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domenica 15 dicembre 2013

Le importazioni di alimenti sono la contropartita per la vendita di macchinari e altri prodotti industriali, per cui stiamo sacrificando l’agricoltura a favore dell’industria

La notizia è sicuramente vera: il nostro Paese importa una notevole quantità di prodotti alimentari. La domanda che sorge subito spontanea è: perché? Perché non è in grado di produrli o ci possono essere altre motivazioni?
Che l’agricoltura nel nostro Paese sia in crisi è un fatto accertato. Secondo i dati dei diversi Censimenti dell’agricoltura, gli agricoltori in 10 anni sono passati da 2,5 milioni a 1,5 milioni.

http://www.istat.it/it/files/2012/12/PresentazioneGreco.pdf


 Questo, ovviamente, non vuol dire nulla in termini produttivi, poiché il terreno coltivato potrebbe essere rimasto lo stesso, con un minor numero di agricoltori e la produzione potrebbe essere rimasta costante. I terreni coltivabili sono sicuramente diminuiti a causa della loro utilizzazione per scopi non agricoli (aree edificabili, strade, aeroporti, ecc.). Ma tale evoluzione del numero di agricoltori è sintomatica di quello che sta accadendo in agricoltura, ovvero che il reddito per unità di superficie si sta abbassando, per cui molti agricoltori sono costretti ad abbandonare la loro piccola azienda agricola, che non è più in grado di fornire loro un reddito adeguato……perché? Molto semplicemente perché la dinamica dei prezzi dei prodotti agricoli non ha seguito la dinamica dei costi di produzione (ad un aumento dei costi di produzione agricoli, non ha fatto seguito un analogo aumento dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli) e, pertanto, i redditi agricoli si sono enormemente abbassati.
A questo punto la domanda potrebbe essere: perché i prezzi agricoli nel nostro Paese non hanno seguito la dinamica dei costi di produzione? Cerchiamo di dare una delle tante risposte.
Una delle tante motivazioni, a mio parere tra le più importanti, che hanno determinato questa situazione è sicuramente dovuta alla forte concorrenza esercitata sul mercato interno dal prodotto di importazione, che determina un  "forzato" abbassamento dei nostri prezzi interni (prodotto nostrano e prodotto di importazione competono sullo stesso mercato e, pertanto, i prezzi tendono a coincidere). Prodotto di importazione che a volte proviene da Paesi che attuano forme di dumping diverse dal dumping sul prezzo, per cui è caratterizzato da un prezzo molto vantaggioso rispetto ai nostri prezzi interni. Prodotto di importazione che spesso, è “forzatamente importato” dall’Italia come contropartita di altre esportazioni italiane (soprattutto macchinari). A questo riguardo occorre ricordare che nel Commercio Internazionale vige ancora il baratto e, pertanto, le esportazioni di un determinato prodotto da un Paese, sono pagate con l'importazione di altri prodotti ottenuti in questo stesso Paese.  
In merito al primo punto (Dumping), è risaputo che spesso le nostre importazioni provengono da Paesi che non adottano il nostro sistema sociale/produttivo/economico. Per farla molto breve, si tratta di Paesi che non hanno le nostre regole produttive, che non hanno i nostri costi sociali, che non hanno i nostri costi burocratici, ecc. e che, pertanto, sono in grado di produrre a costi agricoli decisamente inferiori ai nostri. L’importazione di alimenti da questi Paesi a prezzi contenuti determina sicuramente una concorrenza per il prodotto nazionale ed i prezzi agricoli interni tendono ad una diminuzione.
Ma l’altro aspetto, sotto certi punti di vista sottovalutato, ma che sicuramente determina il maggior impatto sulle nostre “forzate importazioni di alimenti”, alimenti che vanno poi a competere con la produzione agricola interna, è il Commercio Internazionale. Da un punto di vista generale, occorre essere consapevoli del fatto che nel Commercio Internazionale le Bilance dei Pagamenti dei diversi Stati che vi partecipano, deve essere nel limite del possibile in pareggio (per un Paese si avrebbero problemi economici di svalutazione interna, di effetti sul tasso di cambio della moneta, ecc. sia nel caso di un forte sbilanciamento negativo, sia nel caso contrario di un forte sbilanciamento positivo). Ecco allora che l’Italia, che notoriamente produce alimenti di altissima qualità, ma che non è certo un Paese agricolo (meno del 2% del PIL), quando esporta macchinari, medicinali, autoveicoli, elettrodomestici, abbigliamento, ecc. è costretta ad accettare qualcos’altro come pagamento e questo qualcos’altro molto spesso è costituito da prodotti agricoli. Ecco allora che, in termini generali, potremmo affermare che, pur di sostenere le esportazioni di prodotti industriali e, conseguentemente la nostra industria, siamo disposti a sacrificare l’agricoltura. E’ un bene o è un male?
Tanto per rendercene conto, di seguito saranno riportati alcuni dati relativi ai flussi di import-export da alcuni Paesi. Trattasi solo di esempi, e come tali devono essere considerati, e vogliono esclusivamente evidenziare che a fronte di una esportazione di prodotti meccanico/tecnologici/moda, il nostro Paese accetta in pagamento prodotti agricolo/alimentari (i dati sono ufficiali e sono del Ministero dello Sviluppo Economico e si riferiscono all'anno 2012).

ESPORTAZIONI ITALIANE (1.019 milioni di euro), principali prodotti esportati
-          Macchine per impiego speciale (90 milioni di euro)
-          Macchine per impiego generale (35 milioni di euro)
-          Medicinali (32 milioni di euro)
-          Parti di Autoveicoli, motori, ecc. (27 milioni di euro)

IMPORTAZIONI ITALIANE (1.025 milioni di euro), principali prodotti importati
-          Oli e grassi vegetali e animali (84 milioni di euro)
-          Prodotti di colture agricole permanenti (35 milioni di euro)
-          Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (22 milioni di euro)
-          Prodotti di colture agricole non permanenti (19 milioni di euro)
-          Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati (18 milioni di euro)


ESPORTAZIONI ITALIANE (4.994 milioni di euro), principali prodotti esportati
-          Parti di Autoveicoli, motori, ecc. (408 milioni di euro)
-          Macchine per impiego generale (737 milioni di euro)
-          Macchine per impiego speciale (365 milioni di euro)
-          Altre macchine (203 milioni di euro)

IMPORTAZIONI ITALIANE (3.402 milioni di euro), principali prodotti importati
-          Prodotti di colture agricole permanenti (268 milioni di euro)
-          Pasta-carta, carta e cartone (259 milioni di euro)
-          Prodotti di colture agricole non permanenti (155 milioni di euro)
-          Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (127 milioni di euro)


Altri esempi:
                                                                                                                    


Sacrificare l’agricoltura a favore dell’industria è un bene o un male? E’ una domanda importante, che richiede una risposta altrettanto importante, poiché l’agricoltura nel nostro Paese svolge funzioni che vanno al di là della semplice produzione di alimenti sani e di buona qualità. La nostra agricoltura è importante per il paesaggio, per l’assetto idro-geologico del territorio, per la tutela della flora e della fauna, per le attività indotte, ecc. Il nostro Paese potrà rinunciare alle esternalità prodotte dall’agricoltura? Il nostro Paese potrà rinunciare alle nostre produzioni alimentari di qualità? Il nostro Paese potrà rinunciare all’agricoltura? Non credo proprio.