Una petizione pro mais OGM sottoscritta da 400 imprenditori
agricoli e' stata recentemente consegnata al Presidente del Consiglio Regionale del
Friuli Venezia Giulia. In relazione alla definizione delle “Regole di
coesistenza”, i firmatari hanno fatto presente che nelle campagne del Friuli Venezia
Giulia è prassi consolidata la coltivazione simultanea di mais bianco e di mais
giallo, che ha consentito la pacifica coesistenza fra imprenditori che
perseguono i loro diversi obiettivi economici, senza che si sia mai creato
alcun contenzioso giudiziario. Proprio in considerazione di questa secolare
pratica, i firmatari sottintendono che non è necessaria alcuna regola di
coesistenza tra mais convenzionale, mais OGM e mais Biologico, poiché ci
penserà il mercato ad appianare ogni divergenza.
Si tratta a mio parere della solita “mezza verità”
raccontata da chi, senza argomentazioni specifiche e senza alcun timore per le
conseguenze che la scelta transgenica può avere sull’economia agro-industriale di
un territorio, vuole adottare una tecnologia fortemente pervasiva, che non
offre possibilità di coesistenza, poiché se è vero che con il mais OGM la
coesistenza tecnica potrebbe anche essere possibile, in quanto il mais nel
nostro Paese non ha parentali selvatiche, è altrettanto vero che non sarebbe
possibile una coesistenza economica, in quanto il mais OGM modificherebbe quell’equilibrio
economico che caratterizza attualmente il settore. In particolare, non
essendoci etichettatura dei derivati (carne, latte, uova, ecc.) da mangimi OGM,
dopo pochi anni, anche i coltivatori che volevano mantenersi “OGM free” saranno
costretti dal mercato a coltivare OGM, poiché altrimenti coltiverebbero ai
costi del convenzionale (più alti del transgenico), per poi vendere ai prezzi
del transgenico.
Occorre poi far rilevare che il paragone “mais giallo/mais
bianco” portato ad esempio di pacifica coesistenza dai promotori degli OGM in
Friuli Venezia Giulia, non regge. In particolare, per i non addetti ai lavori,
il “mais giallo” è quello destinato all’alimentazione animale (la quasi
totalità delle coltivazioni), mentre il “mais bianco” è destinato all'alimentazione umana diretta per la produzione di particolari polente (anche in questo caso la quasi totalità). Perchè il paragone non regge? Non regge per il semplice fatto che per la gran parte della produzione di "mais bianco" non esistono soglie di tolleranza per il prodotto fecondato da polline di "mais giallo convenzionale". Pertanto il prodotto ottenuto può essere venduto senza specifica etichettatura, così come previsto per gli OGM. Diverso è il discorso relativo alla possibilità che il mais bianco destinato all'alimentazione umana sia fecondato da polline di mais OGM. In questo caso, se la percentuale di produzione finale supera lo 0,9%, il mais bianco dovrà essere etichettato come "alimento OGM" e saremmo quasi sicuri che non avrà mercato e che non ne sarà venduto un chicco!
Se si vuole avere un'idea di quello che già accade sul mercato del mais nel caso di "inquinamento genetico", è possibile portare ad esempio la coltivazione del "mais waxy". In particolare, il “mais waxy”, è caratterizzato da un’altissima percentuale di amilopectina (99%) ed una bassa quantità di amilosio (1%, rispetto al 25% del “mais giallo”), per cui è destinato a specifici usi industriali e per questa ragione gli ibridi di "mais waxy" vengono coltivati solo su contratto di coltivazione con l’industria di trasformazione. Tale contratto di coltivazione, nella fissazione del prezzo tiene conto del fatto che una parte della produzione sarà inquinata dal polline del “mais giallo convenzionale” e dovrà essere eliminata (di solito sono le 8-10 file perimetrali del campo coltivato) e destinata al mercato del “mais giallo”. Pertanto, anche il prezzo fissato nel contratto di coltivazione tiene conto di questa eventualità, con un “premio di coltivazione” che è dell’ordine di 10-20 euro/Tonnellata…….più o meno 150-300 euro/ettaro, che oggigiorno sono “gran soldi” in agricoltura (1).
In conclusione, la coesistenza tra "mais convenzionale" e "mais OGM" potrebbe anche essere possibile, ma è necessario che il mercato possa essere in grado di valorizzare la differenza esistente tra i due prodotti. Purtroppo, la possibilità di utilizzare nell'allevamento mangimi OGM, senza specifica etichettatura dei derivati ottenuti (carne, latte, uova, ecc.), impedisce al consumatore una scelta consapevole, per cui sarà impossibile dare un valore diverso ai mangimi OGM e a quelli convenzionali.
Se si vuole avere un'idea di quello che già accade sul mercato del mais nel caso di "inquinamento genetico", è possibile portare ad esempio la coltivazione del "mais waxy". In particolare, il “mais waxy”, è caratterizzato da un’altissima percentuale di amilopectina (99%) ed una bassa quantità di amilosio (1%, rispetto al 25% del “mais giallo”), per cui è destinato a specifici usi industriali e per questa ragione gli ibridi di "mais waxy" vengono coltivati solo su contratto di coltivazione con l’industria di trasformazione. Tale contratto di coltivazione, nella fissazione del prezzo tiene conto del fatto che una parte della produzione sarà inquinata dal polline del “mais giallo convenzionale” e dovrà essere eliminata (di solito sono le 8-10 file perimetrali del campo coltivato) e destinata al mercato del “mais giallo”. Pertanto, anche il prezzo fissato nel contratto di coltivazione tiene conto di questa eventualità, con un “premio di coltivazione” che è dell’ordine di 10-20 euro/Tonnellata…….più o meno 150-300 euro/ettaro, che oggigiorno sono “gran soldi” in agricoltura (1).
In conclusione, la coesistenza tra "mais convenzionale" e "mais OGM" potrebbe anche essere possibile, ma è necessario che il mercato possa essere in grado di valorizzare la differenza esistente tra i due prodotti. Purtroppo, la possibilità di utilizzare nell'allevamento mangimi OGM, senza specifica etichettatura dei derivati ottenuti (carne, latte, uova, ecc.), impedisce al consumatore una scelta consapevole, per cui sarà impossibile dare un valore diverso ai mangimi OGM e a quelli convenzionali.
(1) Occorre, però, considerare che rispetto al “mais giallo” il costo di coltivazione del “mais waxy” è leggermente maggiore………altrimenti tutti coltiverebbero “mais waxy”.