Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
mi scusi ma devo essere ripetitivo, poiché Lei ha posto 16
domande, spesso retoriche, spesso ripetitive, ed io devo ripetere la premessa, ovvero che in
relazione al fatto che molto probabilmente non ha mai visto un campo coltivato,
o, quantomeno, non ne conosce le problematiche, Le consiglierei di non farsi
strumentalizzare su problematiche di carattere agricolo e di continuare a fare
il suo lavoro, mi creda, sarebbe un bene per tutti. Il campo coltivato,
purtroppo, non è un laboratorio di chimica, ma è qualcosa di molto più complesso,
dove le interazioni tra esseri viventi sono infinite. Occorre poi un approccio
olistico al problema, senza dimenticare le interconnessioni che possono esserci
tra biodiversità, tutela del territorio, economia, politica, etica, ecc.
DOMANDA N. 6 - È vero che nessuno dei grandi consorzi di tutela più prestigiosi può etichettare i suoi prodotti come “Prodotti ottenuti a partire da mangimi esenti da Ogm”?
DOMANDA N. 6 - È vero che nessuno dei grandi consorzi di tutela più prestigiosi può etichettare i suoi prodotti come “Prodotti ottenuti a partire da mangimi esenti da Ogm”?
RISPOSTA ALLA DOMANDA N. 6 di 16
Gent. Neuroscienziata
Elena Cattaneo, la domanda n. 6 è
tautologica e, conseguentemente, non è
molto scientifica, ma è posta solo in modo ripetitivo, ridondante e polemico,
al solo scopo di dare maggiore enfasi a ciò che era già stato affermato nella
domanda n. 5, ovvero che è vero che gli animali nel nostro Paese sono nutriti in parte con
mangimi OGM (soprattutto soia) e, pertanto, visto che i prosciutti, le mortadelle e i formaggi derivano
da questi animali, anch’essi sono di derivazione OGM. Pertanto, è affermativo
che, al momento attuale, nessun Grande Consorzio, probabilmente, non può
etichettare i suoi prodotti come “Prodotti ottenuti a partire da mangimi esenti
da OGM”.
Però il nostro Paese, che ancora non ha una filiera inquinata da OGM, potrebbe farlo e anche molto semplicemente, poichè sarebbe sufficiente sottoscrivere contratti di fornitura con i Paesi produttori/esportatori di mangimi esenti da soia OGM.
Rimanere fuori dagli OGM significa garantirsi la possibilità di poter scegliere. Soprattutto per le piante che hanno parentali selvatiche nel nostro Paese (non è il caso del mais), scegliere OGM significa, molto probabilmente, andare verso un punto di non ritorno. Ed io, non so Lei, non sarei molto contento, per me e per i miei figli.
Occorre poi considerare che, con ogni probabilità, anche nel caso in cui nell'allevamento siano utilizzati solo mangimi "OGM free", nessun Consorzio garantisce in etichetta questo processo produttivo. Perchè? Molto semplicemente, in primo luogo perchè non è obbligatorio farlo e non è previsto dalla Legge. In secondo luogo perchè è una certificazione costosa, che andrebbe ad aumentare i costi e, conseguentemente, i prezzi di vendita dei relativi prodotti, con aggravio di tutte le condizioni di concorrenza rispetto a prodotti simili. Per capirci, certificare "OGM free" costa e il costo deve essere "scaricato" sul consumatore attraverso il prezzo di vendita. Per chi produce qualità, certificare la "Filiera OGM Free" significa aumentare i costi e, conseguentemente, vendere ad un prezzo maggiore. Vendere ad un prezzo maggiore significa aumentare la competitività dei prodotti ritenuti di scarsa qualità, ovvero quelli non garantiti (quelli ottenuti da OGM).
Pertanto, già oggi, in una situazione in parte compromessa di coesistenza, l'unico risultato ottenuto dalle aziende che vogliono certificare un prodotto "OGM free", è l'aumento dei costi di produzione (di analisi, di separazione di filiera, di etichettatura, ecc.) e, conseguentemente, la diminuzione di competitività dei loro prodotti sul mercato rispetto a quelli che impiegano OGM (quasi tutti i prodotti della globalizzazione dei mercati), che non hanno alcun costo di segregazione e di certificazione.
Però il nostro Paese, che ancora non ha una filiera inquinata da OGM, potrebbe farlo e anche molto semplicemente, poichè sarebbe sufficiente sottoscrivere contratti di fornitura con i Paesi produttori/esportatori di mangimi esenti da soia OGM.
Rimanere fuori dagli OGM significa garantirsi la possibilità di poter scegliere. Soprattutto per le piante che hanno parentali selvatiche nel nostro Paese (non è il caso del mais), scegliere OGM significa, molto probabilmente, andare verso un punto di non ritorno. Ed io, non so Lei, non sarei molto contento, per me e per i miei figli.
Occorre poi considerare che, con ogni probabilità, anche nel caso in cui nell'allevamento siano utilizzati solo mangimi "OGM free", nessun Consorzio garantisce in etichetta questo processo produttivo. Perchè? Molto semplicemente, in primo luogo perchè non è obbligatorio farlo e non è previsto dalla Legge. In secondo luogo perchè è una certificazione costosa, che andrebbe ad aumentare i costi e, conseguentemente, i prezzi di vendita dei relativi prodotti, con aggravio di tutte le condizioni di concorrenza rispetto a prodotti simili. Per capirci, certificare "OGM free" costa e il costo deve essere "scaricato" sul consumatore attraverso il prezzo di vendita. Per chi produce qualità, certificare la "Filiera OGM Free" significa aumentare i costi e, conseguentemente, vendere ad un prezzo maggiore. Vendere ad un prezzo maggiore significa aumentare la competitività dei prodotti ritenuti di scarsa qualità, ovvero quelli non garantiti (quelli ottenuti da OGM).
Pertanto, già oggi, in una situazione in parte compromessa di coesistenza, l'unico risultato ottenuto dalle aziende che vogliono certificare un prodotto "OGM free", è l'aumento dei costi di produzione (di analisi, di separazione di filiera, di etichettatura, ecc.) e, conseguentemente, la diminuzione di competitività dei loro prodotti sul mercato rispetto a quelli che impiegano OGM (quasi tutti i prodotti della globalizzazione dei mercati), che non hanno alcun costo di segregazione e di certificazione.
Gent. neuroscienziata, colui che Le ha suggerito questa domanda
l’ha utilizzata per fare polemica con i Grandi Consorzi di prodotti Tipici del
nostro Paese. Ma che colpa ne hanno i Grandi Consorzi? Prima dell’arrivo degli
OGM potevano senz’altro affermare che i loro prodotti erano ottenuti con
mangimi convenzionali, adesso, anche grazie a persone come Lei che, ancor prima
di avere certezze e contro la volontà dell’80% delle persone, vorrebbero introdurre questa innovazione tecnologica, purtroppo, non possono più farlo. Di
chi è la colpa? La colpa è delle importazioni di mangimi, che prima
riguardavano mangimi convenzionali e adesso riguardano mangimi OGM. Volendo si
potrebbe recuperare la situazione iniziale, sarebbe sufficiente chiudere alle
importazioni brasiliane e argentine di soia OGM e rifornirci da un'altro Paese …….. ma sappiamo che questo è
impossibile, poiché questa soia serve a questi due Paesi per pagare le
importazioni di macchinari e di altri prodotti industriali provenienti dall'Italia. Se a questi Paesi fosse preclusa la possibilità di esportare soia OGM nel nostro Paese, molto probabilmente essi non acquisterebbero i nostri prodotti industriali e tutti griderebbero allo scandalo, con migliaia di disoccupati in più.
http://ogmbastabugie.blogspot.it/2013/12/le-importazioni-di-alimenti-sono-la.html
http://ogmbastabugie.blogspot.it/2013/12/le-importazioni-di-alimenti-sono-la.html
Cara neuroscienziata
Elena Cattaneo, come vede non è tutto così semplice come le ha voluto far
credere il suo suggeritore. E’ vero che una buona parte dei mangimi che
utilizziamo per l’allevamento dei nostri animali è OGM (20% circa e non il 100% come ha lasciato intendere nella prima domanda), ma è anche vero che
saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni legati agli accordi commerciali sottoscritti dal nostro Paese che ci impediscono
di farlo. Io, se fossi in Lei, anche al fine di evitare che poi i nostri
derivati siano considerati OGM, suggerirei al Ministro Martina di attuare
contratti di fornitura con Paesi che non coltivano piante OGM e di proporre a livello europeo una Legge per l'etichettatura dei derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.). Se così fosse, molti Paesi che attualmente coltivano OGM smetterebbero di farlo .......... perchè la gente gli OGM non li vuole.