, è perdente nella competizione basata sui bassi costi e sui bassi prezzi. Ci sono altri Paesi che sono in grado di produrre gli stessi prodotti OGM a costi decisamente più bassi dei nostri. Se anche noi adottassimo gli OGM, le nostre importazioni di soia non calerebbero di 1 grammo, poiché il nostro prezzo di mercato sarà sempre superiore ai prezzi del mercato globale. A questo proposito il Ministro Martina, ha parlato di tanti settori della ricerca agricola da potenziare, senza mai parlare di OGM;



3)    Che il 99% dei docenti e dei ricercatori insegnino che gli OGM sono un utile strumento per la crescita economica, sociale e per la salute è un dato Suo, che, forse, nessun altro possiede. Ci può fornire le Fonti dei suoi dati? Se, invece, sono sue opinioni personali, penso che valgano tanto quanto le opinioni di quelli che sono contrari agli OGM. Personalmente conosco tanti docenti che affrontano il problema degli OGM con obiettività e mettono in dubbio il fatto che siano lo strumento idoneo per la crescita economica dell'Agricoltura del nostro Paese. E poi, mi consenta, la crescita economica, da sola, non è sinonimo di benessere, ci sono altri elementi, non solo monetari che contribuiscono a far sì che le persone stiano bene;

4)    Sinceramente l’attuale situazione in cui si trovano gli OGM nel nostro Paese, non mi sembra una situazione "surreale", poiché non sono ancora sicuri al 100%, non rappresentano un mezzo per essere più competitivi a livello mondiale, una gran parte della Società non li vuole mangiare (80% circa). Surreale è il fatto che ne abbiamo vietato la coltivazione, ma non ne abbiamo impedito l'importazione, anche in relazione al fatto che i derivati ottenuti dai mangimi OGM (carne, latte, uova, ecc.) non sono etichettati. Questo fatto, come Le ho già detto precedentemente, determina una sorta di "concorrenza sleale" nei confronti degli allevatori che utilizzano mangimi "OGM free" ed ai quali è impedito di veder premiato questo loro sforzo dal mercato, poichè la Legge non prevede l'obbligo di etichettatura dei derivati. Se veramente vuole una apertura agli OGM, sarebbe necessario introdurre questa norma, ovvero l'etichettatura dei derivati zootecnici ottenuti con mangimi OGM. Perchè non propone una norma di questo tipo? L'80% dei consumatori, che gli OGM non li vogliono, Le sarebbero sicuramente grati ed anche tanti agricoltori Le sarebbero altrettanto grati; 

Gent. Sen. Cattaneo, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata ancora una volta per far credere alla gente comune che c’è oscurantismo nei confronti degli OGM, ma non è vero! Il campo illegale doveva essere distrutto, per tanti motivi. Gli OGM non sono streghe da mandare al rogo, ma sono semplicemente una strategia produttiva che al momento nel nostro Paese non ha futuro. Punto.

 Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice come in un laboratorio di chimica. E’ vero che il mais Bt potrebbe determinare una riduzione temporanea nell’utilizzazione di insetticidi e, quindi, un miglioramento della biodiversità, ma è altrettanto vero che nel lungo periodo con le piante OGM si verrebbero a determinare situazioni dannose alla biodiversità.

13 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta n. 13 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
lo so, sono ripetitivo, ma, spesso, lo è anche Lei. Lei, però, ha avuto una “caduta di stile” ed ha dimostrato anche di essere  un po’ arrogante e presupponente, affermando che chi vuole distruggere il campo illegale seminato a mais Bt si schiera dalla parte del “rogo dell’ignoranza”. Così dicendo, visto che il Parlamento si è pronunciato per la distruzione dei campi coltivati con piante OGM illegali, afferma che anche il Parlamento Italiano fa parte di coloro che sostengono il “rogo dell’ignoranza” e che, pertanto, è costituito per la gran parte da ignoranti. Ma lo vuole capire, gent.  neuroscienziata, che quello non era un campo sperimentale, ma era semplicemente un “campo illegale e provocatorio” di mais Bt, fatto appositamente per creare polemiche sulla questione e per aizzare coloro che credono di ottenere da questo mais effetti miracolosi sul loro reddito. I campi sperimentali per fornire dati scientificamente validi dovrebbero essere suddivisi in particelle “completamente randomizzate” o “randomizzate a blocchi”, con ripetizione delle tesi. Pertanto, gent. neuro scienziata, insisto ancora nel dirLe che, in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle figure quantomeno discutibili.

DOMANDA N. 13 - Ad oggi, c'è ancora un campo di mais Ogm a Colloredo in Friuli dove si stanno conducendo esperimenti di coesistenza tra differenti agricolture e di tutela della biodiversità: non sarebbe il caso di destinare pochi spiccioli per consentire - a favorevoli e contrari agli Ogm - di fare misurazioni di tutti i possibili parametri ed informarne il pubblico, invece di destinare al rogo dell'ignoranza la verifica delle informazioni che Lei dovrebbe pretendere e garantire?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 13 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  mi meraviglio che una scienziata come Lei possa affermare con insistenza che il campo di mais Bt distrutto in Friuli, perché illegale, potesse rappresentare un campo sperimentale. Le ricordo che i campi sperimentali devono essere “totalmente randomizzati” o a “blocchi randomizzati”, con ripetizione delle sperimentazioni (split-plot). Questo campo di mais Bt da un punto di vista sperimentale non serviva a nulla o, per lo meno,  poteva servire solo a dare visibilità a quelle persone che, mettendosi contro all’80% delle altre persone che gli OGM non li vogliono, avevano puntato i media su di loro. Tra l’altro questo campo sperimentale aveva un Grande Responsabile Scientifico, un ricercatore freelance, che dal 2014 ha iniziato ad interessarsi di OGM (è dal 1980 che si parla di piante OGM) e che ritiene che la sua esperienza di vita vissuta possa essere riferita all’universo delle coltivazioni di mais Bt. Veramente una grande sperimentazione …….. non ho parole!  


Meraviglia poi il fatto che chi ha criticato la ricerca di Seralini possa considerare questo un “campo sperimentale”. Se vuole le metto un link, così vede come deve essere fatta una sperimentazione in campo agricolo e come deve essere fatto un “campo sperimentale”.


Poi, mi scusi, gent. neuroscienziata, che modi, riesce persino ad essere offensiva! Lei pensa veramente che il prof. Buiatti, la prof. Sorlini, il prof. Prestamburgo, la prof. Giovannetti, il prof. Infascelli, Padre Sorge, la Società Italiana di Ecologia, il Parlamento Italiano che ha legiferato e potrei continuare ancora, siano così ottusi da essere accomunati al “rogo dell’ignoranza”. Chi è contrario agli OGM in Italia e vuole il rispetto della legalità, non è sempre così ignorante e oscurantista come Lei lo vuol fare apparire. Spesso sono professionisti della ricerca, che mettono in dubbio le capacità miracolose delle piante OGM, cosa che Lei non ha fatto, poichè ha riportato solo i presunti effetti positivi. Possibile che le piante OGM non abbiano alcun effetto negativo? Allora vediamo se è vero che gli OGM sono miracolosi:

-         Dovevano eliminare gli insetticidi….... sembra non sia vero;

-         Dovevano semplificare la lotta alle malerbe …….. non è vero e l’hanno complicata;

-         Dovevano produrre di più ………. sembra non sia vero;

-         Dovevano dare piante identiche a quelle isogeniche ……. non è vero;

-         Dovevano aumentare il reddito degli agricoltori ……. non è vero;

-         Dovevano servire alle aree marginali ……….. non è vero;

-         Ed altro ancora

Gent. Sen. Cattaneo, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che c’è oscurantismo nei confronti degli OGM, ma non è vero! Il campo illegale non era un "campo sperimentale" e doveva essere distrutto, per tanti motivi. Punto.



 Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice, non sono solo i favorevoli agli OGM i depositari della verità, poiché un conto è la ricerca tecnologica, che nel limite del lecito non deve essere contrastata, un conto è l’applicazione della ricerca tecnologica che deve subire il vaglio di giudizi scientifici, economici, politici ed etici. Sinceramente, se avesse portato nella discussione anche taluni elementi di incertezza sulle caratteristiche miracolose degli OGM, sarebbe stata sicuramente più credibile. Possibile che non abbiano nemmeno un difetto tra quelli elencati da taluni studi scientifici?

12 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta n. 12 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
lo so sono ripetitivo, ma insisto ancora nel dirle che, in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle figure quantomeno discutibili.

DOMANDA N. 12 - Risulta anche a Lei che il 62% del mais italiano raccolto nel 2013 non era commerciabile per uso umano a causa dell'inquinamento da fumonisine? Quando sarà finalmente garantito il rispetto del consumatore e sarà applicata su tutte le confezioni di polenta e di mais in generale il tenore di fumonisine di quel lotto, come prevede la normativa europea fin dal 2007? Non si dovrebbero accogliere gli auspici del Consiglio Superiore della Sanità che suggerisce dosaggi di fumonisine inferiori per i bambini?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 12 di 16

Gent. neuroscienziata Elena Cattaneo,  i suoi dati sulla contaminazione del mais da fumonisine saranno anche veri, non li metto in discussione, tenga però presente che derivano da sperimentazioni che mettono a confronto il “mais Bt” con una coltivazione di “mais convenzionale non trattato con insetticidi contro la piralide”. Pertanto, non è un confronto che regge. Al limite la sperimentazione doveva riguardare un confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale trattato con insetticidi contro la piralide”.  A mio parere sarebbe stato importante metterlo in premessa, poichè si rischia di fare "allarmismo sociale". Ma fa niente …....… sono sempre quelle “mezze verità” di cui fa parte questo mondo, da una parte e dall’altra. Occorre anche essere consapevoli del fatto che il mais Bt, da solo, non costituisce un rimedio completo contro le micotossine. Negli USA, dove viene utilizzato massicciamente il mais Bt, ci sono grossi problemi di micotossine e in molti alimenti americani il contenuto ammesso di talune micotossine è 10 volte superiore a quello consentito in Italia. Come mai?

Gent. neuro scienziata, tra le “mezze verità” che vengono dette in giro in merito alle proprietà miracolose degli OGM, vi è anche quella relativa al fatto che gli OGM servirebbero per la risoluzione delle problematiche connesse alla proliferazione delle micotossine. Ovviamente, non si vuole sostenere che il mais Bt non serva a nulla, ma, purtroppo, il mais Bt, molto probabilmente, non rappresenta, da solo, il mezzo per la risoluzione del problema delle micotossine. In particolare, negli U.S.A., dove si fa largo uso di mais Bt, il contenuto ammesso di aflatossine negli alimenti è 10 volte quello consentito nei Paesi dell’UE (0,50 ppb negli USA, contro gli 0,05 ppb nei Paesi dell’UE), segno inequivocabile che il mais Bt, da solo, non rappresenta la soluzione al problema e che serve qualcos’altro.

Nell’Unione Europea i limiti massimi di aflatossine sono quelli stabiliti dal Reg. Ce 165/2010, che prevede per il mais valori differenti a seconda della destinazione della granella. In particolare, per l’alimentazione umana è consentita la presenza di 5 ppb - parti per miliardo - per l’aflatossina B1 e 10 ppb per le B1+B2+G1+G2. Per l’alimentazione animale è consentita la presenza di 20 ppb per la B1. Nel latte crudo, nel latte trattato termicamente e nel latte destinato alla fabbricazione di prodotti a base di latte, il tenore massimo è di 0,05 ppb di aflatossina M1.

Diversa è la legislazione americana, in particolare per le aflatossine nei prodotti destinati all’alimentazione animale. La normativa Usa, infatti, distingue i limiti massimi a seconda della specie e del periodo di vita dell’animale e varia notevolmente, passando dal valore minimo di 20 ppb nei prodotti a base di mais per mangimi destinati alle vacche da latte, fino ad un massimo di 300 ppb per quelli destinati ai bovini in finissaggio.

Pertanto, negli USA, pur avendo a disposizione l’arma del mais Bt, sono consapevoli che esso, da solo, non serve a risolvere il problema delle micotossine.

Negli U.S.A., pur potendo contare sulla possibilità di coltivare mais Bt, può accadere poi che in particolari annate i limiti possano anche essere ritoccati verso l'alto, in relazione al fatto che vengono superate le soglie ammesse:


Nella realtà esistono altre problematiche legate alla diffusione di micotossine nel mais. In particolare:

-        Occorre in primo luogo prestare attenzione alle rotazioni, al fine di limitare la diffusione della  piralide. A questo proposito, occorre rilevare che negli ultimi decenni le aziende agricole, anche al fine di contenere i costi di produzione, si sono fortemente specializzate, per cui privilegiano la monocoltura di mais, con tutti i risvolti negativi in merito alla diffusione di insetti e di piante infestanti;

-        Esiste poi il problema delle attuali varietà di mais che hanno le brattee che non coprono completamente la pannocchia, per cui si sviluppano attacchi fungini. L’umidità ristagna nelle parti apicali della pannocchia, per cui si ha proliferazione di agenti micotici;

-        Esiste poi il problema delle irrigazioni effettuate massicciamente allo scopo di ottenere una maggior produzione, ma che rappresentano un elemento importante per lo sviluppo di micotossine;

-        Negli USA esiste poi il problema della “aree rifugio”, che devono essere attuate insieme alla coltivazione del mais e che, se non trattate con insetticidi, origineranno un prodotto con ingenti attacchi di piralide e, conseguentemente, con un alto contenuto di micotossine. In merito agli effetti del mais Bt sul contenuto di micotossine, il problema è il seguente: consapevoli del fatto che le aree rifugio saranno oggetto di “grandi attenzioni” da parte della piralide, cosa ne sarà della granella prodotta in termini di micotossine se non si faranno trattamenti insetticidi specifici? La granella prodotta sarà buttata? Sarà destinata alla produzione di biocombustibili?

Gent. neuro scienziata Cattaneo, mi consenta un’ultima considerazione sui contenuti di sostanze dannose per l’alimentazione dei bambini. Sono completamente d’accordo con il Consiglio Superiore della Sanità e auspico che gli alimenti per bambini siano costituiti solo ed esclusivamente da alimenti biologici, ovviamente cercando di evitare quelli che provengono dalla Germania, come Lei correttamente ha fatto notare nella Sua dichiarazione di voto al Senato ……….Sue testuali parole “……….. l'agricoltura biologica è legittima, importante, andrebbe forse solo controllata di più perché non è certo esente da rischi. Possiamo parlare ad esempio dell'intossicazione di tre anni fa di centinaia di consumatori di germogli di soia in Germania, con alcuni decessi, descritti dalla stampa come derivati da coltivazioni biologiche.” Però, mi consenta, perchè tutte le volte che si vogliono "sponsorizzare" gli OGM è necessario parlar male dell'"Agricoltura Biologica"?Ma Lei ha mai visitato un’azienda agricola biologica? Ma si rende conto delle fatiche e dei rischi che deve affrontare un agricoltore biologico, che deve attuare una coltivazione in pieno campo senza utilizzare fitofarmaci di sintesi per non inquinare l'ambiente? Senza utilizzare fitofarmaci sistemici? Senza utilizzare concimi chimici? Un agricoltore che attraverso siepi a piante arboree cerca di mantenere una certa biodiversità. Un agricoltore che sperimenta sulla sua pelle tecniche produttive a basso impatto ambientale, che, se funzionano, vengono adottate anche dall’agricoltura convenzionale (trappole sessuali, confusione sessuale, Bacillus thuringiensis, ecc.)? Personalmente ritengo che la nostra Società dovrebbe dare a questi agricoltori un premio! 

Gent. Sen. Cattaneo, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che le piante OGM consentiranno di migliorare le qualità salutistiche del cibo, ma questo è vero solo in parte, poiché il problema delle micotossine, come abbiamo visto, permane anche con l'adozione di mais Bt!

 Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice. E’ vero che il mais Bt potrebbe contribuire a determinare una riduzione del contenuto di micotossine, ma è altrettanto vero che occorre mettere in pratica altre azioni di contenimento di queste sostanze dannose alla salute.

martedì 12 agosto 2014

11 - Quando la neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo vuole parlare di OGM in agricoltura al Ministro Martina…….risposta n. 11 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
lo so sono ripetitivo, ma anche Lei non scherza! Mi deve scusare se insisto ancora nel dirle che, in relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle figure quantomeno discutibili.

DOMANDA N. 11 - Secondo Lei, tutela di più la biodiversità un campo di mais Bt o quel milione di ettari sui quali gli agricoltori sono costretti ad irrorare insetticidi perché non li si lascia liberi di fare gli imprenditori e coltivare mais Bt?


RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 11 di 16

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,  la Sua domanda n. 11 è ancora una volta ripetitiva e tautologica ed in parte abbiamo già risposto quando, scusi la ripetizione, abbiamo risposto alla domanda n. 10. Non è vero che gli agricoltori sono “costretti” a fare i trattamenti insetticidi contro la piralide, poiché se fanno le corrette pratiche colturali (rotazioni con frumento, erba medica, soia, sorgo, pomodoro, colza, ecc.) non c’è bisogno di trattare contro la piralide, il danno è irrisorio ed è economicamente minore del costo del trattamento. Dalle sperimentazioni messe in atto da Veneto Agricoltura, si evince che non c’è una gran differenza tra “mais convenzionale trattato con insetticidi” e “testimone non trattato” e che spesso non conviene fare trattamenti insetticidi contro la piralide……..è più il costo dell’entrata;


Anche per quanto attiene alla tutela della biodiversità, Le faccio osservare che  tutela maggiormente la biodiversità un campo convenzionale di mais nel quale vengono praticate le corrette rotazioni agronomiche, rispetto ad una monocoltura di mais, soprattutto se OGM, poiché il mais OGM è il presupposto indispensabile per la monocoltura. Se poi questo campo con agricoltura convenzionale è anche biologico, la biodiversità è ancor più tutelata. A dirlo, non sono io, ma la Società Italiana di Ecologia. In particolare, in un suo documento si legge a proposito degli OGM e delle biotecnologie:

Biotecnologie: secondo taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla ricerca biotecnologica che ha un ruolo fondamentale per alleviare i problemi dell'umanità.
Sotto il termine "biotecnologie" vengono in realtà indicati settori scientifici e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi farmaci (a volte, ma non sempre, basati sull'utilizzo dell'ingegneria genetica), alla clonazione di organi e organismi, all'introduzione di organismi geneticamente modificati per scopo agricolo o zootecnico. Ognuna di queste tecnologie pone problemi diversi dal punto di vista scientifico, etico e sociale e non si può quindi parlarne in maniera generica. Per quanto riguarda l'aspetto di maggiore impatto sull'ambiente, ovvero l'introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM), vogliamo osservare che, se è vero che gli effetti sulla salute umana dell'ingestione di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente esagerati da alcuni movimenti ambientalisti, è anche vero che alcuni scienziati hanno grandemente esagerato i benefici che possono derivare dall'utilizzo degli OGM per combattere la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli per il mantenimento dell'ambiente naturale di cui l'uomo è parte. Va infatti ricordato che attualmente il 70% dell'area coltivata ad OGM è destinata a specie modificate per resistere all'azione degli erbicidi. L'aumento di produzione agricola dovuto a questi OGM è minimo, se non inesistente, l'unico cosiddetto "vantaggio" essendo la possibilità di utilizzare indiscriminatamente grandi quantità di erbicida senza danneggiare la specie coltivata. Ma gli OGM possono anche costituire un pericolo per il funzionamento degli ecosistemi, poichè la loro introduzione è del tutto analoga al rilascio di specie esotiche, una pratica che ha portato nel recente e lontano passato a qualche beneficio, ma anche a molti danni, di natura sia biologica che economica. L'introduzione di OGM ha già contribuito in alcuni casi al declino di specie e razze naturali e, se effettuata su larga scala, può contribuire a una drastica diminuzione della biodiversità dei nostri ecosistemi. Vogliamo ricordare con forza che a medio e lungo termine la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti dipende dal mantenimento del funzionamento degli attuali sistemi naturali che forniscono gratuitamente non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali, ma anche servizi fondamentali per la nostra sopravvivenza quali la purificazione naturale di aria e acqua, il riciclo dei sali nutritivi, la stabilità dei versanti montagnosi, la protezione delle coste dall'erosione.”


Della problematica relativa alla diminuzione della biodiversità, ne ha parlato anche il prof. Raffaele Testolin, Direttore del Dipartimento Produzione Vegetale e Tecnologie Agrarie Università di Udine,  che non è sicuramente un “anti OGM”, in quanto firmatario della “lettera degli scienziati con la richiesta per liberalizzare la sperimentazione OGM”.  Si tratta sicuramente di una analisi obiettiva, che mette in luce ancora una volta la necessità di fare ricerca prima di introdurre piante OGM nel nostro Paese.



Bellissimo anche questo intervento ad una conferenza su “OGM e biodiversità”


Gent. Sen. Cattaneo, come vede ha iniziato a studiare il problema OGM, a mio parere faceva meglio a continuare a studiare  la malattia di Huntington, però non ha studiato queste considerazioni della Società Italiana di Ecologia e del prof. Testolin, ma è stata solo una dimenticanza ……………… la capisco, con tutto quello che ha da fare!

Vede, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha utilizzata per far credere alla gente comune che le piante OGM consentiranno di migliorare la biodiversità del campo coltivato, ma, come ha potuto vedere, non è vero! Dia retta a me …… non si fidi!


 Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice. E’ vero che il mais Bt potrebbe determinare una riduzione temporanea nell’utilizzazione di insetticidi e, quindi, un miglioramento temporaneo della biodiversità, ma è altrettanto vero che nel lungo periodo con le piante OGM si verrebbero a determinare situazioni dannose per la biodiversità…………..non lo dico io, lo dice la Società Italiana di Ecologia, nonché illustri professori.