La semina diffusa di colture geneticamente modificate (OGM) che
producono al loro interno tossine insetticide derivanti dal batterio Bacillus
thuringiensis (Bt), determina una forte pressione selettiva
sulle popolazioni di parassiti, che evolve in una vera e propria resistenza
genetica, dando così origine a progenie di insetti resistenti, molto difficili
da controllare, sia per l’agricoltura convenzionale, sia, soprattutto, per
l’agricoltura biologica. Tale evoluzione è facilitata dal fatto che i promotori
che vengono utilizzati nella trasformazione sono di tipo “costitutivo” e non
“inducibile”. Qual è la differenza? La differenza è dovuta al fatto che il
promotore, come risaputo, funziona come un interruttore (quando è “acceso” il
transgene produce la proteina, quando è “spento” non la produce). In
particolare, il “promotore costitutivo” è un interruttore sempre acceso …….. il
transgene produce continuamente la proteina insetticida a prescindere dal fatto
che vi sia o meno un attacco dell’insetto fitofago.
A differenza dei “promotori costitutivi”, i “promotori inducibili”
attivano la produzione della proteina insetticida solo nel caso in cui vi sia
un attacco dell’insetto, per esempio in presenza della saliva dell’insetto.
Inutile sottolineare che mentre il primo tipo di promotore determina una forte
pressione selettiva nei confronti degli insetti fitofagi, per cui ben presto
essi maturano una resistenza genetica alla proteina, al contrario i “promotori
inducibili” non determinano forti pressioni selettive nei confronti degli
insetti, per cui la resistenza genetica dell’insetto si determina in tempi
molto più lunghi.
La diabrotica è un
parassita molto dannoso per il mais e negli USA si cerca di proteggere le
coltivazioni attraverso la semina di mais OGM Bt. Nel corso del 2009 e del
2010, sono stati identificati in Iowa campi coltivati a mais in cui la
diabrotica del mais ha determinato gravi lesioni alle piante, nonostante esse
producessero la tossina Bt Cry3Bb1. Biotest successivi hanno rivelato che
popolazioni di diabrotica hanno sviluppato una resistenza genetica nei
confronti della tossina Cry3Bb1.
Questi primi casi di resistenza della diabrotica del mais,
evidenziano che nel lungo periodo l’introduzione di piante OGM Bt non serve a
risolvere il problema degli insetti fitofagi, soprattutto nel caso in cui nella
trasformazione siano stati utilizzati “promotori costitutivi”.
La previsione di questa evoluzione, ovvero la possibilità che col
tempo gli insetti avrebbero messo in atto strategie di difesa, era stata fatta
anche da alcuni scienziati italiani, veri scienziati, favorevoli
all’introduzione degli OGM nel nostro Paese. In particolare, il prof. Scarascia
Mugnozza in una sua pubblicazione ha affermato che:
”Limitazioni
all’impiego di resistenze genetiche derivano dalle continue modificazioni cui
va incontro il patogeno che, come già riportato, sviluppando nuovi geni di
virulenza, è in grado di superare rapidamente le resistenze presenti
nell’ospite.”, Scarascia Mugnozza – Potenzialità del miglioramento
genetico in piante ed animali – Accademia Nazionale di Agricoltura e CNR –
Bologna, 2001
Anche
il prof. Francesco Sala si è occupato di questa problematica e, molto
obiettivamente, aveva posto il problema relativo all’utilizzazione di promotori
costitutivi nella creazione di piante OGM. In una sua pubblicazione si può
leggere che:
“Le
piante GM oggi coltivate hanno transgeni con promotori costitutivi. Per esempio
è costitutivo il promotore 35S del mais Bt. Ciò permette di esprimere il gene
con alta efficienza, ma questo a volte non è raccomandabile. Nel caso del mais
Bt stesso, la produzione continua della tossina Bt potrebbe determinare la
scomparsa dell’insetto bersaglio, con conseguenze per la biodiversità, oppure
potrebbe favorire la selezione di insetti resistenti.”, Francesco Sala
– Biotecnologie vegetali: tra rifiuto e accettazione, LE SCIENZE, n. 386,
ottobre 2.000
Pertanto,
in conclusione, le piante OGM oggi disponibili per la coltivazione sono frutto
di una tecnologia vecchia, una tecnologia ormai superata.
A
questo punto la domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: “è giusto
introdurre una tecnologia discutibile, frutto di una innovazione tecnologica
ormai superata, che può avere degli effetti ambientali di una certa gravità?”