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sabato 20 dicembre 2014

Libertà di coltivare OGM. Un Cavallo di Troia che ci porterà a liberalizzare la coltivazione di OGM

Via libera della Commissione Ambiente dell'Europarlamento alla nuova normativa che prevede la possibilità per i 28 Stati membri di limitare o bandire la coltivazione di Organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio anche se autorizzata a livello Ue.
La novità rispetto al testo iniziale e' l'inserimento, nell'elenco delle motivazioni alle quali possono ricorrere gli Stati membri per imporre lo stop agli Ogm, del criterio "ambientale", che si aggiunge a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e di pianificazione urbana già contemplati dalla norma.
Il nostro Paese, pertanto, una volta approvata definitivamente questa norma, sarà libero di non coltivare OGM come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento), che si oppongono alla coltivazione di OGM in pieno campo. A protezione del nostro Paese sarà l’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, che renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione di Ogm a tutela della straordinaria  biodiversità.
Molti inneggiano alla vittoria, ma occorre, però, considerare che è una vittoria di Pirro, in quanto sarà vietata la coltivazione di OGM sul nostro territorio, ma non sarà vietata l’importazione di prodotti OGM (soprattutto mangimi) e non sarà evitata la produzione di carne, di latte, di uova, ecc. derivanti dall’utilizzazione di mangimi OGM di importazione. Pertanto, quale sarà lo scenario più probabile? Di seguito un ipotetico, ma realistico, scenario riferito al mais:
- il nostro Paese vieterà la coltivazione di piante OGM;
- i nostri coltivatori non potranno coltivare piante OGM;
- il costo di produzione del “mais non OGM” è leggermente superiore a quello del “mais OGM”;
- il prezzo di mercato del mais OGM sarà, non è detto che lo sia realmente, leggermente inferiore a quello del mais convenzionale;
- le importazioni di mais OGM a causa degli accordi del WTO, saranno sempre più abbondanti;
- gli allevatori preferiranno il mais OGM di importazione, poiché meno costoso;
- i nostri coltivatori subiranno un danno economico da questa scelta di vietare la coltivazione di mais OGM;
- aumenteranno le proteste per una situazione che i coltivatori non riescono a comprendere, ovvero vietarne la coltivazione nel nostro Paese, ma consentire l’importazione di mangimi OGM;
- le proteste, con ogni probabilità, porteranno a rivedere la decisione di vietare la coltivazione di OGM.
In definitiva, la norma è zoppa! Ovvero, insieme a questo divieto, se realmente non si vogliono creare le condizioni per “aprire agli OGM”, occorrerà:
- o vietare anche l’importazione di OGM, fatto impossibile in relazione all’appartenenza del nostro Paese al WTO;
- o etichettare i derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.), al fine di consentire al consumatore di operare una scelta consapevole.
Direi che la seconda ipotesi è quella maggiormente percorribile, in quanto, in questo modo avremo realmente una adesione, o un rifiuto degli OGM. Sarà il mercato a decidere. Se i consumatori riterranno  che con gli OGM non ci sono problemi, acquisteranno massicciamente derivati da OGM, favorendo così anche le importazioni di mangimi OGM. Al contrario, se essi decideranno di non acquistare derivati OGM, daranno una mano ai nostri coltivatori, che saranno premiati con ogni probabilità da  un maggior prezzo dei mangimi non OGM da loro venduti.

Ma per fare tutto questo è necessario conoscere come è stato ottenuto il cibo, ovvero è necessaria una “giusta etichettatura”.

venerdì 5 dicembre 2014

A proposito di libertà per gli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di OGM

Anche il “Comitato delle Regioni” si è occupato dell’argomento relativo alla possibilità di lasciare agli Stati membri la possibilità di limitare e/o di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio.

Anche il “Comitato delle Regioni” ha fatto presente che prima di adottare questa normativa è necessario introdurre dei correttivi, altrimenti questa è una norma destinata ad aprire la strada agli OGM.



http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:2011:104:0062:0066:IT:PDF

Nel documento del Comitato delle Regioni viene evidenziato che la norma sulla possibilità di lasciare gli stati membri liberi di limitare o vietare la coltivazione di piante OGM sul loro territorio è una norma zoppa, in quanto senza l'etichettatura dei derivati essa è destinata a trasformarsi in "Cavallo di Troia" a favore degli OGM. In particolare, la carta che le multinazionali del seme potranno giocare è quella delle importazioni di OGM dall'estero per scopi mangimistici. Oggi l'Ue importa 32/35 milioni di tonnellate di sola soia, per la gran parte OGM, impiegata soprattutto per alimentazione animale. E la maggior parte di questa soia (quasi tutta quella che arriva da Usa, Brasile ed Argentina) e' geneticamente modificata. Come dire che quel che vietiamo dalla porta (la coltivazione di OGM sul nostro territorio), entra dalla finestra mediante le importazioni, che non possono essere vietate a causa degli accordi del WTO e finisce nei nostri piatti quando mangiamo “derivati da OGM”, ovvero carne, latte, uova, ecc. Ovviamente queste importazioni penalizzano la “soia non OGM” prodotta dai nostri agricoltori, con grave danno economico agli stessi. Prima o poi i nostri agricoltori si stancheranno di questa situazione e chiederanno, giustamente, di coltivare gli OGM…….tanto questi entrano ugualmente e i prodotti derivati da mangimi OGM sono anonimi e non sono riconoscibili.

Se vogliamo evitare che tutto questo accada, occorrerà attuare specifiche strategie difensive:

-               dare la possibilità ai Paesi che non vogliono coltivare OGM di bloccarne anche l'importazione;

-               etichettare i derivati da OGM, al fine di consentire al consumatore una scelta consapevole.

La prima strategia non sarà facile da applicare in sede WTO. Si possono prevedere ritorsioni commerciali da parte di altri Paesi, USA in testa.

Più semplice appare la possibilità di applicare la norma relativa all’etichettatura dei derivati, al fine di fornire trasparenza al mercato degli alimenti e consentire al consumatore una scelta consapevole.

venerdì 28 novembre 2014

E noi con il mais Bt dovremmo far concorrenza ai cinesi

Anche con i semi OGM sarà impossibile fare concorrenza alle produzioni provenienti da determinati Paesi, come per esempio la Cina.

Guardate come fanno ad essiccare il mais......incredibile, veramente...........

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2771250/Corn-road-Seeds-dried-dual-carriageway-tradition-meets-modern-world-China.html

....con ogni probabilità è una forma di protesta, non posso credere che questo mais sia poi destinato all'alimentazione umana o animale.

lunedì 24 novembre 2014

Sementi OGM e dipendenza da colui che possiede il brevetto

Da un punto di vista economico, la possibilità che qualcuno possa coltivare e vendere  piante OGM senza che il consumatore possa fare una scelta consapevole (senza etichettatura degli alimenti e senza etichettatura dei derivati dai mangimi OGM) è una "sciagura" per il produttore agricolo, in quanto lo obbliga a fare delle scelte produttive che, forse, non avrebbe mai fatto. In particolare, in relazione al fatto che il costo di produzione delle piante OGM è leggermente inferiore a quello delle coltivazioni convenzionali, l'immissione sul mercato di alimenti/prodotti/mangimi OGM determina una sorta di concorrenza sleale tra gli agricoltori. Infatti, i bassi costi di produzione dei coltivatori OGM, nell'impossibilità di fissare il prezzo di mercato del prodotto ottenuto, determinano nel lungo periodo un abbassamento dei prezzi di mercato di quell'alimento/prodotto/mangime (è scritto su tutti i libri di economia). In questa situazione gli agricoltori che in un primo momento non volevano coltivare OGM saranno costretti a farlo dal mercato, in quanto, se decideranno di continuare a non coltivare OGM, i loro margini di guadagno si abbasseranno.

La situazione ipotizzata è frutto di pura fantasia? Assolutamente no! E' quello che è avvenuto negli USA, in Argentina, in Canada, in Brasile, in India col cotone....... la presenza di cotone OGM, in assenza di un prezzo di mercato diverso per il prodotto finale ottenuto, ha determinato un massiccio ricorso a questa tipologia di semente. Successivamente, una volta creata la dipendenza, le multinazionali del seme possono attuare le loro politiche di mercato per aumentare i profitti. In particolare, possono attuare una "politica dei prezzi", ovvero aumentare il prezzo della semente OGM sino, al limite, all'incremento di livello di margine che esse sono in grado di consentire al produttore, azzerando quindi i relativi margini.

Chi guadagnerà da questa situazione? Al lettore la risposta. 

martedì 18 novembre 2014

COLTIVARE E CUSTODIRE IL CREATO - PAPA FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 5 giugno 2013

  1. PAPA FRANCESCO
    UDIENZA GENERALE
    Piazza San Pietro
    Mercoledì, 5 giugno 2013

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
    Oggi vorrei soffermarmi sulla questione dell’ambiente, come ho avuto già modo di fare in diverse occasioni. Me lo suggerisce anche l’odierna Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite, che lancia un forte richiamo alla necessità di eliminare gli sprechi e la distruzione di alimenti.
    Quando parliamo di ambiente, del creato, il mio pensiero va alle prime pagine della Bibbia, al Libro della Genesi, dove si afferma che Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero (cfr 2,15). E mi sorgono le domande: Che cosa vuol dire coltivare e custodire la terra? Noi stiamo veramente coltivando e custodendo il creato? Oppure lo stiamo sfruttando e trascurando? Il verbo “coltivare” mi richiama alla mente la cura che l’agricoltore ha per la sua terra perché dia frutto ed esso sia condiviso: quanta attenzione, passione e dedizione! Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo compito affidatoci da Dio Creatore richiede di cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la “custodiamo”, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e così non riusciamo più a leggervi quello che Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni.
    Ma il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani. I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nell’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la “cultura dello scarto”. Se si rompe un computer è una tragedia, ma la povertà, i bisogni, i drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità. Se una notte di inverno, qui vicino in via Ottaviano, per esempio, muore una persona, quella non è notizia. Se in tante parti del mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, quella non è notizia, sembra normale. Non può essere così! Eppure queste cose entrano nella normalità: che alcune persone senza tetto muoiano di freddo per la strada non fa notizia. Al contrario, un abbassamento di dieci punti nelle borse di alcune città, costituisce una tragedia. Uno che muore non è una notizia, ma se si abbassano di dieci punti le borse è una tragedia! Così le persone vengono scartate, come se fossero rifiuti.
    Questa “cultura dello scarto” tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione. Una volta i nostri nonni erano molto attenti a non gettare nulla del cibo avanzato. Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi.
    Pochi giorni fa, nella Festa del Corpus Domini, abbiamo letto il racconto del miracolo dei pani: Gesù dà da mangiare alla folla con cinque pani e due pesci. E la conclusione del brano è importante: «Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi avanzati: dodici ceste» (Lc 9,17). Gesù chiede ai discepoli che nulla vada perduto: niente scarti! E c’è questo fatto delle dodici ceste: perché dodici? Che cosa significa? Dodici è il numero delle tribù d’Israele, rappresenta simbolicamente tutto il popolo. E questo ci dice che quando il cibo viene condiviso in modo equo, con solidarietà, nessuno è privo del necessario, ogni comunità può andare incontro ai bisogni dei più poveri. Ecologia umana ed ecologia ambientale camminano insieme.

    Vorrei allora che prendessimo tutti il serio impegno di rispettare e custodire il creato, di essere attenti ad ogni persona, di contrastare la cultura dello spreco e dello scarto, per promuovere una cultura della solidarietà e dell’incontro. Grazie.

mercoledì 12 novembre 2014

Via libera della Commissione Ambiente dell'Europarlamento alla nuova normativa che prevede la possibilità per i 28 Stati membri di limitare o bandire la coltivazione di Organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio anche se autorizzata a livello Ue.

La novità rispetto al testo iniziale e' l'inserimento, nell'elenco delle motivazioni alle quali possono ricorrere gli Stati membri per imporre lo stop agli Ogm, del criterio "ambientale", che si aggiunge a quelli socioeconomici, di uso dei terreni e di pianificazione urbana già contemplati dalla norma.

Il nostro Paese, pertanto, una volta approvata definitivamente questa norma, sarà libero di non coltivare OGM come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi. A protezione del nostro Paese sarà l’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, che renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione di Ogm a tutela della straordinaria  biodiversità.

Molti inneggiano alla vittoria, ma occorre, però, considerare che è una vittoria di Pirro, in quanto sarà vietata la coltivazione di OGM sul nostro territorio, ma non sarà vietata l’importazione di prodotti OGM (soprattutto mangimi). Pertanto, quale sarà lo scenario più probabile? Di seguito un ipotetico, ma realistico, scenario riferito al mais:

- i nostri coltivatori non potranno coltivare piante OGM;

- il costo di produzione del “mais non OGM” è leggermente superiore a quello del “mais OGM”;

- gli allevatori preferiranno il mais di importazione, poiché meno costoso;

- i nostri coltivatori subiranno un danno economico da questa scelta di vietare la coltivazione di mais OGM;

- aumenteranno le proteste per una situazione che i coltivatori non riescono a comprendere, ovvero vietare la coltivazione nel nostro Paese, ma consentire l’importazione di mangimi OGM;

- le proteste, con ogni probabilità, porteranno a rivedere la decisione di vietare la coltivazione di OGM.

In definitiva, la norma è zoppa! Ovvero, insieme a questo divieto, se realmente non si vogliono creare le condizioni per “aprire agli OGM”, occorrerà:

- o vietare anche l’importazione di OGM, fatto impossibile in relazione all’appartenenza del nostro Paese al WTO;

- o etichettare i derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.), al fine di consentire al consumatore di operare una scelta consapevole.



Direi che la seconda ipotesi è quella maggiormente percorribile, in quanto, in questo modo, avremo realmente una adesione, o un rifiuto degli OGM da parte del consumatore. Sarà il mercato a decidere. 
Se i consumatori riterranno  che con gli OGM non ci sono problemi, acquisteranno massicciamente derivati da OGM poichè avranno un prezzo più basso, favorendo così anche le importazioni di mangimi OGM ed aprendo così le porte alla coltivazione di OGM nel nostro Paese. 
Al contrario, se essi decideranno di non acquistare derivati OGM, daranno una mano ai nostri coltivatori, che saranno premiati, con ogni probabilità, da  un maggior prezzo dei mangimi non OGM da loro prodotti (maggior prezzo che inciderà solo marginalmente, molto marginalmente sul prezzo al dettaglio del cibo) . 
Solo operando in questo modo avremo una chiusura senza se e senza ma agli OGM. Ma per fare questo è necessario conoscere come è stato ottenuto il cibo.

lunedì 3 novembre 2014

corbellini continua la sua battaglia a suon di epiteti e offese…..è bravo solo lui, tutti gli altri (Ciotti, Petrini, Olmi) fanno parte del “club dei ghiottoni”

corbellini, ………… ma ce la fai a scrivere qualcosa senza offendere? Senza far credere che quelli che non la pensano come te vogliano vendere "incantesimi ideologici", mitizzano ricordi di una gioventù svanita, idealizzano profumi e sapori legati a reminiscenze  fasulle, ecc. amarcord decadente, il "club dei ghiottoni", compensare la malafede delle nostre coscienze goduriose, ghiottone ed ingorde, imbonitore esotico, ecc.

corbellini............ ma ci credi proprio che Ciotti, Petrini e Olmi siano "sirene del cibo di gran lusso" e che rappresentino "la parte più decadente e polverosa degli intellettuali europei" e che grazie ad essi  "La lunghissima estate delle cicale nostrane prosegue con nenie struggenti che fanno finta di occuparsi delle aree a forte insicurezza alimentare e del problema della fame nel mondo"?

corbellini, …………ma ci sei o ci fai?

corbellini ……….. sei riuscito anche a scrivere che l’Italia perde ogni anno 4-6 miliardi di euro per importazioni di alimenti……….

corbellini, ........... ma tu credi che se utilizzassimo gli OGM nella nostra agricoltura questi 4-6 miliardi di euro di alimenti non li importeremmo più? Ma fammi un piacere…..

corbellini ………. Limitarsi a fare lo storico della medicina no! Proprio no!

corbellini………. Se proprio vuoi occuparti di agricoltura studia un po’ di più, perché devi sapere che gran parte delle nostre importazioni di mangimi e di alimenti sono la contropartita per le esportazioni di prodotti industriali e, pertanto, stante l’attuale scellerata politica commerciale dei nostri governi, sono inevitabili.


Alcuni approfondimenti sullo storico della medicina corbellini

mercoledì 22 ottobre 2014

Vandana Shiva, ovvero “Bufale” da una parte e dall’altra…….continuando così non ce la faremo mai


Recentemente Vandana Shiva ha rilasciato una intervista a Repubblica.


Più o meno le solite cose (con gli OGM gli agricoltori guadagnano meno, il prezzo del seme di cotone è aumentato di 700 volte, i suicidi in India, ecc.). Sinceramente non condivido questo modo di affrontare la problematica degli OGM in campo agricolo-alimentare, ovvero di raccontare “bufale”, al solo scopo di disinformare e di disorientare i cittadini.

Ma veniamo nel merito. Riporto il testo integrale di alcune parti dell’intervista ed un commento:

- Vandana…"Il mio lavoro degli ultimi trent'anni ha dimostrato che i prodotti biologici rendono di più per acro di quelli ogm, economicamente e dal punto di vista nutrizionale. Producono inoltre redditi più elevati per i coltivatori, perché nel sistema industriale e con i semi transgenici gli agricoltori non solo devono spendere denaro in quantità esorbitante per i prodotti chimici, ma devono pagare per le royalty sulle sementi, perché le corporation del settore dell'ingegneria biogenetica pretendono di affermare il diritto di proprietà sui semi"…………….Cara Vandana Shiva, se quello che hai scritto fosse vero, come mai le coltivazioni OGM nel mondo stanno raggiungendo i 200 milioni di ettari. Vuoi proprio dire che gli agricoltori americani, canadesi, argentini, brasiliani, ecc. siano tutti fessi che preferiscono coltivare le piante che fanno guadagnare di meno!

Se vuoi che, effettivamente, quello che hai affermato si trasformi in realtà è necessario modificare il sistema produttivo e distributivo degli alimenti, con particolare riferimento all'etichettatura, che deve essere chiara, vera e deve mettere in primo piano anche le tecniche produttive adottate, nonchè le tutele sociali in merito alla manodopera che ha prestato lavoro. ccorre. Anche il prezzo deve essere adeguato al sistema produttivo. Fino a quando non saranno gli agricoltori a decidere il prezzo degli alimenti, difficilmente le cose cambieranno. 

- Vandana….."Gli Ogm non sono affatto economici. Anzi, sono tra i più costosi perché si raccolgono le royalty su ogni seme venduto. Nel caso del cotone in India il prezzo è passato da 5 rupie al chilogrammo a 3600.”……….Cara Vandana, personalmente ho fatto una piccola indagine sull’aumento del prezzo dei semi di cotone OGM e mi risulta un aumento di 4 volte e non di 700 e passa volte come tu lasci intendere.





- Vandana……”…………..gli agricoltori si indebitano, e molti indebitati si suicidano. Abbiamo già perso 291 mila contadini - e a dirlo sono le statistiche governative, non le mie - dal 1995, quando la globalizzazione ha iniziato a modificare le leggi sulle sementi. La maggior parte di questi suicidi si è verificata nella cosiddetta fascia del cotone, la zona nella quale cresce il cotone indiano: il 95% di questo cotone ormai è geneticamente modificato.”……… Cara Vandana, a leggere bene queste frasi, ci si trova di fronte ad una “mezza verità”, poiché tu non dici che è tutta colpa delle sementi OGM, ma lo lasci intendere…….e anche questo non va bene.


Cara Vandana, "mutatis mutandis", rischi di fare concorrenza a corbellini
http://ogmbastabugie.blogspot.it/2013/08/gilberto-corbellini-e-gli-ogm-in.html

Per saperne di più su Vandana Shiva
http://www.geneticliteracyproject.org/glp-facts/vandana-shiva/








domenica 19 ottobre 2014

Negli USA la Diabrotica del mais ha maturato resistenza genetica alla tossina prodotta dal mais Bt

Coltivazioni OGM per produrre tossine insetticide derivate dal batterio Bacillus thuringiensis (Bt) sono piantati su milioni di ettari l'anno, riducendo l'uso di insetticidi convenzionali e sopprimendo parassiti. Tuttavia, l'evoluzione della resistenza degli insetti potrebbe ridurre questi benefici. Un parassita primario del mais Bt negli Stati Uniti è la diabrotica del mais, Diabrotica virgifera (Coleoptera: Chrysomelidae).

Si segnala che i campi individuati dagli agricoltori come aventi gravi lesioni da diabrotica del mais Bt contenevano popolazioni di diabrotica del mais che mostravano la sopravvivenza significativamente più alta. Le interviste con gli agricoltori hanno indicato che il mais Cry3Bb1 era stato coltivato in quei campi per almeno tre anni consecutivi. C'era una correlazione positiva significativa tra il numero di anni Cry3Bb1 granoturco era stato coltivato in un campo e la sopravvivenza delle popolazioni alla diabrotica su mais Cry3Bb1 nei biotest.

Questo è il primo rapporto di resistenza di campo-evoluto per una tossina Bt dalla diabrotica del mais e da qualsiasi specie di Coleotteri. Piantagione insufficiente di rifugi e di successione non recessiva della resistenza può aver contribuito alla costituzione della resistenza. Questi risultati suggeriscono che i miglioramenti nella gestione della resistenza e un approccio più integrato per l'utilizzo di colture Bt possono essere necessari per evitare la comparsa di soggetti di diabrotica resistenti.

http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0022629o

venerdì 10 ottobre 2014

I prezzi delle sementi OGM sono decisamente superiori a quelli delle sementi convenzionali

Spesso si afferma che i prezzi delle sementi OGM sono superiori a quelli delle sementi convenzionali. Spesso sono solo opinioni, non supportate da dati certi, verificabili.
La Virginia Cooperative Extension pubblica questo listino (anno 2007) dal quale è possibile vedere che il prezzo delle sementi OGM è a volte anche quasi 4 volte il prezzo delle sementi convenzionali.

http://pubs.ext.vt.edu/446/446-047/PDF_Seed07.pdf

 Gli aumenti di prezzo delle sementi OGM rispetto alle convenzionali vanno da un minimo di +44,4% per il "mais BT, RR", che presenta contemporaneamente la resistenza alla piralide e la resistenza ad un erbicida,   sino ad arrivare ad un più 360% per la colza RR, rispetto alla colza convezionale.

 Vediamo i dati (per i nostri scopi si riportano i prezzi in dollari, senza le unità di misura):

- SOIA
.......... soia convenzionale......... 18,25
.......... soia RR .......................... 30,88............ aumento %........+69,2


- MAIS
.......... mais convenzionale......... 90,00

.......... mais BT, RW, RR ..........212,00.......... aumento %........+135,5
.......... mais BT, RW................. 155,00.......... aumento %........+72,2
 ..........mais BT, RR ..................130,00.......... aumento %........ +44,4
.......... mais BT......................... 131,00.......... aumento %........+45,5
 ..........mais RW, RR .................141,00.......... aumento %........ +56,6
.......... mais RR......................... 132,50.......... aumento %........+47,2
 ..........mais RW.........................146,00.......... aumento %........+62,2


- COTONE
.......... cotone convenzionale... 121,50

.......... cotone RR..................... 266,50........... aumento %........+119,3
.......... cotone BT......................250,30............ aumento %........+106,0


- COLZA
.......... colza convenzionale......... 1,00
.......... colza RR........................... 4,60............ aumento %........+360,0







Vantaggi economici del mais Bt negli USA. Di che cosa stiamo parlando?

Molto spesso i sostenitori del mais Bt affermano che il reddito ottenibile dalla coltivazione di mais Bt sarebbe decisamente superiore a quello ottenibile dal mais convenzionale. Purtroppo, secondo specifiche indagini dell'Extension Service dell'Università del Minnesota, la realtà è un'altra, ovvero, considerato l'elevato costo della semente OGM, il vantaggio economico è limitato a pochi dollari per ettaro. In particolare, in uno studio pubblicato dalla "Extension Service" dell'Università del Minnesota si apprende che "L'analisi storica dei danni procurati dalla piralide in Minnesota durante il periodo 1988-1995 hanno dato questi risultati. Protezione del rendimento stimato per acro del mais Bt è stato di $ 5.61 e $ 11,63 per il controllo della prima e della seconda generazione di piralide, rispettivamente. I benefici previsti, per un totale di 17,24 dollari per acro, superano in modo significativo il premio di prezzo corrente per il mais Bt di $ 7 a $ 10 per acro."

 http://www.extension.umn.edu/agriculture/corn/pest-management/bt-corn-and-european-corn-borer/

 Allora, di che cosa stiamo parlando? Il prodotto "salvato" vale 17,24 dollari per acro, mentre il maggior costo della semente è mediamente pari a 8,5 dollari. Pertanto, stiamo parlando di un incremento di reddito di 8,74 dollari/acro. Considerato che 1 acro è pari a 4.047 mq, il maggior reddito derivante dall'adozione di mais Bt è pari a 21,60 dollari/ettaro, ovvero 16,61 euro/ettaro. Allora, in una situazione come quella europea in cui i consumatori chiedono l'etichettatura degli alimenti OGM, la domanda che sorge spontanea è la seguente............"riusciremo con questi 16,61 euro/ettaro a coprire i costi di separazione di filiera, ovvero di etichettatura, nonchè gli eventuali costi ambientali/sociali dovuti all'aumento di rischiosità che caratterizza tutte le innovazioni tecnologiche?"

Personalmente credo proprio che la risposta sia negativa, in quanto attualmente il costo di produzione di 1 ettaro di mais si aggira intorno ai 1.500 euro/ettaro, per cui questo incremento di redditività è pari a poco più dell'1%............una cifra a dir poco irrisoria.


Sempre secondo lo studio precedente dell'Università del Minnesota, occorre aggiungere che........ "Popolazioni di piralide europee fluttuano nel corso degli anni, da un campo coltivato a quello successivo. Allo stesso modo, le rese del mais e i relativi prezzi di mercato spesso sono volatili. Questa variabilità solleva preoccupazioni circa le fluttuazioni dei benefici economici annuali del mais Bt. Per illustrare questo punto, il rischio di investire nel mais Bt è stato esaminato per il Sud del Minnesota su un periodo di otto anni 1988-1995. Questo periodo ha incluso tre focolai annui (alto) per piralide e cinque endemiche (bassi). Il beneficio medio per questo periodo, 17,24 dollari per acro, era molto vicino alla stima nazionale, ma il ritorno economico varia considerevolmente tra gli anni di infestazioni endemiche e quelli di epidemia. Nel corso degli anni con infestazioni endemiche, la protezione del rendimento offerto dal mais Bt a malapena copriva il premio di prezzo per le sementi, attualmente variabile tra $ 7 a $ 10 per acro. Durante gli anni di epidemia, il risparmio di rendimento erano 4-5 volte il costo delle sementi aggiunto ($ 28 a $ 50 per acro). La linea di fondo: non aspettatevi un ritorno economico ogni anno o in ogni campo. Come con qualsiasi tipo di resistenza naturale, mais Bt offre solo un beneficio economico in caso di focolai di piralide."

C'è anche questo studio interessante della Iowa State University, dove addirittura per la soia si guadagnerebbe di più con la soia convenzionale, rispetto a quella OGM.

 http://www.leopold.iastate.edu/news/leopold-letter/1999/fall/does-planting-gmo-seed-boost-farmers-profits 

PERTANTO, IL VANTAGGIO ECONOMICO PER GLI AGRICOLTORI E' LIMITATO E FINO A QUANDO I CONSUMATORI RICHIEDERANNO L'ETICHETTATURA DEGLI ALIMENTI OGM, NON CI SARA' ALCUN VANTAGGIO ECONOMICO PER NESSUNO......... TRANNE, OVVIAMENTE, CHE PER I PRODUTTORI DELLE SEMENTI OGM!


 

giovedì 9 ottobre 2014

L'importanza di coltivare il dubbio davanti agli ogm di MICHELE SERRA, 08 ottobre 2014

L'AFFERMAZIONE "la scienza ha sempre ragione" non è scientifica. È ideologica. Lo è tanto quanto il pregiudizio reazionario per il quale ogni mutamento del modo di produrre, consumare, nutrirsi, avviene nel nome di interessi inconfessabili, e a scapito della salute della collettività umana. L'acceso dibattito sugli ogm (vedi gli interventi su Repubblica di Vandana Shiva, Elena Cattaneo, Carlo Petrini, Umberto Veronesi) fatica a mondarsi di queste opposte rigidità. E fa specie che nel campo "pro", che annovera valenti ricercatori e scienziati, pesi ancora come un macigno l'idea che il fronte degli oppositori sia un'accolita di mestatori che, in odio al progresso umano e alla libertà di ricerca, alimentano dicerie malevole e speculano sulla paura e l'emotività dell'opinione pubblica. Una volta esposte le ottime ragioni della ricerca scientifica e della sua necessaria libertà d'azione, perché evocare, tra i soggetti "antiscientifici" in qualche modo assimilabili agli oppositori degli ogm, anche i fattucchieri di Stamina? Allo stesso identico modo le frange più eccitabili del fronte anti-ogm possono immaginare che la ricerca genetica sulle piante sia nelle mani di squilibrati megalomani (alla dottor Frankenstein) o di avidi mercenari.

Le forzature polemiche fanno parte del gioco, ma non aiutano a mettere meglio a fuoco gli argomenti. La più autorevole istituzione mondiale in tema di agricoltura e alimentazione, la Fao, mette a disposizione di competenti e incompetenti (come me) una sintesi esauriente e comprensibile delle potenziali ricadute positive e negative delle coltivazioni ogm, con una breve analisi della loro verificabilità.

Lo spazio di un articolo non permette di elencare tutti i punti (rimando i lettori al sito della Fao). Mi limito a dire che i "capi di accusa" sono divisi in tre gruppi: ricadute sull'ambiente agricolo e l'ecosistema; ricadute sulla salute umana; ricadute sull'assetto economico e sociale. Mi sembra interessante e molto rilevante che la Fao, sulla quasi totalità di questi punti critici, non esprima certezze. Non dice, cioè: questa critica è campata in aria oppure questa critica è corretta. Esprime dubbio. In larga parte dovuto alla tempistica medio-lunga che una verifica attendibile (scientifica!) richiederebbe.

Il principio di cautela - che non vuol dire condanna né assoluzione: vuol dire umiltà di giudizio - dovrebbe e potrebbe dunque essere uno dei punti di partenza di una corretta discussione comune, ammesso che mai ci si arrivi. Certo confligge, questo principio di cautela, con la comprensibile fretta con la quale i finanziatori della ricerca, in grande parte nutrita con fondi privati, vorrebbero mettere a profitto le loro scoperte e i loro prodotti. È esattamente per questo che Vandana Shiva mette in guardia contro la coincidenza di ruolo tra ricerca e commercializzazione. Sono campi di interesse entrambi utili e legittimi: ma la loro ibridazione - per dirla con una battuta transgenica - può generare mostri.

Una volta detto che la questione è molto complicata, coinvolge competenze scientifiche le più varie e non è archiviabile con un "sì" né con un "no", colpisce assai che di questi "rischi" il più sottaciuto sia quello che, al contrario, è il più nevralgico e coinvolgente: la ricaduta socio-economica. È anche questo, in fondo, un portato della crisi della politica: la rinuncia ormai quasi pregiudiziale a mettere in discussione, o anche solo a cogliere, le scelte strutturali, quelle che determinano gli assetti futuri.

Quasi inutilmente, in tutti questi anni, Carlo Petrini e il vasto movimento mondiale che si rifà a Slow Food e a Terra Madre hanno rivendicato la natura squisitamente politica del loro lavoro e della loro battaglia. Chi oggi rivendica la "sovranità alimentare" delle comunità produttive (e dei consumatori) compie la stessa operazione politico-culturale dei nostri avi socialisti quando dicevano "la terra a chi la lavora". Si rivendica, né più né meno, l'autodeterminazione dei produttori, affidando ad essa la difesa delle biodiversità, della varietà delle colture, delle culture, delle identità locali.

Ovviamente è del tutto lecito sostenere che l'agroindustria, con la sua potentissima opera di selezione delle specie (tutte brevettate) e di inevitabile omologazione della produzione agricola mondiale, è perfettamente compatibile con la biodiversità e con le piccole coltivazioni; o addirittura che è giusto e utile rimpiazzare del tutto le produzioni tradizionali con la produzione agroindustriale. Ma non è lecito fare finta che non sia questo (il modo di produzione, la struttura stessa delle società future) il punto nodale. Non sono in ballo solo il potenziale allergenico di un pomodoro, o il chilo di pesticida per ettaro in più o in meno. L'ordine del giorno non è solo "gli ogm fanno bene, gli ogm fanno male".

È in discussione la vita stessa delle società rurali nel mondo (più della metà dei viventi), la ripartizione del potere, del reddito, delle conoscenze tra una rete infinita di piccole comunità e pochi, immensi e quasi sempre anonimi centri decisionali. Sono in discussione gli 87 milioni di ettari di suolo africano acquistati dal 2007 a oggi dalle multinazionali americane e cinesi e da fondi di investimento opachi e onnipotenti: è una superficie grande quasi come Italia e Francia messe insieme, e a nessuno può sfuggire che coltivare pezzi così ingenti di pianeta a soia ogm per produrre biocarburante oppure incrementare le produzioni locali (più della metà dell'agricoltura africana è vocata all'autosostentamento) è una scelta tanto importante, tanto strutturale quanto lo è, nel bene e nel male, ogni grande rivoluzione tecnologico-scientifica, industriale, sociale.

E se l'Africa vi sembra lontana e comunque fuori portata, come può chi vive in Francia o in Italia non percepire che la straordinaria varietà delle colture, il legame strettissimo tra i luoghi e ciò che si coltiva, si mangia e si beve, insomma l'agricoltura plurale, "calda" e identitaria per la quale si battono i Petrini e si battevano i Veronelli, i Mario Soldati e i Gianni Brera, non è una frontiera del passato, è un caposaldo della nostra trama sociale, economica, culturale? Dunque è futuro allo stato puro? O dobbiamo dire "Italian style" solo parlando di borsette?

La libertà della ricerca scientifica è preziosa e va difesa: specie in campo medico, le biotecnologie possono dare frutti vitali, e Cattaneo e Veronesi fanno benissimo a tenere fermo il punto. Ma non è solo di questo che si parla, quando si parla di ogm. E i critici degli ogm possono ben dire di avere sbagliato qualcosa di sostanziale, in termini di comunicazione, se ancora oggi ci si scanna sul ravanello transgenico (faccio per dire) e non si capisce che non è di lui, è di quasi quattro miliardi di contadini che si sta parlando, del loro e del nostro futuro, e della loro libertà di scelta che è degna e importante quanto quella dei benemeriti ricercatori scientifici. Non è vero che "quando c'è la salute c'è tutto". Conta la libertà. Conta la dignità. Conta che il potere sia in pochissime mani o nelle mani di molti.

mercoledì 8 ottobre 2014

Il monopolio sulle sementi porta ad un forte aumento dei prezzi dei semi


Come è risaputo, a livello mondiale il 60-70% delle varietà di semi transgenici è nelle mani di 6-7 aziende, che hanno il quasi monopolio del mercato. Per queste aziende gli Ogm sono un grande business. In questi ultimi anni  le imprese biotecnologiche hanno decisamente aumentato il prezzo dei semi. In particolare, secondo uno specifico studio effettuato da Anchal Arora e Sangeeta Bansal del “Centre for International Trade and Development School of International Studies Jawaharlal Nehru University (India),  in India nel 2006 il prezzo del seme di cotone OGM era 4 volte quello del non OGM. Questi prezzi sono stati giudicati troppo alti dagli organi governativi, i quali hanno imposto l’adozione di prezzi calmierati.


http://www.jnu.ac.in/sis/citd/DiscussionPapers/DP02_2012.pdf


Fino al 2006 il prezzo del seme legale di cotone Bt in India è stato di circa 1600 Rupie per pacchetto di 450 grammi. Di questo prezzo, 1250 Rupie sono state ritenute necessarie dalle ditte sementiere per coprire il "valore del tratto", ovvero il valore dell'innovazione tecnologica introdotta. Il dibattito sull'elevato prezzo del seme di cotone Bt, alla fine ha portato agli interventi del Governo, iniziati sin dalla  fine del 2005 con l'India del Sud Cotton Association, che ha invitato le  ditte sementiere ad abbassare i prezzi delle sementi. Questa idea ha guadagnato popolarità tra le varie organizzazioni di agricoltori, che hanno incoraggiato il governo dello stato di Andhra Pradesh a prendere posizione nei confronti del prezzo praticato dalle aziende sementiere sostenendo che il prezzo praticato era "esorbitante" e "non scientifico.


 http://www.agbioforum.org/v12n2/v12n2a03-sadashivappa.htm


 La questione dei prezzi del cotone Bt ha preso una svolta politica quando i funzionari della società sementiere e il Governo dello Stato hanno cercato un intervento e un sostegno da parte del governo federale indiano. Quando il ministero federale dell'Agricoltura ha sostenuto la richiesta di ridurre i prezzi, le ditte sementiere hanno offerto di ridurre il "valore del tratto" da 1.250 a 900 Rupie. Tuttavia, il governo di Andhra Pradesh ha richiesto di abbassare ulteriormente il "valore del tratto". Tale ricorso ha avuto successo e ha imposto alle ditte sementiere di fissare un "valore del tratto" ad un livello  ragionevole, alla pari con il valore Monsanto addebitato in Cina e negli Stati Uniti. Le ditte sementiere hanno ricorso in tribunale. Nel frattempo, anche se il caso era ancora pendente in tribunale, il governo di Andhra Pradesh ha emanato una direttiva, imponendo alle ditte sementiere di non vendere i semi Bt sopra le 750 Rupie per pacchetto. Diversi altri importanti Stati in cui è diffusa la coltivazione del cotone seguirono l'esempio Andhra Pradesh. Successivamente, la Corte Suprema ha ribadito l'ordine imposto alle ditte sementiere di vendere semi di cotone Bt allo stesso prezzo adottato in Cina. Pur rimanendo alcune incertezze giuridiche, i prezzi dei semi di cotone Bt in India sono scesi in modo significativo dal 2006, da 1.600 Rupie a 750 Rupie.


 http://business.rediff.com/column/2010/apr/01/guest-bt-cotton-monsanto-is-back-in-courts-over-royalty.htm

venerdì 26 settembre 2014

Coesistenza impossibile - Mais non autorizzato respinto dalla Cina. Un gran pasticcio!

La notizia è interessante per tutti quelli che affermano che col mais, che non ha parentali selvatiche nel nostro Paese, la coesistenza con altre tipologie di coltivazioni di mais (biologico, 8 file, ecc.) è possibile. Secondo queste persone sarebbero sufficienti pochi metri di "distanza di sicurezza" per evitare la commistione. Potrebbe anche essere vero, ma vediamo che cosa è successo sul mercato.

Pochi giorni fa è uscito un articolo sul quotidiano tedesco Agrarheute nel quale si dà notizia del risarcimento dei danni chiesto dalla società americana Cargill alla svizzera Syngenta, per aver venduto agli agricoltori americani la varietà di mais geneticamente modificato Agrisure Viptera, anche nota come MIR 162, non autorizzata dalla Cina. La Cina ha infatti respinto due spedizioni di più di un milione di tonnellate di mais provenienti dalla Louisiana proprio perché contaminato con il MIR 162. Cargill ha chiesto il risarcimento “per danni significativi” presunti in 90 milioni di dollari, per avere la società svizzera agito irresponsabilmente.

http://www.agrarheute.com/cargill-verklagt-syngenta-wegen-genmais-mir-162




venerdì 5 settembre 2014

Considerazioni finali sulle domande della neuroscienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo al Ministro Martina sugli OGM in agricoltura

Gent. Neuroscienziata Elena Cattaneo,
in meno di 4 mesi, sui quotidiani di maggior rilievo del nostro Paese, è riuscita a scrivere 8 articoli sulle proprietà quasi miracolose degli OGM in agricoltura, con argomentazioni tautologiche, spesso inesatte, che giravano intorno all’assioma, sue parole, “…l’intera mangimistica italiana si basa sull’uso di OGM” (affermazione, purtroppo, non vera, poiché al massimo, senza considerare la produzione nazionale degli alpeggi, siano al 20-25%). Pertanto, secondo Lei, visto che importiamo la totalità dei mangimi che sono OGM e utilizziamo gli OGM per la nutrizione degli animali e la produzione di derivati …….. è assurdo impedire di coltivarli nel nostro Paese?
A mio parere avrebbe dovuto anche chiedere al Ministro Martina: “perché i derivati da questi mangimi (carne, latte, uova, ecc.) non vengono etichettati? …….. in modo tale da dare la possibilità ai consumatori di poter scegliere il modo che ritengono più opportuno di alimentarsi per se stessi e per i loro figli!” Ma questo non l’ha scritto …………  peccato. A mio parere se l’avesse scritto, e se fosse stata attuata l’etichettatura, con ogni probabilità, in relazione al fatto che i 2/3 dei cittadini sono contrari agli OGM, nel nostro Paese le importazioni di mangimi OGM sarebbero diminuite e i nostri approvvigionamenti si sarebbero rivolti maggiormente al mercato interno, con grande vantaggio per i nostri agricoltori, oppure ai Paesi in grado di garantire rifornimenti di mangimi “OGM free”.

Peccato, occasione persa, a mio parere avrebbe realmente fatto un servizio alla nostra agricoltura.

Nei suoi interventi, purtroppo, ha messo in luce solo le capacità quasi miracolose degli OGM, senza portare alcun elemento di incertezza in merito alla loro utilizzazione, sia in merito ai possibili effetti sulla salute umana, sia ai possibili effetti sull’ambiente. E’ realistico secondo Lei che tutte, sottolineo tutte, le opinioni di alcuni scienziati scettici in merito all’utilizzazione degli OGM nell’agricoltura italiana siano frutto, cito Sue parole estratte da un Suo pregevolissimo articolo con lo storico corbellini, di “irrazionalità, fanatismo, emotività, tecnofobia, antimodernismo, anti-industrialismo, populismo, etc.”

Possibile che senza conoscere pienamente l’argomento, Lei stessa afferma che sono solo alcuni mesi che si occupa del problema OGM in agricoltura e che non è il Suo campo specifico(sue parole "Caro direttore, da mesi studio la vicenda italiana degli Ogm. Non è il mio campo specifico,………), voglia intervenire in un ambito che nel nostro Paese è dibattuto da almeno 20 anni. Personalmente credo che, forse ingenuamente, si sia fatta strumentalizzare.

Senza la pretesa di voler sostituire il Ministro, si è cercato di rispondere alle 16 domande che Lei ha posto a Martina, con la speranza di aver dato un contributo di conoscenza alle problematiche che investono l’adozione degli OGM in ambito agroalimentare nel nostro Paese.

In questo link le domande della neuroscienziata, sotto i link alle risposte:

-         Risposta n. 1 
-         Risposta n. 2
-         Risposta n. 3
-         Risposta n. 4
-         Risposta n. 5
-         Risposta n. 6
-         Risposta n. 7
-         Risposta n. 8
-         Risposta n. 9
-         Risposta n. 10
-         Risposta n. 11
-         Risposta n. 12
-         Risposta n. 13
-         Risposta n. 14
-         Risposta n. 15
-         Risposta n. 16

     Cara Neuroscienziata Elena Cattaneo, come vede in agricoltura non è tutto così semplice. E’ vero che importiamo una buona parte (20-25%), non tutti, dei mangimi che utilizziamo, ma è anche vero che saremmo in grado di produrceli, ma ci sono altre motivazioni che ci impediscono di farlo.

Cerchiamo, senza fretta, di fare le scelte migliori ……… per noi e per i nostri figli. 

martedì 2 settembre 2014

Commercio mondiale: il Ttip e la lotta di classe al contrario, di Enrico Lobina | 19 agosto 2014

Ttip sta per Transatlantic Trade and Investment Partnership, cioè per Partenariato Transatlantico sul commercio gli investimenti. Si tratta di un trattato su libero scambio ed investimenti che Stati Uniti (Usa) ed Unione Europea (Ue) stanno negoziando. In segreto. Peccato che tocchi tutti gli aspetti della vita sociale, economica e culturale della nostra terra.

Tra gli anni novanta ed i duemila un vasto movimento (i “no-global“) si opposero ai negoziati portati avanti dalla Omc (Organizzazione Mondiale del Mercato), che avevano come scopo di eliminare non solamente tariffe doganali, bensì la possibilità per piccoli Stati e lavoratori di difendersi dallaconcorrenza selvaggia e dai voleri delle multinazionali.

Grazie ad un vasto movimento di popolo (ricordate Genova 2001), e ad una chiara azione dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), spalleggiati dai paesi non-allineati, i negoziati fallirono. Gli Usa e la Ue ripiegarono su trattati bilaterali. Ora è venuto il momento del trattato tra i due giganti del neoliberismo, che dovrebbe essere concluso entro il 2015.

C’è poco tempo, e tutto è segreto! Alla faccia degli open data e della trasparenza, non si può sapere su cosa si sta trattando. Qualcosa trapela, ma non sia mai che l’opinione pubblica possa sapere cosa gli succederà. Il nocciolo del trattato non è la diminuzione delle tariffe, già quasi nulle, bensì l’eliminazione delle “barriere normative” che limitano profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali.

Cosa significa “barriere normative”? Vediamo qualche esempio.

La società francese Veolia, che ha in gestione lo smaltimento dei rifiuti ad Alessandria, in Egitto, ha fatto causa allo stato egiziano perché ha aumentato i salari del settore pubblico e privato al tasso d’inflazione, e questo ha compresso i propri margini di profitto. Per “barriere normative” s’intende anche questo. Con le misure proposte dal Ttip per la protezione degli investitori qualsiasi peggioramento (per l’investitore) delle condizioni contrattuali può dar luogo a richieste di risarcimento. Il meccanismo, se entrasse in funzione, avrebbe una forza dirompente dal punto di vista delle aspettative e delle azioni governative. Chi più si azzarderebbe ad aumentare i salari?

Nel caso vi sia una diatriba tra lo stato ed una multinazionale, questa non sarà costretta a rivolgersi ai tribunali dello stato nazionale (sono di parte!), bensì ad un arbitrato internazionale, in cui uno degli arbitri è scelto dalla multinazionale, uno dallo stato ed il terzo congiuntamente. Peccato che questi arbitri siano una cinquantina in tutto!

Questo meccanismo è l’Isds (Investor-State Dispute Settlement), ed è fortemente voluto dagli Usa. Sta incontrando una crescente resistenza a Bruxelles, però non è chiaro se nei negoziati ancora se ne sta parlando e se lo si sta prevedendo. Ma anche senza Isds, per gli agricoltori ed i piccoli e medi imprenditori europei, insieme a tutti i lavoratori, il Ttip sarebbe un disastro.
Gli agricoltori, e tutti coloro che hanno a cuore la propria alimentazione, sappiano che Ttip significa “deregolamentazione della sicurezza alimentare”. Con l’eliminazione delle normative europee sulla sicurezza alimentare (le famose “barriere normative”) entreranno gli Ogn (Organismi Geneticamente Modificati) e, più in generale, verrà meno il “principio di precauzione” europeo.

Per quanto riguarda l’ambiente, il principio è lo stesso. Oltre ad indebolire le normative fondamentali sull’ambiente, che dovranno allinearsi a quelle Usa, vi sarà un’inversione dell’onere della prova nel settore chimico: “Non inquino fin quando tu, Stato, non lo dimostri”. Ora, in Europa, è il contrario: è l’industria che deve dimostrare che non si inquina.

Questo e molto altro è il Ttip. A fronte di una crescita nulla in seguito a questo trattato, sappiamo però che lavoreremo peggio, che mangeremo cibi meno sani e  vivremo in un ambiente meno pulito. Tutto ciò per favorire qualche miliardario, che miliardario lo era anche prima. La lotta di classe al contrario, insomma.

Per quanto attiene agli OGM, taluni Paesi faranno di tutto per farli accettare ai Paesi contari.



Interessanti sono anche questi interventi 

di Lori Wallach