IL PROBLEMA DELLE MICOTOSSINE E IL MAIS BT
Dott.
Giovanni Monastra
Coordinatore
Progetto “OGM in Agricoltura”
Le micotossine sono sostanze in prevalenza lipofile, a basso PM (inferiore a 1000 Da), chimicamente e biologicamente poco omogenee,
prodotte dal metabolismo secondario di alcune specie di micromiceti filamentosi
(muffe). Al di sopra di certi livelli, molto bassi, di assunzione nelle
dieta esplicano un’azione tossica nei
vertebrati e in altri animali. In
questo intervento trattiamo le micotossine di interesse zootecnico e umano, i
cui miceti produttori sono: Aspergillus flavus e Aspergillus parasiticus per le Aflatossine B1(M1), B2, G1, G2; Aspergillus ochraceus e Penicillium
verrucosum per l’Ocratossina A; Fusarium
graminearum, F. culmorum e F.sporotrichioides per il Deossinivalenolo (DON), il Nivalenolo (NIV), il T2 e lo Zearalenone; Fusarium verticillioides (moniliforme) e F. proliferatum per le Fumonisine. Nell’uomo le
aflatossine e l’ocratossina hanno un’azione sicuramente cancerogena, mentre per
le fumonisine si ipotizza un possibile legame causale con il cancro
all’esofago. Negli animali da allevamento tutte le micotossine riducono la
crescita e le rese produttive. Vengono generalmente ingerite come contaminanti
degli alimenti (mais, cereali, ecc.) in maniera accidentale. Si possono
ritrovare anche nei prodotti derivati da animali (latte, formaggi, carni e
uova) nutriti con mangimi contaminati. Il problema più grave si presenta con il
latte dove, in alcuni casi, sono stati riscontrati livelli elevati di
aflatossine. All’interno del progetto di biosicurezza “OGM in Agricoltura”,
finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e coordinato dall’Istituto
Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) di Roma, è stato
realizzato nel 2005 un campo sperimentale sia con mais Bt MON810, sia con il suo isogenico non transgenico, nel corso del
quale sono state analizzate anche alcune micotossine. Il mais MON810, il cui
brevetto è di proprietà Monsanto, è un evento approvato nel 1998 per la
coltivazione e commercializzazione nell’U.E.
E’ stato realizzato con la tecnica
biolistica inserendo nel genoma del mais il gene del Bacillus thuringensis
(Bt) che codifica per l’endotossina
CRY1Ab, tossica per le larve di piralide, un lepidottero fitofago
(endofita). Così il mais ingegnerizzato produce un insetticida. Gli effetti
della piralide consistono nella
riduzione della crescita della pianta e in cali di resa, dovuti alla rottura
dei fusti indeboliti al loro interno a seguito delle gallerie scavate dalle
larve e dalla disarticolazione delle spighe, che possono cadere in fase di
raccolta. Altre conseguenze negative associate alla sua azione sono le
infezioni secondarie di alcuni funghi e batteri. I fori praticati nel mais
dalle larve di piralide costituiscono le vie preferenziali di penetrazione del Fusarium
verticillioides, produttore di fumonisine. Quindi i danni causati da questo
insetto possono essere economicamente rilevanti, in quanto determinano una minore
produzione e una qualità scadente del prodotto. Tutti i tipi di mais Bt, oltre che contro la piralide, si
sono dimostrati anche utili per ridurre significativamente la contaminazione
delle fumonisine nel raccolto, ma sono inefficaci nella lotta contro tutte le
altre micotossine (aflatossine, ecc.). Infatti la drastica riduzione delle
fumonisine nel mais Bt (confrontato
con mais convenzionale non trattato con insetticidi) sembra essere un effetto
secondario, determinato dalla assenza dei cunicoli scavati dalle larve della
piralide, cunicoli attraverso i quali si insedia il fungo produttore di
fumonisine. Nel caso degli altri funghi tossigeni tempi e vie di insediamento
nel mais non sono gli stessi, quindi il mais Bt è inutile.
Nella nostra sperimentazione in campo
aperto è stato riconfermato l’ottimo effetto antipiralide, quindi con maggiori
rese nel mais Bt, e la riduzione
delle fumonisine (meno rilevante che in
altre sperimentazioni). Comunque i valori di questa micotossina sono stati
inferiori agli attuali limiti di legge anche nella coltura non GM. Invece i
livelli di aflatossine in ambedue i tipi di mais (Bt e convenzionale) sono stati al di sotto della soglia di
rilevamento del metodo. Questi risultati non sono rappresentativi di un campo
di mais Bt commerciale, perché sia la
data della semina, sia quella del raccolto sono state molto tardive rispetto
alle normali date (quasi un mese di
ritardo dovuto, nel caso della semina, alla difficoltà di ottenere le sementi
transgeniche e per vari impedimenti burocratici), e quindi assai favorevoli per
l’attività della piralide nella coltura convenzionale, che inoltre non è stata
assolutamente trattata con insetticidi. Va comunque ricordato che
l’applicazione delle “buone pratiche agricole” permette di ridurre fortemente
gli effetti devastanti di questo insetto e, quindi, anche le conseguenze
negative correlate (fumonisine). Si può dire che il mais Bt è una delle opzioni possibili, valida per
la lotta contro un solo tipo di micotossine. La sua convenienza ed efficacia,
però, va analizzata confrontando le rese e i costi delle colture di mais Bt (prezzi delle sementi gravate da brevetto) con
quelle del mais convenzionale trattato contro la piralide e coltivato secondo
le buone pratiche agricole. In conclusione possiamo affermare che la lotta per
ridurre/eliminare le micotossine nel mais non può e non deve essere una scelta
dettata dagli interessi delle grandi multinazionali: la strategia da perseguire
è molto articolata e l’eventuale uso del transgenico, che certo non risolve la
problematica nel suo complesso, va inserito in un contesto più ampio, nel quale
è fondamentale la difesa del “made in Italy”. Bisogna quindi procedere
con estrema cautela, senza semplicismi illusori.
Bibliografia
Sugli
OGM in generale:
AA.VV.,
Agrobiotecnologie nel contesto italiano,
INRAN, Roma 2006 (si può richiedere copia gratuita mandando una e-mail a: libro.ogm@inran.it )
Sulle micotossine e mais Bt:
Bennett J.W. e Klich M., 2003,
“Mycotoxins”, Clinical Microbiology
Reviews, 163, 497-516
Pazzi F., Lener M., Colombo
L., Monastra G., 2006, “Bt maize and
mycotoxins: the current state of research”,
Annals of Microbiology, 56
(3), 221-228
Sulla
piralide e il mais Bt:
Burkness, E.C., Hutchison,
W.D., Bolin, P.C., Bartels, D.W., Warnock, D.F., Davis, D.W., 2001, “Field
efficacy of sweet corn hybrids expressing a Bacillus thuringiensis toxin for
management of Ostrinia nubilalis (Lepidoptera: Crambidae) and Helicoverpa zea
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Entomol., 941, 197-203.