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venerdì 10 gennaio 2014

Sembra proprio che non sia vero che al di là della proteina transgenica null’altro cambia nell’Organismo Geneticamente Modificato (sostanziale equivalenza)

I sostenitori degli OGM affermano che al di là della proteina transgenica null’altro cambia nella pianta e nel frutto della pianta Geneticamente Modificata. Questa affermazione, un po’ azzardata, sembra proprio non essere vera, in quanto taluni studi avrebbero dimostrato il contrario, ovvero che la presenza del transgene e la presenza della proteina prodotta dal transgene, determinerebbero delle modificazioni all’interno dell’Organismo Geneticamente Modificato, con modificazione anche delle altre  caratteristiche dell’organismo.
Trattasi di un elemento molto importante, poiché da un punto di vista strettamente economico il consumatore tende sempre più a risparmiare nelle operazioni di acquisto dei singoli beni, al fine di poter aumentare, con lo stesso reddito, i consumi totali. Pertanto, non vi è alcun dubbio sul fatto che egli potrebbe rivolgere l’attenzione verso alimenti OGM se, rispetto a quelli convenzionali, essi avessero le stesse caratteristiche organolettiche ed avessero un prezzo di acquisto inferiore.
Relativamente alle caratteristiche organolettiche, occorre, però, evidenziare che l’equivalenza qualitativa tra l’alimento transgenico e quello convenzionale è ancora tutta da dimostrare, in quanto il cibo OGM contiene sia il transgene o i transgeni, sia la proteina o le proteine espressione del transgene. Si aggiunga poi che alcuni studi avrebbero evidenziato caratteristiche nutrizionali sensibilmente diverse tra il prodotto OGM e il suo omologo convenzionale. Così, per esempio, secondo specifiche ricerche svolte da Università americane, il mais BT avrebbe un maggior contenuto di lignina rispetto al mais convenzionale, mentre il pomodoro arricchito di Vitamina A avrebbe un minor contenuto di licopene.
In particolare, l'introduzione del transgene sembra cambiare il metabolismo della pianta, cambiando così le caratteristiche finali della pianta stessa. Ci sarebbero degli effetti a cascata dei quali ha parlato anche il prof. Dulbecco.
Non v'è dubbio che, a parità di qualità, nel caso in cui si verificasse una reale contrazione dei prezzi dei beni alimentari, si potrebbe determinare un incremento di benessere per la società, in relazione alla possibilità di consentire alle popolazioni più povere di poter acquistare una maggior quantità di beni necessari a soddisfare il loro fabbisogno alimentare e alla possibilità da parte dei consumatori dei Paesi ricchi di risparmiare nell'acquisto di alimenti, per poi destinare la restante parte del loro reddito ad altri consumi di livello superiore.


Da rilevare, però, che nel caso di prezzi di vendita inferiori rispetto a quelli convenzionali, ma in presenza di incertezze in merito alle caratteristiche qualitative, il consumatore pagherà meno questi alimenti, ma gli rimarrà comunque l'incertezza sulle loro reali capacità nutrizionali. Tale incertezza determina una diminuzione del grado di soddisfacimento dei bisogni, in quanto l'eventuale minor prezzo di acquisto degli alimenti OGM, potrebbe essere visto come un vantaggio virtuale, non reale, caratterizzato da un livello di utilità inferiore rispetto a quello che avrebbe ottenuto dal consumo di cibi dei quali conosce le reali proprietà organolettiche e nutrizionali (costa meno, ma probabilmente vale anche meno!!). Non si spiegherebbe altrimenti il forte aumento del consumo di prodotti biologici e dei prodotti tipici (DOP, IGP, DOC, ecc.) che si è verificato negli ultimi anni (il consumatore paga di più un prodotto che secondo il suo giudizio è caratterizzato da una maggior utilità e che, pertanto, ritiene maggiormente idoneo a soddisfare i suoi bisogni, che, oggigiorno, fanno riferimento alla qualità, alla genuinità, alla sicurezza alimentare e alla tracciabilità).