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mercoledì 22 gennaio 2014

LETTERA APERTA ALLA SERRACCHIANI, DATATA 17 GENNAIO 2014, DEL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA MAISCOLTORI A FAVORE DEL MAIS BT…….UN DOCUMENTO PIENO DI INESATTEZZE

In questi giorni sono in discussione presso gli uffici della Regione Friuli Venezia Giulia le regole per la coesistenza tra colture geneticamente modificate, convenzionali e biologiche. Il presidente dell’Associazione Italiana Maiscoltori Marco Aurelio Pasti e il presidente di CONFAGRICOLTURA Friuli Venezia Giulia Claudio Cressati hanno scritto una lettera aperta ai vertici della Regione (Presidente Serracchiani), per chiedere di non chiudere aprioristicamente la porta alla coltivazione del mais OGM nella produzione locale, anche in considerazione delle conseguenze che il suo mancato impiego potrebbe avere sull’economia e sull’ambiente locale. Peccato che, a mio parere, questo documento contenga alcune inesattezze, che, con effetto a cascata, determinano un completo annullamento delle conclusioni a cui riesce a giungere.
Partiamo dalle conclusioni. Il documento afferma che a causa della mancata utilizzazione del mais Bt ………….… Per ottenere lo stesso quantitativo di mais prodotto oggi in Friuli si potrebbero risparmiare 50 milioni di metri cubi d’acqua, 9.000 TEP di energia, 45.000 kg di agrofarmaci e 8.000 tonnellate di concimi o, a parità di superfici investite, assorbire 260.000 tonnellate di CO2 in più dall’atmosfera” …………… Scusate, ma voi pensate proprio che i vostri interlocutori contrari all’utilizzazione del mais Bt siano tutti imbecilli? ………… pensate veramente che i vostri interlocutori, per ideologia, potrebbero rinunciare a tutti i benefici che avete elencato? ……………Pensate veramente che se gli effetti da voi elencati fossero veri, gli italiani sarebbero per i 3/4 contrari alla coltivazione del mais Bt?
Peccato che tutti i vantaggi elencati siano il risultato di un calcolo sbagliato. In particolare, il risultato finale parte da un presupposto sbagliato, o, quantomeno, da una “mezza verità”, ovvero che in Friuli Venezia Giulia non si faccia alcun trattamento insetticida contro la Piralide. Purtroppo, è vero il contrario, poiché in Friuli Venezia Giulia la coltivazione del mais, attuata in larga parte in monocoltura, prevede l’esecuzione di trattamenti insetticidi. Pertanto, è vero che la Piralide procura un danno al mais dell’ordine del 10% se non viene attuato alcun trattamento insetticida, ma è altrettanto vero che se vengono fatti i dovuti trattamenti insetticidi, così come avviene nella realtà, questa riduzione viene enormemente contenuta. Conseguentemente, affermare che senza il mais Bt si avrebbe un danno del 10% sul livello produttivo annuale è sbagliato, così come hanno fatto rilevare alcune sperimentazioni in pieno campo.
Pertanto, il dato di partenza dei calcoli riguarda una coltivazione di mais che nella realtà non esiste, ovvero una coltivazione di mais con un elevato attacco di piralide e nella quale non viene attuato alcun trattamento insetticida. E’ ovvio che in una situazione di questo tipo il mais Bt potrebbe portare i vantaggi  elencati, ma è un dato di partenza sbagliato, poiché nel caso di attacchi di una certa entità, la coltivazione del mais, nella realtà, viene trattata con specifici insetticidi.
Vediamo da dove nascono queste inesattezze:
1)    Testuali parole: “La perdita di produzione è molto variabile di anno in anno, ma può essere stimata in non meno del 10% della produzione regionale ovvero in oltre 80.000 tonnellate per un valore di almeno 16 milioni di euro.” Questo dato si riferisce ad una situazione che non esiste, ovvero una produzione di mais nella quale non viene attuato alcun trattamento insetticida per contenere il danno provocato dalla piralide. E’ un dato che non deriva da alcuna sperimentazione, poiché in Italia il mais Bt non è mai stato coltivato. E’, pertanto, un dato fondamentalmente sbagliato e frutto solo ed esclusivamente di opinioni personali. Se si vuole avere un’idea del danno potenzialmente provocato dalla Piralide al mais è possibile dedurlo da alcune sperimentazioni attuate per testare alcuni insetticidi. In particolare, da queste sperimentazioni è possibile verificare la differenza di produzione tra “mais trattato con insetticidi” (paragonabile al “mais Bt”, anche se sono consapevole che non è un paragone valido al 100%) e “testimone non trattato”………….la differenza è minima, tanto che gli sperimentatori giungono alla conclusione che il trattamento insetticida è economicamente valido solo nel caso in cui il mais sia destinato all’alimentazione umana (polenta?);


2)    Testuali parole: “Tra le micotossine, le fumonisine sono strettamente connesse al danno causato dalla piralide che è in grado di aumentarne il contenuto di oltre 100 volte ………”.  Anche questo è un dato che sembra essere sbagliato, poiché se osserviamo i risultati della sperimentazione precedente, notiamo che la differenza di fumonisine tra coltivazione di “mais trattata con insetticida” e “testimone non trattato”,  è nulla in 2 prove su 4 e raddoppia in altre 2 prove su 4. Pertanto, secondo questa sperimentazione, che non ha utilizzato mais Bt, ma che può dare un’idea di quello che può accadere, non è vero che il contenuto di fumonisine aumenta di 100 volte, al massimo raddoppia (forse l’estensore del documento voleva scrivere “è aumenta del 100%”);

3)    Testuali parole: “La piralide è uno dei maggiori fattori di rischio di contaminazione anche per le aflatossine, dopo caldo e siccità.” Anche in questo caso le sperimentazioni avrebbero verificato che il contenuto di aflatossine, non è molto diverso tra “mais trattato con insetticida” e testimone di “mais non trattato”.

4)     Testuali parole: “Questa strategia poggia tra l’altro sull’ipocrita omissione del fatto che, da oltre 15 anni, quotidianamente gli OGM entrano pacificamente e incontrastati in regione tramite camion, treni e navi di soia modificata geneticamente prodotta all’estero e senza la quale una parte importante dei rinomati prosciutti e formaggi friulani non potrebbe essere prodotta.”  E’ una considerazione vera e speriamo, che prima o poi, si riesca a risolvere questa situazione a dir poco ipocrita, attraverso l’etichettatura dei derivati ottenuti dalla trasformazione degli OGM (carne, latte, uova, ecc.). Almeno un contributo di verità l’abbiamo dato.

In definitiva, se non risponde a realtà il fatto che la mancata adozione del mais Bt determina un danno del 10% alla produzione di mais in Friuli Venezia Giulia, con effetto a cascata vengono a cadere tutte le altre considerazioni sugli ipotetici danni economici e ambientali. In particolare:

-         La coltivazione del mais in Friuli Venezia Giulia, soprattutto laddove l’infestazione è più massiccia, si avvale di trattamenti insetticidi per il contenimento del danno. Pertanto, a mio parere, per stabilire il danno da mancata adozione del mais Bt in Friuli Venezia Giulia, non è corretto fare un confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale non trattato con insetticidi”;

-         Per avere un’idea approssimativa, e non troppo fuorviante, del danno provocato dalla mancata adozione del “mais Bt”, si può fare un confronto tra “testimone di mais convenzionale trattato con insetticidi” e “coltivazione di mais convenzionale non trattato con insetticidi”;

-         Dalle sperimentazioni messe in atto da Veneto Agricoltura, si evince che non c’è una gran differenza tra mais convenzionale trattato con insetticidi” e “testimone non trattato”;


-          Il dato riportato nella lettera alla Serracchiani, e relativo al presunto danno da Piralide sul mais in Friuli Venezia Giulia (10% annuo sulla produzione totale), si riferisce al confronto tra “mais Bt” e “mais convenzionale non trattato con insetticidi contro la Piralide”. Tale ipotetico danno si riferisce ad una situazione non reale e, pertanto, è da ritenere errato o, quantomeno, stimato per eccesso;

-         Conseguentemente, non è vero che la mancata adozione del mais Bt in Friuli Venezia Giulia determinerebbe una perdita produttiva di mais dell’ordine di 80.000 tonnellate. Sarebbe così solo se nessun agricoltore facesse trattamenti contro la Piralide, ma non è la realtà;

-         Conseguentemente, non è vero che la mancata adozione del “mais Bt” in Friuli Venezia Giulia determinerebbe un danno economico di 16 milioni di euro;

-         Ne consegue che anche l’ipotetico risparmio di 50 milioni di metri cubi d’acqua non è reale;

-          Anche il risparmio di 9.000 TEP di energia non è reale;

-          Potrebbe essere reale il risparmio di 45.000 kg di agro farmaci, ma non dimentichiamo che questi agro farmaci sono prodotti autonomamente dalla pianta;

-          Se non è reale il danno del 10%, anche il risparmio di 8.000 tonnellate di concimi non è reale;


-          Così come non è reale l’assorbimento di 260.000 tonnellate di CO2 dall’atmosfera in più.