In California, nonostante per molte settimane i sondaggi avessero dato per vincente la coalizione che voleva rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta della presenza di ingredienti OGM, alla fine la Proposition 37 non è passata. Sembra strano, ma è vero! Nel Paese della “Statua della Libertà” i cittadini non sono liberi di mangiare quello che vogliono. Qualcuno vuole negare loro un sacrosanto diritto: “conoscere le caratteristiche qualitative delle uniche cose che essi introducono nel loro corpo, ovvero se il cibo è OGM oppure Non è OGM”. Chiedono troppo? No, non chiedono troppo, in quanto nei Paesi dell’Unione Europea, da sempre il consumatore è libero di acquistare o meno alimenti OGM, lo trova scritto in etichetta (peccato che nei supermercati di cibo OGM non ce ne sia traccia, nessun cibo è marchiato come OGM, sarebbe un metodo efficace per non venderne nemmeno una confezione!).
La cosa strana è che si è arrivati al Referendum pur in presenza di un 90% dei cittadini americani che chiede l’etichettatura dei cibi Ogm, la cui richiesta non è stata minimamente presa in considerazione dal Senato americano (lo scorso giugno il Senato Usa ha rigettato con 73 voti contrari e 26 favorevoli l’emendamento Sanders che chiedeva l’etichettatura dei cibi Ogm).
Nei Paesi dell’Unione Europea, se il cibo contiene più dello 0,9% di OGM deve essere etichettato come “Cibo OGM”.
Qualcuno allora potrebbe dire che nell’Unione Europea gli OGM non vengono utilizzati. Affermazione quanto mai sbagliata, poiché nei Paesi dell’Unione Europea è ammessa l’utilizzazione di mangimi OGM per l’alimentazione animale per l’ottenimento di carne, latte, uova, ecc. senza che venga menzionato in etichetta (non è così per gli allevamenti biologici).
Allora anche nei Paesi dell’Unione Europea c’è un problema di libertà di scelta dei cibi, in quanto se è vero che noi possiamo evitare i cibi OGM, non è vero che possiamo evitare i cibi ottenuti dalla trasformazione zootecnica degli OGM, la gran parte dei cibi che mangiamo.
E tutto questo a vantaggio degli esportatori extracomunitari di mangimi OGM, i quali continuano a produrre e a guadagnare con gli OGM, e a doppio svantaggio dei cittadini dell’Unione Europea, prima come consumatori, poiché viene negata loro la possibilità di scegliere cosa mangiare, poi come produttori, poiché in alcuni Paesi è vietato coltivare OGM, ma non è vietato importare OGM per l’alimentazione zootecnica (questo a sicuro danno dei nostri agricoltori, che devono competere sul mercato con produzioni ritenute identiche e che hanno un prezzo inferiore e, quindi, sono più competitive).
Ecco allora che, in definitiva, la situazione dei cittadini dell’Unione Europea è forse peggiore di quella dei cittadini americani, in quanto essi credono erroneamente di non acquistare OGM, ma in realtà li acquistano indirettamente quando comprano carne, latte, uova, ecc.
Tutto questo impedisce al consumatore una reale scelta dell’alimento che vuole acquistare. Tutto questo non è libertà.