Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
lo so sono ripetitivo, ma anche Lei non scherza! Mi deve
scusare se insisto ancora nel dirle che, in relazione al fatto che molto
probabilmente non ha mai visto un campo coltivato, o, quantomeno, non ne
conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi strumentalizzare su problematiche
di carattere agricolo e di continuare a fare il suo lavoro. Mi creda, sarebbe
un bene per tutti. Il campo coltivato, purtroppo, non è un laboratorio di
chimica, ma è qualcosa di molto più complesso, dove le interazioni tra esseri
viventi sono infinite. Occorre poi un approccio olistico al problema, senza
dimenticare le interconnessioni che possono esserci tra biodiversità, tutela
del territorio, economia, politica, etica, ecc. Purtroppo questo approccio
olistico i suoi suggeritori non lo possiedono, per cui le fanno fare delle
figure quantomeno discutibili.
DOMANDA N. 11 - Secondo Lei, tutela di più la biodiversità un campo di mais Bt o quel milione di ettari sui quali gli agricoltori sono costretti ad irrorare insetticidi perché non li si lascia liberi di fare gli imprenditori e coltivare mais Bt?
DOMANDA N. 11 - Secondo Lei, tutela di più la biodiversità un campo di mais Bt o quel milione di ettari sui quali gli agricoltori sono costretti ad irrorare insetticidi perché non li si lascia liberi di fare gli imprenditori e coltivare mais Bt?
RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 11 di 16
Gent. Neuroscienziata
Elena Cattaneo, la Sua domanda n. 11 è ancora
una volta ripetitiva e tautologica ed in parte abbiamo già risposto quando,
scusi la ripetizione, abbiamo risposto alla domanda n. 10. Non è vero che gli
agricoltori sono “costretti” a fare i trattamenti insetticidi contro la
piralide, poiché se fanno le corrette pratiche colturali (rotazioni con
frumento, erba medica, soia, sorgo, pomodoro, colza, ecc.) non c’è bisogno di
trattare contro la piralide, il danno è irrisorio ed è economicamente minore
del costo del trattamento. Dalle sperimentazioni messe in atto da Veneto
Agricoltura, si evince che non c’è una gran differenza tra “mais convenzionale
trattato con insetticidi” e “testimone non trattato” e che spesso non conviene
fare trattamenti insetticidi contro la piralide……..è più il costo dell’entrata;
Anche per quanto
attiene alla tutela della biodiversità, Le faccio osservare che tutela maggiormente la biodiversità un campo
convenzionale di mais nel quale vengono praticate le corrette rotazioni
agronomiche, rispetto ad una monocoltura di mais, soprattutto se OGM, poiché il
mais OGM è il presupposto indispensabile per la monocoltura. Se poi questo
campo con agricoltura convenzionale è anche biologico, la biodiversità è ancor
più tutelata. A dirlo, non sono io, ma la Società Italiana di Ecologia. In particolare,
in un suo documento si legge a proposito degli OGM e delle biotecnologie:
“Biotecnologie: secondo taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla
ricerca biotecnologica che ha un ruolo fondamentale per alleviare i problemi
dell'umanità.
Sotto il termine "biotecnologie" vengono in realtà indicati
settori scientifici e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi farmaci (a
volte, ma non sempre, basati sull'utilizzo dell'ingegneria genetica), alla
clonazione di organi e organismi, all'introduzione di organismi geneticamente
modificati per scopo agricolo o zootecnico. Ognuna di queste tecnologie pone
problemi diversi dal punto di vista scientifico, etico e sociale e non si può
quindi parlarne in maniera generica. Per quanto riguarda l'aspetto di maggiore
impatto sull'ambiente, ovvero l'introduzione di organismi geneticamente
modificati (OGM), vogliamo osservare che, se è vero che gli effetti sulla
salute umana dell'ingestione di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente
esagerati da alcuni movimenti ambientalisti, è anche vero che alcuni scienziati
hanno grandemente esagerato i benefici che possono derivare dall'utilizzo degli
OGM per combattere la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli per il
mantenimento dell'ambiente naturale di cui l'uomo è parte. Va infatti ricordato
che attualmente il 70% dell'area coltivata ad OGM è destinata a specie
modificate per resistere all'azione degli erbicidi. L'aumento di produzione
agricola dovuto a questi OGM è minimo, se non inesistente, l'unico cosiddetto
"vantaggio" essendo la possibilità di utilizzare indiscriminatamente
grandi quantità di erbicida senza danneggiare la specie coltivata. Ma gli OGM
possono anche costituire un pericolo per il funzionamento degli ecosistemi,
poichè la loro introduzione è del tutto analoga al rilascio di specie esotiche,
una pratica che ha portato nel recente e lontano passato a qualche beneficio,
ma anche a molti danni, di natura sia biologica che economica. L'introduzione
di OGM ha già contribuito in alcuni casi al declino di specie e razze naturali
e, se effettuata su larga scala, può contribuire a una drastica diminuzione
della biodiversità dei nostri ecosistemi. Vogliamo ricordare con forza che a
medio e lungo termine la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti dipende
dal mantenimento del funzionamento degli attuali sistemi naturali che
forniscono gratuitamente non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali, ma
anche servizi fondamentali per la nostra sopravvivenza quali la purificazione
naturale di aria e acqua, il riciclo dei sali nutritivi, la stabilità dei
versanti montagnosi, la protezione delle coste dall'erosione.”
Della problematica relativa alla
diminuzione della biodiversità, ne ha parlato anche il prof. Raffaele
Testolin, Direttore del Dipartimento
Produzione Vegetale e Tecnologie Agrarie Università di Udine, che
non è sicuramente un “anti OGM”, in quanto firmatario della “lettera degli scienziati
con la richiesta per liberalizzare la sperimentazione OGM”. Si tratta
sicuramente di una analisi obiettiva, che mette in luce ancora una volta la
necessità di fare ricerca prima di introdurre piante OGM nel nostro Paese.
Bellissimo anche questo intervento ad una
conferenza su “OGM e biodiversità”
Gent. Sen. Cattaneo, come vede ha iniziato a studiare il
problema OGM, a mio parere faceva meglio a continuare a studiare la malattia di Huntington, però non ha
studiato queste considerazioni della Società Italiana di Ecologia e del prof.
Testolin, ma è stata solo una dimenticanza ……………… la capisco, con tutto quello
che ha da fare!
Vede, colui che Le ha suggerito questa domanda l’ha
utilizzata per far credere alla gente comune che le piante OGM consentiranno di
migliorare la biodiversità del campo coltivato, ma, come ha potuto vedere, non
è vero! Dia retta a me …… non si fidi!
Cara Neuroscienziata Elena
Cattaneo, ancora una volta, come vede, non è tutto così semplice. E’ vero
che il mais Bt potrebbe determinare una riduzione temporanea nell’utilizzazione
di insetticidi e, quindi, un miglioramento temporaneo della biodiversità, ma è
altrettanto vero che nel lungo periodo con le piante OGM si verrebbero a determinare
situazioni dannose per la biodiversità…………..non lo dico io, lo dice la Società
Italiana di Ecologia, nonché illustri professori.