I sostenitori del “mais OGM” affermano che la coesistenza
con altre produzioni di mais sarebbe possibile, in quanto il mais non ha
parentali selvatiche nel nostro Paese, per cui sarebbe sufficiente controllare
con idonee distanze di sicurezza la diffusione del polline dai campi coltivati
con piante OGM agli altri campi limitrofi “non OGM”…………..è ancora aperta la
discussione su chi dovrà sostenere i maggiori oneri di queste “fasce tampone”.
Ovviamente i fautori del “mais OGM” dicono che questi maggiori oneri li
dovranno sostenere coloro che vogliono produrre “mais OGM free o biologico”, al
contrario i coltivatori di mais convenzionale affermano che questi maggiori
oneri li dovranno sostenere coloro che vogliono coltivare “mais OGM”. E’ questa
la “vexata quaestio”, in quanto i sostenitori del “mais OGM” sanno benissimo
che nel caso in cui fossero loro a dover sostenere gli oneri della coesistenza,
non ci sarebbe alcun vantaggio economico. Vantaggio economico che si annulla
completamente nei Paesi dove è prevista la separazione di filiera tra “mais OGM”
e “mais convenzionale”, poiché i costi di coesistenza (aree tampone nei campi
coltivati, pulizia delle macchine per la semina e la raccolta, conservazione in
specifici silos, analisi genetiche di certificazione, specifica etichettatura
degli alimenti, ecc.), anche ad un primo sommario giudizio, sono sicuramente
superiori al vantaggio economico ottenibile dalla coltivazione in campo. Che sia chiaro, fino a quando il
consumatore richiederà l’etichettatura degli alimenti OGM, ad esclusione delle
ditte che vendono il seme, non ci sarà alcun vantaggio economico per nessuno.
Anche nel caso di coesistenza, noi consumatori, in relazione
al fatto che sarà impossibile avere la certezza di produrre “mais OGM free”,
dovremo comunque rinunciare a qualcosa. In particolare, pur nella
consapevolezza che il 90% del mais prodotto in Italia è destinato all’alimentazione
animale e ai digestori per produrre energia elettrica (Zea mays sub-sp. indentata),
dovremo comunque rinunciare ad avere la certezza che gli alimenti derivanti da
altre tipologie di mais (per uso alimentare umano) siano effettivamente “OGM
free”, poiché l’inquinamento genetico prodotto dal “mais OGM” è solo in parte
controllabile.
In Italia le superfici investite a mais sono dell’ordine di
1 milione di ettari (per averne un’idea, 1/30 della superficie nazionale), che
originano una produzione di circa 10 milioni di tonnellate, destinate, come si
è detto, per oltre il 90% all’alimentazione animale e ai digestori per biogas.
Rimangono 1 milione di tonnellate (1miliardo di kg) destinati alle
utilizzazioni più disparate, compresa l’alimentazione umana. Dalla lavorazione
della granella di mais si ricavano:
– Prodotti alimentari:
olio, farine per pane, polenta, zucchero, biscotti, ecc.;
– Bevande alcooliche
come birra e liquori;
– Prodotti
farmaceutici come acetone, aldeide acetica, acido citrico, acido lattico,
acido fumarico, ecc.;
– Prodotti
dell’industria cartaria, tessile, ceramica e di quella delle vernici e
degli esplosivi.
Per quanto attiene ai prodotti alimentari, si tratta
soprattutto di mais particolari, che spesso sono rappresentati da prodotti
tipici di un territorio (mais otto file, mais bianco, ecc.). Così, per esempio
abbiamo le seguenti sottospecie di mais destinate per la gran parte all’alimentazione
umana diretta:
- Zea mays sub-sp.
everta: mais da far scoppiare (pop-corn).Raggruppa tipi primitivi, con
piante prolifiche e accestite, portanti spighe piccole e numerose. Le
cariossidi sono molto piccole (1.000 pesano 100 grammi e meno), hanno
endosperma completamente vitreo, traslucido, molto proteico e se riscaldate
«scoppiano» aumentando assai di volume e formando una massa bianca e porosa
(pop-corn).
- Zea mays sub-sp.
indurata: mais vitreo o plata («flint corn»). Ha cariossidi tondeggianti,
con endosperma farinoso all'interno e corneo tutt'intorno. Moltissimi mais
europei di antica introduzione appartengono a questo tipo. Questo mais è
preferito nell'alimentazione umana e in avicoltura («Plata»).
- Zea mays sub-sp.
amylacea: mais amilosico («soft corn»). Deriva da mutazioni che inducono
modificazioni nella costituzione dell'amido (prevalenza di amilosio rispetto
all'amilopectina) ed è destinato a specifiche preparazioni alimentari.
- Zea mays sub-sp.
saccharata: mais zuccherino («sweet corn»). L'endosperma contiene poco
amido e molti carboidrati solubili. Le spighe raccolte alla maturazione
latteo-cerosa, costituiscono un ortaggio apprezzato da consumare fresco in
insalata o inscatolato.
Come si è potuto notare, sono tante le sottospecie di mais…….…..mais
non è solo quello destinato all’alimentazione animale, esistono sottospecie di
mais destinate all’alimentazione umana diretta e non solo mediata dagli animali.
Le domande che ci possiamo porre sono le seguenti:
-
è giusto
che con l’introduzione di “mais OGM” non sia più possibile avere a disposizione
per l’alimentazione umana mais delle precedenti sottospecie sicuramente esente
da OGM?”
-
è giusto
che la presenza di “mais OGM” metta in difficoltà i coltivatori e gli utilizzatori
di mais tradizionale?
-
è giusto
che le incertezze produttive determinate dalla presenza del “mais OGM” possa
determinare nel lungo periodo la scomparsa delle produzioni tipiche di mais tradizionale
di un territorio?